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18 Luglio 2024
Ultima modifica: 18 Luglio 2024 ore 09:41

Mamma, ho perso!

Come i genitori possono far fronte alle frustrazioni dei figli
Mamma, ho perso!
Foto di ambermb da Pixabay
La società odierna, concentrata sul risultato e sulla competizione, non tollera l'errore. Perdere o sbagliare vengono visti in modo negativo e sono accompagnati da emozioni intense come rabbia, vergogna e paura di fallire.
L, 8 anni, scoppia in un pianto inconsolabile dopo aver perso una partita al gioco da tavolo. Altri genitori vedono queste reazioni dei figli quando perdono nello sport o di fronte ad un brutto voto. Come genitori, insegnanti ed educatori la sfida è trasmettere che l’errore è un’opportunità per apprendere e migliorarsi, imparando ad accettare che le cose possono andare diversamente da come desiderato. Il Global Wellness Institute ha recentemente rivelato che i ragazzi si sentono schiacciati dalle pressioni del contesto in cui vivono, competitivo e individualista. Gli adulti di riferimento nei diversi contesti, familiare, scolastico e sportivo, possono essere dei buoni modelli capaci di affrontare gli errori in modo costruttivo, che vedono la sfida come qualcosa che richiede impegno, passione ed amore ma con la possibilità di fallire come parte del processo. Questo atteggiamento può trasformare le sconfitte in opportunità per continuare ad imparare con fiducia. Chiedersi quali valori si sceglie consapevolmente di trasmettere nella relazione educativa con i bambini ed i ragazzi determina il tipo di messaggio comunicato nella quotidianità nei vari contesti: gentilezza o arroganza, la cooperazione o la competizione, la violenza o la nonviolenza, il conflitto o la pace, etc. Concentrarsi maggiormente sul processo e sullo sforzo fatto piuttosto che sul risultato può essere un atteggiamento che aiuta i bambini a mantenere la motivazione alta e un comportamento propenso verso il miglioramento. Partendo dal significato della parola competere, “andare insieme” e collaborare verso un obiettivo comune, è possibile incentivare una “sana competizione”, che sproni a dare il meglio con fiducia, non per primeggiare a tutti i costi ma per vivere il percorso verso il risultato divertendosi e imparando. L’adulto come colui che incoraggia, ha fiducia nelle capacità del bambino, indipendentemente dal risultato, lo sa sostenere nel bisogno con sguardo amorevole ma senza sostituirsi. Per tutto ciò è necessario un lavoro su se stessi che nasce dalla domanda: che significato do all’errore?

Chi è amato arriva lontano

Saper vedere le sconfitte come tasselli del percorso di crescita aiuta bambini e ragazzi a sviluppare un pensiero positivo, aumenta la motivazione e la resilienza. La sfida è accompagnare i bambini ed i ragazzi a riconoscere e gestire le emozioni legate ad una sconfitta, come la delusione, la tristezza, la rabbia e la frustrazione, con vicinanza amorevole poiché «chi sa di essere amato a prescindere dai propri risultati spesso ne ottiene di sorprendenti: essere accettati senza se e senza ma contribuisce a sviluppare una sana sicurezza di sé, la sensazione che non c’è nulla di minaccioso nel correre qualche rischio per intraprendere qualcosa di nuovo. È dal profondo appagamento che scaturisce il coraggio di osare» (A. Kohn). Maria Montessori ricordava che «è necessario ammettere che tutti possiamo sbagliare; è una realtà della vita, cosicché l’ammetterlo è un gran passo verso il progresso. (…) Meglio sarà avere verso l’errore un atteggiamento amichevole e considerarlo come un compagno che vive con noi ed ha un suo scopo, perché veramente ne ha uno».