Un progetto di missione allinsegna del dialogo con altre fedi e tradizioni. Perché la pace e lintegrazione si costruiscono con azioni e non come difesa dei confini, anche nella nordica Svezia.
56 m²
nella città di Malmö, a due passi dal grande quartiere di grattacieli degli immigrati di Rosengård.
Come immigrati tra immigrati
Quella di Laura e della sua famiglia è un’abitazione di immigrati tra immigrati, presa in affitto non senza difficoltà iniziali da una parrocchia della Chiesa Luterana.
«Trovare casa è stato difficile – esordisce Laura – per il primo anno abbiamo abitato in un appartamento messo a disposizione da una fondazione che segue persone dipendenti da sostanze. In Italia mio marito Mario era responsabile di comunità terapeutica e così ha iniziato a
lavorare in cambio dell’affitto. Un giorno una delle donne in cura ci ha invitati ad andare nella vicina parrocchia, dove lei stava scontando una pena alternativa per reati commessi in stato di ebrezza. Facevano delle attività per bambini, perché non andare?»
È così che Laura e Mario attraversano la strada e trovano la via.
Una fraternità di preghiera. E si aprono nuove strade
«
Dietro la parrocchia – racconta Laura – c’è una piccola casa con due appartamenti: in uno vivevano già tre ragazze, due della chiesa luterana svedese e una della chiesa libera Equmenia, che si incontravano tutti i giorni per pregare la preghiera universale di Taizé. Noi ci siamo uniti a loro e con loro abbiamo iniziato a vivere in fraternità».
Un piccolo seme di integrazione religiosa, purtroppo frenato dalla pandemia che ha impedito di invitare molte persone esterne.
«Al momento, insieme a noi della casa pregano due ragazze di circa 20 anni in ricerca spirituale e due signore over 50 con situazioni di profonda solitudine, una anche con problemi economici e di salute» continua Laura.
Dialogo ecumenico quindi, ma non solo. Laura lavora come insegnante di italiano part time. Mario, dopo aver fatto il cuoco in parrocchia, sta per iniziare un incarico come assistente alle attività per i giovani. E poi
l’apertura agli immigrati, sottobosco povero ed emarginato nella ricca Svezia.
«Da un anno e mezzo – conclude Laura – collaboriamo con un centro di ascolto per donne immigrate. Molte non escono mai. Noi ci mettiamo in gioco, rispondiamo alle necessità e alleviamo la solitudine. Una bella esperienza di condivisione».
Chi sono Laura e Mario
Romana, classe 1973,
Laura Lanni cresce nelle Marche e a 18 anni si trasferisce a Bologna per studiare lettere antiche. Qui conosce l’APG23 grazie a una casa di fraternità e accoglienza. Si avvicina poi a Operazione Colomba e per 8 anni lavora nel Servizio Obiezione e Pace come formatrice alla nonviolenza. Membro di Comunità dal 2019, nello stesso anno parte per la Svezia con il marito e i 2 figli.
Un aiuto per un minore non accompagnato
Dopo decenni di apertura agli immigrati,
dal 2016 la Svezia ha adottato politiche migratorie più restrittive. Ad esserne svantaggiati sono stati molti giovani arrivati minorenni che, con i 18 anni, hanno perso il diritto all’alloggio diventando senzatetto e spesso clandestini malvisti dagli svedesi, per tradizione fiduciosi nello stato e nelle sue leggi.
In questo contesto aprirsi all’
accoglienza è una testimonianza forte. Laura e Mario hanno così trasformato l’ex ufficio della casa parrocchiale in stanza per un minore non accompagnato. Ora chiedono il vostro aiuto per vitto e alloggio. Grazie!
Per maggiori informazioni e per contribuire:
segreteria.condivisione@apg23.org 0541 50622