La ballerina georgiana, che anche in Italia ispira le giovani generazioni, è intervenuta pochi giorni fa all'evento internazionale Danzainfiera per ballare e raccontare il coraggio di essere se stessi
Maia Makhateli continua ad esprimere a passi di danza i valori della libertà e della vita guardando con speranza alla sua terra. La Georgia oggi è infatti attraversata da proteste dei giovani e preoccupanti repressioni da parte dell'élite al potere verso chi manifesta per la libertà di espressione e l'adesione all'Unione Europea
Nonno danzatore di folk, mamma e papà ballerini al Balletto Nazionale Georgiano, il fratello principal dancer al Royal Ballet di Londra. Sembrava inevitabile che anche Maia Makhateli diventasse prima ballerina. Eppure la danzatrice originaria di Tbilisi ha trovato il suo posto nel mondo della danza, altrove, nel Dutch National Ballet olandese.
«Sono molto fortunata perchè tutta la mia famiglia è una famiglia di ballerini. I miei genitori sono una benedizione ma anche i miei più grandi critici. Ho iniziato da bambina a ballare grazie a loro quando ancora vivevo in Georgia. La danza è la passione che mi è nata dal profondo». Sperimentando esperienze diverse, con compagnie diverse, in paesi diversi ha cercato il proprio stile, senza scoraggiarsi di fronte ai sacrifici perché «bisogna fare fatica per ottenere dei traguardi importanti».
Maia ha infatti iniziato la sua formazione artistica nel suo paese natale prima di trasferirsi negli Stati Uniti da adolescente insieme alla sua famiglia per proseguire in Inghilterra e infine in terra olandese. Proprio nel paese dei mulini, è diventata una étoile internazionale famosa per la sua grazia, la tecnica impeccabile e l’interpretazione di personaggi del repertorio classico, caratterizzati dall'amore, costi quel che costi. Ha ballato in produzioni memorabili come Il Lago dei Cigni, Giselle, La Bella Addormentata e Don Chisciotte.
Pochi giorni fa, intervenendo a Danzainfiera, la kermesse internazionale di danza che si tiene ogni anno a Firenze e conta oltre 20.000 partecipanti, ha detto di sè: «I miei personaggi hanno due caratteristiche diverse: la determinazione e la grazia. Mi rispecchio molto in loro». La ballerina georgiana ispira le giovani generazioni, incoraggiandole a costruire il proprio futuro con «dedizione e sacrificio» ma anche a cercare il proprio posto nella libertà, senza omologarsi. «Ogni talento è unico. Non esiste un solo modello… La danza è come una relazione che non ha mai fine. Occorre trovare il proprio posto per dare il meglio». Lei stessa ha raccontato di aver iniziato la sua carriera giovanissima - «avevo solo 16 anni ed ero la più piccola della compagnia» - rifiutando a volte delle offerte di lavoro perché «quello non era il mio posto».
Se ami davvero quello che fai, devi seguire il tuo cuore ed essere te stesso
Maia Makhateli
Essere madre sulle punte è possibile
Maia Makhateli e la giornalista Irene Ciambezi all'evento internazionale Danzainfiera a Firenze.
Negli ultimi anni, la ballerina 39enne ha stupito il suo pubblico soprattutto per la sua scelta di diventare mamma. Nel suo profilo social non ha smesso di pubblicare in questi anni foto con la pancia, mentre posa sulle punte, e spettacoli in cui dietro le quinte o anche al momento della chiamata alla ribalta appare il suo piccolo Luka. Alla domanda se ha vissuto con difficoltà il cambiamento del suo corpo, prima durante e dopo la gravidanza e se può essere ancora oggi conciliabile la maternità con la danza a livelli così alti ha risposto senza esitazione: «La maternità è stata la cosa più bella della mia vita. Certo che è possibile. Io l'ho fatto! Non bisogna avere paura dei sacrifici, per amore». Anche in questa risposta si legge tutta la sua determinazione e naturalezza. Quasi alla maniera della straordinaria Carla Fracci.
Paladina della pace
Maia Makhateli in questo tempo non è di certo lontana dai sentimenti dei giovani del suo paese. Ama la libertà insieme alla danza. Sui social ha postato a fine anno l’immagine di una manifestazione di giovani, fermati con la forza dalla polizia, scrivendo «Sono coi giovani del nostro paese e la loro lotta incrollabile per un futuro migliore. La via verso l'Europa è l'unica via verso la giustizia, la libertà e la democrazia».
La Georgia, in effetti, sta attraversando un periodo di tensioni politiche. Il governo ha recentemente sospeso i negoziati per l'adesione all'Unione Europea fino al 2028, scatenando proteste in tutto il paese represse con la forza. E per questo, l’Unione Europea sta sostenendo la società civile e i media indipendenti attraverso forti sanzioni nei confronti di diversi membri del governo georgiano.
Le chiedo allora cosa pensa del futuro della Georgia e del bisogno di libertà della martoriata Ucraina. Mi risponde che su certi temi «preferisco esprimere i miei sentimenti non con le parole ma con la danza. L’oppressione non porta da nessuna parte».
Il suo amore per la pace sono evidenti infatti nei due personaggi interpretati con assoluta grazia lo scorso 16 settembre in occasione di Memorare ’24: Danza e Canto per la Pace, evento promosso dalla Chiesa di Bologna su input del cardinale Matteo Zuppi. Nel primo assolo, la Bayadère, danzatrice indiana morsa da un serpente a causa di una vendetta, decide di danzare temeraria fino alla morte, pur di non essere costretta al matrimonio col Bramino che le aveva offerto di salvarla. Il sentimento di compassione è espresso anche nella seconda esibizione di Maia Makhateli con Jacopo Tissi, l'Adagio del secondo atto di Giselle. La giovane contadina appassionata di danza, che muore di dolore per il tradimento del suo amato, poi lo salverà dal regno dei morti, sostenendolo, mentre è condannato a danzare fino allo stremo.
Performance che raccontano da sole il pensiero dell'artista georgiana: perdono e solidarietà verso la persona amata, in queste straordinarie eroine libere da ogni forma di oppressione e vendetta, sono possibili anche se a loro volta non hanno ricevuto altrettanto amore.