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Quando l'intestino è pigro, o in disordine, anche il nostro umore ne risente. Prendiamocene cura
L’intestino è la sede della felicità perché lì si produce il 90% della serotonina, una molecola che regola i movimenti peristaltici che spingono in avanti le feci ma che nel cervello si comporta da “neurotrasmettitore della felicità”, quindi averlo in disordine provoca malinconia. Nell’intestino sono presenti oltre cento milioni di neuroni, che regolano stress, ansia e tensione e sono in continuo dialogo fra loro e con il sistema nervoso centrale, lungo l’asse intestino-cervello. Da qui l’importanza della nutrizione e della cura dell’intestino per un benessere sia fisico che psicologico, e per star bene con se stessi e con gli altri.
Il problema della stipsi
Un problema che assilla tanti è la stipsi. La stitichezza è un disturbo benigno che però potrebbe aprire la strada alla diverticolosi, alle emorroidi e alle ragadi anali causate dallo sforzo di espulsione. Anche il prolasso rettale e l’incontinenza urinaria, soprattutto nelle donne, conseguono ad un intestino pigro. La complicanza più pericolosa è però l’occlusione intestinale che si manifesta soprattutto in persone anziane allettate, quando un accumulo di feci si blocca in una porzione del colon, tanto da richiedere un intervento chirurgico d’urgenza.
Deve suscitare preoccupazione una stitichezza cronica dove sono meno di tre le evacuazioni alla settimana e per almeno sei mesi. Le feci diventano dure, caprine, lo sforzo è eccessivo con sensazione di svuotarsi in modo incompleto e pesantezza all’addome, solo in parte risolta dalla defecazione. La prima cosa da fare è stabilire se si tratta di una stipsi che riconosca cause organiche. Infatti la stipsi può essere secondaria ad altre malattie come diabete, demenze, patologie neurologiche, ipotiroidismo, l’assunzione di alcuni farmaci come gli antipertensivi. Il medico dopo l’esame clinico può anche richiedere approfondimenti diagnostici con esami più specifici come colonscopia, manometrie anorettali, defecografie. Una volta certi che si tratti di una stipsi funzionale la causa principale sulla quale si deve intervenire è lo stile di vita scorretto.
Come mantenere il ritmo dell’intestino
Non saltare la colazione perché mangiando al mattino appena alzati, si attiva il riflesso gastrocolico, ovvero il movimento intestinale, e entro tre ore si dovrebbe provare lo stimolo.
Restare attivi aiuta l’intestino e vale sempre la regola di camminare almeno per 30 minuti tre-cinque volte a settimana o 15 minuti tutti i giorni.
Bere circa un paio di litri d’acqua al giorno per ammorbidire le feci e facilitare il transito. Anche mangiare a orari regolari aiuta la funzionalità intestinale.
Introdurre con la dieta fibre solubili e insolubili a sufficienza (almeno 30 gr al giorno) per “fare massa”, grazie ad un bel consumo di frutta (pere, mele, prugne), verdura, legumi (una tazza di fagioli copre fino all’80% del fabbisogno di fibra quotidiano) e cereali integrali. I semi di lino e di chia sono uno scrigno di fibra insolubile e richiamano moltissima acqua, aumentando la massa e la morbidezza delle feci.
Non nutrirsi di cibi industriali o troppo raffinati perché contengono quantità eccessive di grassi, sali e zuccheri: i grassi rallentano la digestione e il transito intestinale, facilitando così l’indurimento delle feci, e il sale in eccesso riduce la quota di acqua disponibile e di conseguenza “secca” le feci.