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4 Ottobre 2024

L'uomo non è il suo errore

C'è del buono in fondo al cuore di ciascuno
L'uomo non è il suo errore
Un anno di Servizio Civile a Casa Betania, una Comunità Educante con i Carcerati, per condividere la vita con persone che hanno commesso reati. Per scoprire che da tutti si può imparare.
Mi chiamo Michele Ricci e ho 20 anni. Sono di Rimini e ho studiato per 5 anni Automazione in un Istituto Tecnico riminese fino al conseguimento del diploma. Una volta diplomato mi sono iscritto a Giurisprudenza perché volevo inseguire un po’ il sogno di diventare magistrato antimafia. Dopo i primi 6 mesi ho preso la decisione di sospendere gli studi per fare un anno di Servizio Civile in una casa che accoglie carcerati. Ho deciso di farlo perché avevo bisogno di sporcarmi le mani e di toccare una realtà che mi aveva sempre incuriosito anche per scardinare un po’ gli stereotipi che la società ha nei confronti di questi ragazzi.

È stato un anno intenso, ricco di esperienze, di formazioni, di scoperte, di amici, di persone belle, di difficoltà e paura, di gioia e felicità. Mentre scrivo queste righe, il mio cervello prova a fare un film di tutto quello che è stato
l’anno di Servizio Civile. Sono partito pieno di insicurezze, dubbi e paure riguardo al futuro, il Michele che ha iniziato servizio lo scorso anno certamente non è più lo stesso, in positivo sia chiaro. Me ne vado con tante certezze riguardo al dopo, riguardo a quella parola quasi mistica chiamata futuro. 
Non so cosa posso aver lasciato in casa durante i miei 12 mesi, perché mi sono sentito sempre molto piccolo riguardo a tutto quello che mi circondava. Però posso dire cosa mi porto via: le sofferenze di ogni ragazzo che in questi mesi è passato, i sorrisi, le chiacchierate fatte, gli incontri, i momenti comunitari, le preghiere della mattina e del pomeriggio, i giri con il furgone, fare i lavori con loro, il rapporto, come piace chiamarli a me, con i tre “special”: Marino, Graziano e Valerio. Mi porto via i confronti con Glauco, Giorgio, Paola, Mirella, Gianluca, Nicol e tutti i volontari/operatori con i quali ho avuto il piacere e l’onore di lavorare. 

Stare in Comunità mi ha insegnato tanto. Tante volte ai miei amici o ai miei genitori dico che il percorso rieducativo l’ho fatto pure io. Ho avuto modo di potermi interrogare riguardo a punti di domanda che avevo in sospeso, mi ha aiutato a prendere di petto anche le mie difficoltà, mi ha insegnato a reagire, ma soprattutto ad amare incondizionatamente il prossimo, a prescindere dal sesso, religione, colore della pelle, reato. 
Sembra quasi scontato dirlo, ma la frase che è scritta all'ingresso della casa “L’uomo non è il suo errore” l’ho fatta mia più che mai, andare oltre al reato, guardare nel cuore della persona indistintamente. 
Ci riflettevo oggi, un anno fa non mi sarei mai sognato di andare in giro con un ragazzo che ha commesso un omicidio. Oggi nel farlo quasi tutti i giorni, è una cosa normale, guardo il buono che c’è nascosto sotto sotto nel suo cuore. E questo vale per ogni singolo ragazzo che ho visto in questo tempo. Ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa. Suona strano sentire che qualcuno abbia imparato da persone che hanno commesso spaccio o furto. Per me è stato ed è così. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e questo è merito loro. 

Il rapporto con gli “special” è stato un qualcosa di strettamente emozionante. Un Marino che al primo giorno si affida totalmente per portarlo in bagno è un qualcosa che mi ha fatto piangere il cuore. Ma questo tutti e tre, ognuno di loro mi ha donato qualcosa e mi ha fatto vedere l’altro lato della medaglia che per tanto tempo non ho visto. 
Faccio veramente fatica a mettere nero su bianco tutte le emozioni che sto provando in questo momento, so che sicuramente non finirà qui. A Glauco e Giorgio ho già detto che tornerò di tanto in tanto, perché un pezzo del mio cuore d’ora in avanti appartiene a Casa Betania.

Michele Ricci