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Nonostante la guerra non fosse ancora ufficialmente conclusa, il 25 aprile 1945 rappresenta un punto di svolta nella storia d'Italia, segnando la fine del regime fascista e l'inizio di un nuovo percorso verso la democrazia e la costruzione di una nuova Repubblica. È un giorno da ricordare, per non dimenticare il passato e per impegnarsi a costruire un futuro migliore, basato sui valori della libertà e della giustizia
«Historia magistra vitae». È con questa locuzione latina che Cicerone descriveva la storia, ma la storia è maestra solo se impariamo ad ascoltarla nel modo giusto: è una evidenza storica che la guerra spinga l’umanità verso l’autodistruzione e la devastazione della casa comune.
La storia, letta dalla parte del foro della canna del fucile e non da quella del mirino, ci propone di imparare l’arte del Bene demistificando le menzogne e l’irrazionalità della guerra; di agire nel nostro tempo raccogliendo la testimonianza di coloro che pur in mezzo ad un contesto avvelenato e corrotto sono stati capaci di non disumanizzarsi e con piccoli e grandi gesti hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità, e ci hanno dimostrato che alla logica delle armi e della guerra può essere sostituita quella della nonviolenza.
La magistrae vitae, tuttavia, non può sopravvivere a lungo nel chiuso dei libri, esige esperienza sociale e politica, fiducia concreta nella capacità di agire nel proprio tempo con scelte diverse, riaprendo la via della legge della fraternità, perché siamo tutti, inevitabilmente e oggettivamente, interconnessi. Siamo un NOI nonostante noi. Non esiste patria se non in riferimento al villaggio globale a cui tutti apparteniamo.
Per questo la pace è anche fraternità, e la via per la fraternità è la nonviolenza, arte e scienza di governare e governarsi nelle relazioni a tutti i livelli: individuale, collettivo, internazionale. Possiamo aumentare la scorta di bene attorno a noi riappropriandoci con gesti, parole e azioni di quei sentimenti di empatia, solidarietà e vicinanza propriamente umani, scardinando i meccanismi che hanno generato e generano i nemici nelle comunità in cui viviamo e nelle nostre società. Il male c’è, ma offre all’uomo la garanzia morale di poter essere dalla parte del bene e poter trasformare ciò che ci è dato, possiamo sempre scegliere da quale parte stare e quale parte rifiutare.
Condivisione con le vittime, speranza incarnata costruendo ponti e lenendo ferite, e rimozione delle cause di ingiustizia per architettare una società diversa agendo sui decisori politici locali, nazionali ed internazionali, sono la via. Fare pressione per istituire il Ministero della Pace, come nuovo paradigma nonviolento dell’organizzazione ministeriale, significa mettere le basi di questa scelta di futuro perché la nonviolenza è l’unica vera via di progresso dell’Umanità. «Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra. È ora di organizzare la pace!» (don Oreste Benzi)