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19 Marzo 2024
Ultima modifica: 19 Marzo 2024 ore 21:28

Mirael: «Onorare ogni minuscola opera d'arte che vive nel grembo materno»

La cantautrice veronese ospite a Modena il 23 marzo al Festival Nazionale per la Giornata della Vita Nascente
Mirael: «Onorare ogni minuscola opera d'arte che vive nel grembo materno»
Foto di Raffaella Bassolino
«Il concepimento di una nuova vita umana, come l'istante creativo di una canzone, è il più grande spettacolo che esista»

«Sono cantautrice originaria di Ferrara trasferita a Verona. Il nome Mirael significa “guarda Lui, guarda l’Amore” ed esprime il mio desiderio di fare sentire l’Amore attraverso la musica. Sono nata e cresciuta con la musica, a 7 anni ho composto la prima canzone, a 16 anni il brano “La tua ferita”, il primo che ho inciso, e da allora non ho più smesso di scrivere. Mi definisco “un granello di sabbia nel mare d’infinito: quando l’Infinito canta il mio ascolto diventa musica”». Inizia così a raccontarsi Mirael, che sarà ospite il 23 marzo al Secondo Festival Nazionale per la giornata della Vita Nascente. Il Festival si terrà in presenza a Modena, ma si potrà seguire anche online dal sito dedicato.

Parlaci un po’ del tuo album “Sentire l’Amore”

«È un album di 15 brani che ho composto con sonorità dal pop al blues, dal reggae al reggaeton attraverso l’orchestra e i suoni elettronici. Un viaggio dell’anima alla ricerca di sentirsi amata, un percorso interiore dall’aridità della ricerca di senso all’energia dell’Amore percepito come un’onda potente e travolgente. Un disco nato da anni di volontariato tra giovani, tossicodipendenti e ragazze nella tratta della prostituzione. È il mio strumento per fare “Sentire l’Amore” agli altri, alle persone che incontro nei concerti live del #SENTIRELAMORETOUR e alle persone che non potrei mai raggiungere fisicamente».

Cosa significa per te partecipare al Festival Nazionale della Giornata della Vita Nascente?

«Significa onorare ogni minuscola opera d'arte che vive nel grembo materno, celebrare il grande miracolo della vita e promuovere una cultura rispettosa della vita umana sin dal concepimento».

Perché oggi c'è bisogno di promuovere la cultura della vita?

«Il concepimento di una nuova vita umana, come l’istante creativo di una canzone, è il più grande spettacolo che esista. Un evento unico e irripetibile che regala alla storia un’opera d’arte del tutto originale, inimitabile, patrimonio dell’umanità. Un’artista che sappia dare valore ai pezzi unici non può lasciarsi scappare il valore di ogni vita umana, né il valore dell’atto creativo. Il preciso istante in cui prende vita la vita, come una canzone. Promuovere la vita nascente significa tutelare sin da subito l’opera d’arte e l’artista. Custodire la genesi, lo sviluppo e il perfezionamento di una meraviglia che gode di inestimabile valore sin dal primo tratto di esistenza. Come il primo tratto di preziosissimo bozzetto. Significa riconoscere che se un quadro, un monumento, una canzone - addirittura appunto un bozzetto - hanno un valore immenso, molto più grande è il valore di ogni essere umano. Di ogni minuscola opera d’arte che vive nel grembo della sua mamma e lì nasce molto prima del parto ultimo, come una canzone nasce molto prima della sua incisione e presentazione al pubblico».

Al riguardo c’è qualche aneddoto della tua vita che vuoi raccontare?

«Uno brutto e uno bello. Il primo è che ai colloqui di lavoro mi chiedevano se avevo figli e se volevo averne. Terribile pensare che il mondo del lavoro talvolta non dia valore alle risorse umane e ostacoli la vita, la maternità e paternità che sono le risorse più importanti di questo mondo. Un episodio bellissimo invece è quello vissuto con una ragazza che si stava lasciando con il compagno ed era molto spaventata dalla gravidanza. Stava avendo ripensamenti perché era disoccupata, lasciando il ragazzo avrebbe perso anche la casa e avrebbe dovuto occuparsi da sola della vita che portava nel grembo. Ho fatto il possibile per farle capire che nessun problema aveva più valore dell’opera d’arte che stava custodendo dentro di sé. È  stata molto brava a mettere la vita sopra a tutto, ha trovato persone disponibili ad aiutarla e ha partorito un bellissimo bambino. Un giorno mi scrive: “Ti auguro di diventare presto mamma, è la cosa più bella che ti possa accadere nella vita”».