Ha una laurea in Filosofia e un master in Pedagogia della devianza, ma ha scelto di fare il giardiniere. La sua passione, però, è la musica e appena può si ritira nello studio musicale che si è costruito da solo nel garage di casa, imbraccia la chitarra e compone canzoni.
Luca Saccoman, veronese, non si ritiene un musicista. I suoi brani hanno una struttura semplice, sia nella musica che nei testi, ma nascono dal profondo del cuore.
Lo si avverte particolarmente nell’ultimo brano che ha composto, La grande menzogna.
Ci è capitato di ascoltarlo, nel suo canale YouTube, e ve lo segnaliamo perché intercetta il sentimento di tanti di fronte alle immagini di guerra da cui siamo invasi.
«È una canzone che sentivo di dover far uscire – ci racconta – per rielaborare il dolore che provo nel continuare a vedere in TV immagini di distruzione, mamme che piangono, bambini sconvolti. Erano immagini che vedevo anche da bambino: ora arrivano dall’Ucraina, dalla Palestina, allora da altre guerre. Sembra che l’uomo non si sia evoluto, non usi lo strumento più importante che ha: la parola, il pensiero, che ci dovrebbe aiutare a dialogare e accettare le diversità».
Luca non ha soluzioni, ma ha chiaro un concetto: non possiamo restare indifferenti davanti a tutto questo.
«Questo brano nasce da un sentimento di ribellione. È un brano semplice, diretto. C’è anche un finale di speranza. Però la cosa a cui tengo di più in questo momento è l’importanza di non essere tiepidi, ma scegliere di stare dalla parte di chi subisce la forza dei potenti. Il mondo non è nato per essere così, lo diventa perché la superbia e la prepotenza di chi comanda è sempre più avida, anche di quel poco che hanno le persone semplici. Per coprire queste scelte di potere ci viene detto “questo è buono, quello è cattivo”, ma è solo ipocrisia, anche un bambino capisce che tutto questo non è giusto.»
Nel testo l’autore si schiera “dalla parte degli indiani, dei partigiani e di Che Guevara”. «Non è una collocazione politica – spiega –. Ho approfondito molto le loro storie, che parlano di oppressione e di ribellione. Magari hanno usato anche strumenti sbagliati, ma quello che volevo esprimere è il loro spirito, il non restare indifferenti».
Come fanno, prosegue, tante realtà sociali e la stessa Comunità Papa Giovanni XXIII: «Ho incontrato persone straordinarie che donano la vita nello stare dalla parte dei più deboli anche senza fare tanti proclami. Io sento, con questo progetto, di prendere una posizione, con gli strumenti di cui dispongo, con la musica.»
Il brano sarà eseguito live Domenica 17 novembre a Legnago (VR) nell’evento organizzato in occasione del 17° anniversario della morte di don Oreste Benzi.