«La soluzione alle guerre c'è ma dobbiamo continuare a crederci». Il testimone della pace domani arriva a Verona. Come sostenere i volontari.
Riconoscere la scelta nonviolenta con un premio internazionale, è una chiamata alla responsabilità: è con questo spirito che Operazione Colomba, corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, si appresta a ricevere oggi a Cuneo la pergamena di riconoscimento del Premio Internazionale Antonio Vassallo, don Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo, dedicato ai martiri dell'eccidio nazi-fascista avvenuto a Boves (CN) nel settembre 1943.
Matteo Fadda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII in una nota ha dichiarato: «Siamo onorati di ricevere questo riconoscimento che rappresenta una chiamata alla responsabilità. Oggi tanti uomini e donne raccolgono la testimonianza di questi martiri e continuano ad impegnarsi per promuovere la cultura della pace con lo stile della nonviolenza».
L'associazione Operazione Colomba si impegna quotidianamente al fianco delle vittime dei conflitti in tutto il mondo, con volontari che lavorano per rimuovere le cause che portano alle guerre, attraverso azioni concrete basate sulla nonviolenza. La loro presenza stabile in diverse zone di conflitto ha contribuito a riunire famiglie divise dai diversi fronti, a proteggere minoranze vulnerabili e a creare spazi di dialogo.
Il Premio Internazionale "Vassallo, Ghibaudo, Bernardi - operare per il bene comune" è stato istituito per evidenziare l'importanza dell'operare per il bene comune come valore da anteporre alle differenze di vedute o generazionali. Don Bernardi e don Ghibaudo sono stati dichiarati Beati dalla Chiesa Cattolica il 16 ottobre 2022.
Operazione Colomba: volontari fra le vittime dei conflitti
La presenza di Operazione Colomba in Cile, Colombia, Grecia, Libano, Palestina, Ucraina, continua oggi ad essere un esempio concreto di impegno: l'azione dei volontari mostra come la nonviolenza possa essere ancora oggi una risposta efficace ai conflitti. Lo spiega Giorgio Falco, 48 anni, volontario di lunga data di Operazione Colomba: «Ho avuto l'idea di proporre il corpo di pace per la candidatura al premio. Negli anni 2000 avevo partecipato a missioni nei Balcani e in Ciapas; e più recentemente in Ucraina.
Penso che la nonviolenza resti una delle principali strade per affrontare i conflitti in modo diverso. L'approccio rivoluzionario consiste infatti nell'immergersi nella vita delle persone che subiscono il conflitto, fino in fondo».
La candidatura al premio rientra fra la serie di iniziative che abbiamo intrapreso sul territorio per far conoscere le realtà dei conflitti e per raccogliere finanziamenti.
Le maratone per la pace
«E così - continua Giorgio - è partita anche dalla Liguria la proposta Running for Peace, con Clara che si è messa in marcia in occasione del proprio compleanno; poi è stato il turno di Andrea, in bicicletta, che mi ha passato il testimone. Domenica i corridori della Boves Run lo portaranno alla maratona di Verona, allargando il bacino del nostro messaggio di pace. Ci sarà un collegamento video con loro oggi, durante la cerimonia di premiazione».
Continuare a scegliere la nonviolenza
Matteo Fadda ha raccontato la nonviolenza il 4 novembre, intervistato da TV2000: «Affrontare il terrorismo e l'odio che cresce richiede un'opera di resistenza che ragiona su tempi lunghi, lavorando sulla formazione delle giovani generazioni. Il successo non risiede tanto nella presenza dei volontari di Operazione Colomba nelle zone di conflitto, ma nella nascita di figli e di nipoti che scelgono la nonviolenza e la pace».
Così Giorgio Falco sulla scelta non-violenta: «Dobbiamo metterci in gioco: vivere sotto allarme aereo da solo non basta. La nonviolenza significa non lasciarsi scoraggiare. E qui da noi è urgente una forma di 'nonviolenza dell'informazione': bisogna evitare che le informazioni create dalla paura diventino devastanti per noi stessi, alimentando l'odio».
Oggi Giorgio Falco si dedica, nella provincia di Cuneo, all'accoglienza di persone in fuga dalle guerre arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari. «All'inizio eravamo una decina di persone a credere in questo progetto, oggi siamo centinaia».
Secondo Matteo Fadda serve un intervento educativo per promuovere la pace: «La soluzione alle guerre c'è, ma il problema è che la si applica troppo poco. Siamo ancora una minoranza rispetto alla voce del sopruso e della violenza. Ma continuiamo a camminare».