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24 Agosto 2024

L'importanza del segno della croce

Non è solo una introduzione, può essere esso stesso una intensa preghiera
L'importanza del segno della croce
Foto di Alessio Zamboni
È un semplice gesto che spesso ripetiamo meccanicamente. Eppure, se fatto con consapevolezza, può farci sentire meno soli.
«Nei mesi che ci condurranno all’apertura della Porta Santa con cui daremo inizio al Giubileo – ha detto il Santo Padre Francesco – vi chiedo di intensificare la preghiera per prepararci a vivere bene questo evento di grazia... Un Anno della preghiera dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera nella vita personale, in quella della Chiesa e del mondo.»
Rispondere a questo invito comporta innanzitutto – possiamo pensare – l’impegno di coltivare il clima della preghiera: della preghiera personale, respiro più profondo per la nostra anima, fatto con tutta semplicità nello scorrere delle ore delle nostre giornate, anche valorizzando le piccole preghiere che conosciamo e possiamo rivolgere al Signore non meccanicamente ma con cuore orante.

«Pregate incessantemente» ci chiede il Signore... Come farlo nel bel mezzo degli impegni della vita quotidiana?
In relazione alla grande festa della S. Croce che celebreremo il 14 settembre, vorrei sottolineare il valore e l’efficacia del segno della croce che possiamo ripetere lungo la giornata non solo come introduzione alla preghiera, ma come breve, intensa preghiera esso stesso.
Può colmare di preghiera lo scorrere del nostro tempo perché orienta a Dio ciò che stiamo compiendo, chiede aiuto per compierlo nella sua volontà, ringrazia per i suoi doni, offre a lui le nostre azioni, orienta a lui i nostri desideri.
 
Ripetere lungo la giornata il segno della croce ci tiene incessantemente in contatto con Dio.
Le parole – «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» – ci fanno innalzare il cuore e la mente a Dio che è una comunione di Persone divine e ci richiamano a far memoria del santo Battesimo che ci ha immersi nella vita divina, rendendoci partecipi di essa.
Il gesto – la croce che tracciamo sul nostro corpo (anche solo con una piccola croce tracciata sulla fronte, quando non è possibile fare altrimenti) – ci ricorda che dall’amore di Cristo crocifisso siamo stati salvati, e da quello stesso amore siamo continuamente riportati alla vita.

Orizzonti sconfinati si aprono in questa preghiera di pochi secondi.
C’è una solitudine che non nasce dal fatto di non avere qualcuno, o magari tanti, intorno a noi. È la percezione che non bastiamo a noi stessi, che non ci basta ciò che abbiamo, che c’è un vuoto che non riusciamo a colmare anche in presenza di nessuna situazione particolarmente difficile.
Questa solitudine può essere colmata e vinta solo da Dio.

Il testo è tratto dall'Introduzione alla Parola di Pane Quotidiano settembre ottobre 2024.