"Esserci per accogliere. Ascoltare per custodire" è stato il titolo dell'importante tavola rotonda sul tema dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) tenutasi nei locali di San Giacomo Apostolo a Ferrara, organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e moderata da Elisa Calessi, giornalista Rai di Porta a porta
Dopo la presentazione di
Caterina Brina (Papa Giovanni XXIII), è intervenuto il l'Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
mons.Gian Carlo Perego (Presidente Fondazione Migrantes), che ha preso le mosse dai recenti dati pubblicati dal Ministero del Lavoro, raccolti attraverso il SIM (Sistema Informativo nazionale dei Minori non accompagnati):
al 31 dicembre 2024 erano presenti in Italia 18.625 MSNA. Di questi, il 15% ha meno di 14 anni ed il 12% sono ragazze. Aumentano le femmine e si abbassa sempre più l'età. «In Italia - ha detto mons. Perego -, sono sostanzialmente due le stagioni che riguardano gli MSNA: la prima è a inizio anni '90, con l'arrivo in particolare di albanesi, rumeni e bulgari; la seconda, dal 2015 in poi, con picchi di 35mila MSNA annui». Dei 18.625 MSNA presenti in Italia, il 53% arriva dal mare, il 47% da terra (camion, volo in aereo, rotta balcanica ecc.).
Il 12% sono femmine, un numero in aumento negli ultimi anni, e il 46% di queste ha tra i 7 e i 14 anni. Per quanto riguarda in particolare i maschi, i più piccoli di loro han perso la madre o i genitori durante la traversata in mare. Questi provengono da 66 Paesi, di cui quasi il 70% da 33 Paesi africani, e i restanti dall'estEuropa, da Paesi asiatici o latino-americani. Per quanto riguarda i maschi, negli ultimi anni vengono principalmente (il 75%) da - in ordine - Egitto, Ucraina, Gambia, Tunisia, Guinea, Costa d'Avorio, Albania, Bangladesh, Pakistan. Le femmine invece sono la quasi totalità Ucraine e una minoranza voriane. Le Regioni che più accolgono i MSNA sono Sicilia, Lombardia, Campania, Emilia-Romagna e Lazio. E l'86% è ospitato come prima accoglienza in strutture di emergenza o temporanee. Parte degli Ucraini in questi 3 anni di guerra è stato accolto da famiglie ucraine già residenti nel nostro Paese.
Servono più tutori
«Ma chi li tutela?», si è chiesto il Vescovo. Domanda scottante, che ha aperto un interessante dibattito in sala: «Prima della Legge Zampa del 2017, erano i Sindaci ad avere la tutela degli MSNA. Un compito arduo visti i numeri importanti. Ma
la Legge Zampa non ha ancora i decreti attuativi, cioè le gambe per camminare. Oggi in Italia i tutori riconosciuti per gli MSNA sono 3783: un numero palesemente insufficiente. C'è anche da dire - ha proseguito mons. Perego - che il 35% degli MSNA si allontana volontariamente dalla struttura dov'è accolto, per lasciare l'Italia, che vede quindi solo come tappa intermedia». L'impegno coordinato di associazioni e istituzioni è, dunque, fondamentale: a fine dibattito, mons. Perego ha sottolineato con amarezza come «in Italia solo 80 Prefetture hanno un Consiglio territoriale per l'immigrazione funzionante».
Progetto alla Città del Ragazzo
E dopo il Vescovo è intervenuto proprio il Prefetto di Ferrara
Massimo Marchesiello: «Ringrazio - ha esordito - chi nel nostro territorio fa accoglienza di MSNA». Dal 2017 al 2023 Marchesiello è stato prima Prefetto di Gorizia e poi di Udine, e a S. Giacomo ha quindi raccontato anche alcune esperienze positive in queste aree di frontiera che ha potuto vedere coi propri occhi, per poi ricordare il progetto che «come Prefettura di Ferrara abbiamo avviato assieme a mons.Perego nella Città del Ragazzo di inserimento lavorativo per gli MNSA, con anche un percorso formativo e di alfabetizzazione».
L'equipe dell'Auls Ferrara
Un ruolo fondamentale per gli MSNA lo svolge l'AUSL Ferrara, rappresentata nella tavola rotonda da
Annalisa Califano che ha parlato del progetto dell'équipe multidisciplinare e multiprofessionale - interna proprio all'AUSL di Ferrara - , nata 1 anno e mezzo fa (e presente anche nelle altre AUSL della Regione) e composta da un mediatore culturale, «indispensabile per costruire un rapporto col presunto minore»: un assistente sociale dell'ASP di Ferrara (invitato all'incontro del 1° marzo, invito che ha però declinato); un neuropsichiatra e una psicologa di psicologia infantile; un pediatra. «Abbiamo - ha aggiunto - un ambulatorio dentro la
Casa della Comunità (Cittadella San Rocco, Ferrara, ndr) per l'accertamento del MSNA. Qui si compie un primo colloquio, molto doloroso, nel quale al presunto minore si chiede di ripercorrere la propria storia, spesso fatta di povertà, scarsa scolarizzazione, problemi lavorativi, abusi, violenze, torture subite durante il viaggio».
E a proposito della famosa "radiografia dei polsi" che si compie per valutare la maggiore età o meno del giovane migrante, Califano ha spiegato che «vale solo come primissimo accertamento, al quale poi ne devono seguire altri». È, dunque, un percorso lento e complesso: «ci interessiamo - ha aggiunto - della sua salute complessiva, comprendente anche l'alfabetizzazione, la conoscenza dei propri diritti, della terra che lo ospita».
La Casa dell'Annunziata
In collegamento con San Giacomo c'era
Giovanni Fortugno, Responsabile di "Casa dell'Annunziata", comunità di accoglienza per MSNA nel centro di Reggio Calabria. «Siamo nati 10 anni fa - a fine 2014 - grazie anche all'impegno di mons. Gian Carlo Perego e della Migrantes. Accogliamo bambini e ragazzi dai 9 ai 17 anni di età. Appena li accogliamo - ha spiegato -, togliamo loro lo smartphone per evitare che i trafficanti continuino a contattarli. Successivamente, gliene diamo un altro per tenersi in contatto coi familiari. E stiamo lavorando anche a progetti per i neomaggiorenni». Iniziai andando in Grecia, a Patrasso, dove vidi bimbi soli anche di 6-8 anni». Tra il 2014 e il 2019, sono ancora sue parole, «a Reggio Calabria sono arrivati quasi 8mila MSNA, numeri enormi per una realtà come la nostra, non attrezzata per questo tipo di accoglienza. Personalmente ho assistito a circa 400 sbarchi di migranti: ho visto uomini senza reni, perché asportati per il commercio illegale, gravemente ustionati, feriti, senza un occhio o un orecchio, con gli arti amputati a causa della disidratazione, fortemente denutriti, alcuni arrivati morti».
Le storie dei bimbi
Il giornalista Luca Luccitelli è insieme a Fortugno co-autore del libro "Figli venuti dal mare": «Sono 200 le storie che ho raccolto da Fortugno e una parte di esse le raccolgo nel libro: lui ci ha messo la vita, io le parole», ha detto. «Nel volume inizio dalle storie di chi non ce l'ha fatta, come una mamma somala e il suo bimbo, morti durante la traversata. O di quei tre bimbi - uno afghano, uno eritreo, l'altro dall'Africa occidentale - che hanno camminato da soli per alcune migliaia di km». Questi minori durante la loro odissea «sono potenzialmente vittime di qualsiasi tipo di abuso e violenza. E tra loro aumentano gli under 14 e le femmine, regolarmente abusate sessualmente durante il tragitto. A Reggio Calabria - ha proseguito - ho incontrato
Fatima (nome di fantasia, ndr), bimba siriana col volto gravemente ustionato ma con uno sguardo sempre solare. Abbiamo poi constatato essere stata vittima di una delle bombe chimiche dell'esercito di Assad. Operata a Beirut, poi da lì ha viaggiato da sola fino in Italia, passando per la Libia (Bengasi), traversando il mare e arrivando a Roccella Jonica. Il padre le ha pagato il viaggio tra i 4 e i 6mila euro, indebitandosi pesantemente».
La storia di Fakoli
Fakoli Sibide è invece il nome di un ragazzo senegalese di 18 anni, accolto alla Città del Ragazzo di Ferrara. A San Giacomo è intervenuto per raccontare la sua storia: «Due anni fa - ha detto - ho lasciato il mio Paese e la mia famiglia, e ho attraversato il Mali, il Niger, la Tunisia e poi con un barcone sono arrivato in Italia». In Tunisia è rimasto 5 mesi, durante i quali ha anche lavorato in campagna. Fakoli ha viaggiato in parte a piedi, in parte in autobus, dormendo anche per strada. Sogna di fare il meccanico: alla Città del Ragazzo, infatti, ama molto il corso di meccanica che sta seguendo.
L'incontro è stato ulteriormente arricchito da alcuni interventi dal pubblico (una 70ina i presenti), fra cui Enrico Beccarini, Presidente Associazione "Tutori nel Tempo" di Ferrara (la prima nata in Italia, nel 2016): «in Italia - ha detto - ci sono 3 mila tutori, ma solo una piccola percentuale di questi riceve la nomina dal Tribunale dei minori. A Ferrara, ad oggi solo 2 su 28». Paola Mastellari, Presidente Associazione "Tutori Volontari Emilia-Romagna" ha invece spiegato come nella nostra Regione esiste anche un'altra associazione di tutori, a Bologna. «Sono 200 - ha aggiunto - i tutori in Emilia-Romagna, a fronte di 1406 MSNA (dati Ministero al 31 gennaio 2025)». Numeri bassi, che hanno conseguenze serie sulla vita di questi giovani.