Da 5 anni il Bel Paese finanzia la guardia di costiera libica, protagonista di respingimenti violenti di migranti in fuga. Ecco come sottoscrivere la campagna #NonSonoDaccordo.
«Sono passati 5 anni dalla firma del memorandum di intesa tra Italia e Libia il 2 febbraio del 2017. Per tutto questo tempo abbiamo continuato a documentare violazioni dei diritti umani e abusi ai danni di migranti e rifugiati, tra cui uccisioni illegali, torture e altri maltrattamenti, stupro e altre violenze sessuali, detenzione arbitraria a tempo indefinito in condizioni crudeli e inumane e lavoro forzato. Nonostante questo, l’Italia continua a fornire supporto materiale e perseguire politiche migratorie che permettono ai guardacoste libici di intercettare uomini, donne e bambini che cercano di scappare alla ricerca di salvezza attraversando il mar Mediterraneo e ne consentono il ritorno forzato in Libia, dove vengono sottoposti a detenzione illegittima e abusi di ogni tipo». È questo l’attacco dell’appello indirizzato al Presidente del Consiglio, alla Ministra dell’Interni, al Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e al Ministro della Difesa e sottoscritto da un cartello di 40 Ong e Associazioni. Il documento chiede al Governo italiano e agli stati membri dell’Unione Europea di sospendere ogni forma di cooperazione che contribuisca a trattenere migranti e rifugiati in Libia e a far subire loro vergognose violazioni dei diritti umani, aprendo invece percorsi legali urgentemente necessari per le migliaia di persone intrappolate in Libia e che hanno bisogno di protezione internazionale.
Cosa prevede il memorandum Italia Libia
Il 2 febbraio 2017 è stato sottoscritto a Roma il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento delle frontiere tra lo stato della Libia e la Repubblica Italiana”. (Scarica il testo completo). Oltre 100 milioni di denaro pubblico alla Libia: il Memorandum prevede il sostegno alla Guardia costiera libica, attraverso fondi, mezzi e addestramento. Continuare a foraggiarla significa non solo contribuire direttamente e al respingimento di uomini, donne e bambini ma anche sostenere i centri di detenzione dove le persone vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, abusate e uccise. Dal 2017 la Guardia costiera libica ha ricevuto oltre 100 milioni in formazione e equipaggiamenti (57,2 milioni dal Fondo fiduciario per l’Africa e 45 milioni solo attraverso la missione militare italiana dedicata). Soldi pubblici e risorse destinate alla cooperazione e allo sviluppo, impiegati per il rafforzamento delle frontiere, senza alcuna salvaguardia dei diritti umani, né alcun meccanismo di monitoraggio e revisione richiesto dalle norme finanziarie dell’UE.
Dunque in questi 5 anni l’Italia ha finanziato la guardia costiera libica, fornendole materiali, mezzi, formandone i componenti. L’ultima commessa è partita pochi giorni fa: sono state inviate 14 imbarcazioni veloci per intercettare migranti, dal valore di 6 milioni e mezzo di euro. Sempre in virtù del Memorandum, una nave italiana continuerà a stazionare nel porto di Tripoli e a dirigere quelle che la versione ufficiale definisce come “operazioni di salvataggio”. La Convenzione di Ginevra sullo Status dei Rifugiati, (ratificata dall’Italia ma non dalla Libia) sancisce un principio fondamentale del diritto internazionale: Il principio di non respingimento. A un rifugiato (ancora prima che sia stato formalmente definito tale) non può essere impedito l’ingresso nel Paese né può esso essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate. La Libia non può essere certo considerato un luogo sicuro. Vi si verificano da anni pesanti violazioni dei Diritti umani universali, come dimostrano numerosi recenti rapporti dell’ONU e le testimonianze di tante persone che a vario titolo forniscono assistenza umanitaria nel canale di Sicilia e agli sbarchi nei nostri porti.
Violenze con rinnovo automatico - la campagna
Il Memorandum scadrà nel febbraio 2023 ma sarà rinnovato automaticamente per altri tre anni se le autorità italiane non lo annulleranno entro il 2 novembre 2022. Per questo ONG, Associazioni, cittadini stanno in questi giorni manifestando in numerose piazze italiane: chiedono al nuovo governo di non prorogare questo accordo che è un vero e proprio, e ai cittadini di non far passare nel silenzio l’eventuale proroga.
È possibile sostenere la campagna #NonSonoDaccordo al rinnovo degli accordi con la Libia firmando l’appello e per informarsi sui presidi nelle diverse città italiane