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3 Settembre 2022

Il vaiolo delle scimmie

Ecco perché dobbiamo agire subito per fermarlo
Il vaiolo delle scimmie
Foto di Ирина Старикова
Era noto da tempo, ma è diventato un'emergenza di salute pubblica internazionale da quando ha provocato 20mila infezioni al di fuori del continente africano. In Italia si sono registrati 400 casi, ma il rischio che possa causare un contagio di massa è alto.
Il 23 luglio 2022 l’OMS ha dichiarato che il vaiolo delle scimmie (monkeypox o MPX) è un’emergenza di salute pubblica internazionale. Responsabile è un virus simile a quello che causa il vaiolo umano, da cui si differenzia però per la minor diffusività e gravità. MPX se ne sta di solito nascosto nei roditori africani e ogni tanto in seguito al contatto con altri animali, quali scimmie o esseri umani, fa agevolmente il salto di specie

Infetta più spesso i bambini che in quei Paesi hanno più contatti con i roditori. Poi l’infezione può trasmettersi anche ad altre persone, ma fino a non molto tempo fa, i focolai negli umani si sono estinti per la mancanza di una fonte di contagio in grado di alimentare e permettere all’infezione di espandersi. Negli ultimi anni però anche questo virus è uscito dai binari abituali di diffusione, estendendosi e perpetuandosi in giovani maschi che hanno abitudini sessuali promiscue, in particolare nelle comunità gay. Nessuno se ne è occupato finché la circolazione virale non si è verificata fuori dall’Africa: infatti da qualche caso segnalato ai primi di maggio siamo arrivati a circa 20 mila casi di infezione di MPX fuori dal continente africano

I fattori di rischio per il vaiolo delle scimmie sono chiari: uomini che hanno rapporti intimi con molteplici partner maschili sono in questo momento vittime e potenziali diffusori di una malattia dolorosissima e invalidante, che è anche stigmatizzante, per cui i soggetti a rischio non sono inclini a recarsi dal medico se non in casi estremi. 
Il vaiolo delle scimmie si trasmette per contatto diretto, non solo sessuale, ma anche toccando le lesioni cutanee delle persone infette o gli asciugamani, gli abiti, le lenzuola contaminati, e per via respiratoria.

I sintomi sono febbre, brividi, dolori muscolari e stanchezza debilitante, mentre in una seconda fase possono comparire vescicole e pustole con croste simili a quelle della varicella, soprattutto sul viso e nella zona dei genitali. In questo momento l’infezione sta interessando le comunità di maschi che hanno più partner maschili, ma potrà molto presto fuoriuscire da quella cerchia di persone e infettare i nuclei famigliari e diventare poi difficile da controllare. 

Da qui la necessità di agire su più fronti
  • creare presidi medici per le persone a rischio che garantiscano l’anonimato;
  • fare informazione su come prevenire l’infezione;
  • informare sulla vaccinazione e offrire il vaccino a chi ne facesse richiesta; 
  • smaltire qualsiasi materiale entrato in contatto con le lesioni cutanee in maniera idonea; 
  • sorvegliare attivamente i roditori urbani onde evitare che diventino un serbatoio permanente di infezione nei nostri territori. 
 
In Italia siamo a poco più di 400 casi, ma è alto il rischio che anche questo virus, uscito dai binari abituali di diffusione, causi un contagio di massa e vada a sovraccaricare il Servizio sanitario nazionale come è successo per il SARS-COV2.