A vent'anni l'incontro che gli ha cambiato la vita. La scelta di fare famiglia con i poveri. La responsabilità di guidare l'opera di don Benzi, che non solo ha custodito ma a cui ha dato nuovo slancio e solidità.
Esce in libreria oggi, 29 marzo,
La condivisione salverà il mondo. Dall’eredità di don Benzi la via per un futuro sostenibile (Sempre Editore), libro-intervista di
Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII.
È il racconto coinvolgente di un «figlio spirituale» – spiega nella prefazione il cardinal
Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI – che «ad un certo punto è stato chiamato a diventare padre, punto di riferimento di una grande famiglia, la Comunità Papa Giovanni XXIII. Un compito difficile, dovendo succedere, da laico, a un sacerdote come don Benzi che molti considerano già santo, ma da cui non si è tirato indietro».
Chi è Giovanni Paolo Ramonda
Ramonda, piemontese, è tra quei giovani che a cavallo tra gli anni 70 e 80 del '900 ha preso sul serio le proposte innovative del sacerdote romagnolo, e con un'altra giovane, Tiziana Mariani, poi divenuta sua moglie, ha deciso di
aprire la propria famiglia non solo ai figli naturali ma anche a quelli “rigenerati nell’amore”, dando una vita ad una casa famiglia tutt’ora pienamente operativa dopo oltre 40 anni: oltre ai tre figli naturali, ormai grandi, molti altri sono passati dalla loro grande casa di Sant'Albano Stura, minori e adulti con varie forme di disabilità o provenienti da storie di disagio ed emarginazione, sei dei quali vivono tutt'ora con loro.
Dopo la morte di don Benzi, avvenuta il 2 novembre 2007, l’assemblea della Comunità Papa Giovanni XXIII il 13 gennaio 2008 lo ha eletto
responsabile generale, rinnovando poi l’incarico per due volte. Il terzo mandato attualmente in corso, però, sarà l'ultimo, e l'assemblea dell'associazione, convocata per il 27 e 28 maggio, dovrà indicare un nuovo responsabile, in quanto nel frattempo è arrivato il Decreto di papa Francesco che fissa ad un massimo di 10 anni il mandato per chi governa le Associazioni internazionali di fedeli.
Da qui l'idea di raccogliere in un libro un'esperienza storica unica, quella di una Comunità che si è trovata all'improvviso senza il proprio fondatore e ha dovuto organizzarsi per garantire la sostenibilità di un'opera che si sviluppa in tutti i settori dell'emarginazione, dando risposte a migliaia di poveri.
L'eredità di don Oreste Benzi
Nel libro Giovanni Paolo Ramonda racconta cosa ha voluto dire per lui
raccogliere le redini di un “santo” come don Benzi, e quali sfide ha affrontato in questi
15 anni in cui la Comunità non solo ha continuato ad accogliere i poveri ma ha raddoppiato i Paesi del mondo in cui è presente e avviato nuovi tipi di intervento.
Vincendo la sua naturale riservatezza, Ramonda racconta di sé, del suo incontro con don Benzi, del rapporto avuto con lui nei tanti anni in cui è stato il suo "vice", rivelando anche alcuni particolari inediti, fino a quando si è trovato all'improvviso a passare dal ruolo di discepolo a quello di padre di una numerosa famiglia sparsa oggi in 42 Paesi del mondo.
Una posizione particolare dalla quale Ramonda
analizza anche le emergenze attuali come la guerra, le disuguaglianze sociali, la crisi ambientale, offrendo proposte di soluzione che la Comunità ha sperimentato come valide e che possono essere fonte di ispirazione per altri.
Una parola chiave: condivisione
«L’umanità tutta, e la Chiesa con essa, si trova ad affrontare sfide epocali – scrive ancora Zuppi nella prefazione –: ha le risorse per affrontarle e vincerle, ma rischia di autodistruggersi se non si decide con urgenza a superare vecchi schemi nella ricerca di una via per assicurare a tutti i popoli uno sviluppo dignitoso e compatibile con l’ecosistema del pianeta in cui viviamo.
Alla logica della contrapposizione, della polarizzazione, di un approccio ideologico Ramonda contrappone una parola chiave, tutta umana, che non si può vivere senza mettersi in gioco: condivisione. È attorno a questa che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha costruito la sua storia dimostrando che è possibile costruire una società diversa, in cui i più fragili non sono scarti ma pietre preziose che rendono migliore la vita per tutti.»