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20 Luglio 2019

La banana della discordia

Ogni anno vengono prodotte per il mercato europeo circa 50 milioni di tonnellate di banane, ma i piccoli agricoltori non beneficiano del crescente giro d'affari
La banana della discordia
Ogni anno vengono prodotte per il mercato europeo circa 50 milioni di tonnellate di banane, che provengono quasi tutte dall'America Centrale, soprattutto da Ecuador, Costa Rica e Honduras. Il loro commercio è in mano a poche multinazionali, che ne possiedono tutta la filiera produttiva. Mentre a livello globale aumentano le esportazioni, i piccoli agricoltori che coltivano banane non beneficiano del crescente giro d’affari, costretti a fronteggiare dure condizioni di lavoro, violazione dei diritti e guadagni magri
Nei rapporti Oxfam si legge che multinazionali come Chiquita, Del Monte e Dole continuano a non garantire niente ai lavoratori, sia in termini di salario che di diritti sindacali e di salute.
Spesso i braccianti non ricevono una busta paga e non possono così verificare l’equità della somma ricevuta dai datori di lavoro; sono tutti molto esposti all’inquinamento causato dal massiccio uso dei pesticidi, che spesso sono vaporizzati sulle piantagioni tramite aerei, e per i braccianti è impossibile organizzarsi in sindacati: chi ci prova spesso viene licenziato perché non permetterebbe alle aziende di conservare le loro condizioni di lavoro. 
È un mercato in evoluzione, come ci spiega Thomas Zulian di Fairtrade Italia, che rappresenta il Marchio di Certificazione Fairtrade nel nostro Paese dal 1994: «A fronte di un prezzo al dettaglio sostanzialmente stabile, abbiamo assistito negli ultimi anni ad una contrazione del prezzo all’ingrosso di circa il 20%, che si è scaricato a ritroso sui passaggi precedenti della filiera e quindi in particolare sugli agricoltori, che ricevono mediamente solo il 15-20% del prezzo finale. Le banane con il marchio Fairtrade sono prodotte da organizzazioni di piccoli produttori o piantagioni che rispettano gli standard sociali, economici e ambientali di Fairtrade, tra cui la tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente e il pagamento del prezzo minimo Fairtrade e di un premio addizionale da investire in progetti per l’impresa o per la comunità».  

Tu puoi fare la differenza!

Come in molte altre questioni, noi consumatori possiamo fare la differenza! 
Possiamo veramente decidere di mangiare banane ancora più buone ed allo stesso tempo agire per provocare un cambiamento. Vi invitiamo a comprare banane, ma anche altra frutta tropicale, con il marchio Fairtrade: una certificazione che garantisce a migliaia di piccoli produttori di non essere schiacciati dai prezzi del mercato e benefici tangibili alle comunità agricole nei diversi Paesi del mondo.

La Campagna Make Fruit Fair

Diciannove organizzazioni di tutto il mondo si sono riunite per avviare la campagna Make Fruit Fair! Le ONG stanno lavorando in stretta collaborazione con le piccole organizzazioni di agricoltori e sindacati nelle piantagioni di Africa, America Latina e Caraibi per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di centinaia di migliaia di persone che coltivano, raccolgono e impacchettano la frutta tropicale che noi poi compriamo ogni giorno. Vi invitiamo quindi a visitare il sito makefruitfair.org , informarvi ed agire.