La senatrice Alessandra Maiorino ha da poco denunciato per favoreggiamento della prostituzione un noto sito di appuntamenti "hot". Il 90% delle donne che si prostituiscono - dice - è vittima di coercizione, il restante 10% è comunque vulnerabile. Per questo la prostituzione «va abolita, come si fece per la schiavitù».
In Germania, Austria, Olanda ci sono i bordelli, i night club e i centri benessere. In Italia si vanno riempendo di nuovo i marciapiedi dal nord al sud del Belpaese. Ma con l’emergenza sanitaria le vetrine dell’industria della prostituzione, si sono moltiplicate sempre di più online. Vetrine virtuali di corpi, per la maggior parte donne, in esposizione per decine di milioni di clienti di tutto il mondo.
Tra i siti più gettonati c’è EscortAdvisor, il primo sito di recensioni di escort in Europa, con oltre 2 milioni e 300 mila utenti al mese solo in Italia. Gli stessi promotori sottolineano che già dalla Fase2, nonostante il rischio Covid, i clienti hanno ripreso a frequentare giornalmente il sito con un picco del +27% dai primi di maggio per ricercare, nel 44% dei casi, incontri a pagamento. Mentre le cosiddette “escort” hanno ripreso più lentamente i loro annunci perché preoccupare del rischio di contagio.
Nel frattempo si è riacceso in Italia il dibattito tra chi promuove il lavoro sessuale e la libertà di autodeterminazione delle “sex workers” – che chiedono di pagare le tasse e, in questi mesi di “pausa forzata”, di aver diritto alla cassa integrazione – e dall’altra la rete di organizzazioni femministe, antiviolenza, sindacati che vorrebbero fermare i clienti della prostituzione, guardando alla recente esperienza della
legge francese. Ovvero al fatto che la prostituzione è una forma di violenza. E chi la organizza adescando, trafficando e sfruttando giovani donne dell’Est Europa, della Cina, dell’Africa subsahariana e del Sudamerica, considera la donna un oggetto da vendere per i propri interessi e va punito così come il cliente anch’egli corresponsabile. Ha dato inizio a questa
battaglia per la dignità della donna e la liberazione delle “schiave” la Comunità Papa Giovanni XXIII che, col suo fondatore
Don Oreste Benzi, è stata pioniera nel promuovere in Italia il “modello nordico”, cioè la criminalizzazione del cliente, e non della donna prostituìta.
Ma mentre la prostituzione oggi è sempre più diffusa tramite il web, nascono pure nuove strategie per contrastare ogni forma di sfruttamento e violenza sulla donna. È il caso della denuncia dell’on.
Alessandra Maiorino che, dopo aver avviato un’indagine sulla prostituzione al Senato un anno fa – nel giugno 2019 – essendo membro anche della Commissione d’inchiesta sul femminicidio, ha ora deciso di dire basta e di chiedere la chiusura di queste vetrine virtuali di corpi in vendita.
Senatrice Maiorino, lei ha denunciato per favoreggiamento della prostituzione il sito di annunci EscortAdvisor. Cosa l'ha spinta?
«La legge attuale è molto stringente: il reato di favoreggiamento della prostituzione integra qualunque attività idonea a procurare favorevoli condizioni per l’esercizio della prostituzione, senza che abbia nemmeno rilevanza il movente o il fine di tale agevolazione. È pur vero che altri hanno già intentato azioni penali verso il sito in questione, e la giurisprudenza ha dato loro torto. Sono convinta tuttavia che tali sentenze possano, e debbano, essere ribaltate.»
Pensa di continuare questa battaglia denunciando anche altri siti di annunci “hot”?
«Se la nostra tesi dovesse trovare accoglimento presso i giudici, penso non ci sarà neanche bisogno di agire verso altri siti, in quanto potrebbero essere costretti a chiudere comunque. In ogni caso, ora è davvero presto per dirlo. Importante è anche sollevare il tema presso l'opinione pubblica e cercare di fare informazione vera su un fenomeno, quello della prostituzione, che viene ancora pesantemente ricoperto da una narrazione edulcorata – addirittura in chiave “femminista”, come se l'emancipazione consistesse nel vendersi – del tutto svincolata dalla realtà concreta in cui vive chi è nella prostituzione.»
Molti clienti italiani le chiederebbero a questo punto dove dovrebbero cercare prestazioni a pagamento, così come fecero con la senatrice Merlin quando nel 1958 promosse la legge che fece chiudere i bordelli. E molti di loro appartenevano ai “piani alti”.
«Di getto mi viene da rispondere: che si arrangino. Non è un dovere dello Stato garantire prestazioni sessuali a pagamento per i suoi cittadini (maschi, aggiungo, dato che l'acquisto riguarda quasi esclusivamente questi ultimi). Mentre è un dovere dello Stato garantire il pieno sviluppo della persona rimuovendo tutti gli ostacoli che possano impedirlo. Ostacoli di ordine culturale, economico, sociale. La
sentenza della Corte Costituzionale 141 del giugno 2019 parla chiarissimo: anche quando si tratta di quella che viene definita “prostituzione volontaria”, all'origine di questa scelta ci sono condizioni di vulnerabilità. Per quanto riguarda i “piani alti”, mi piace ricordare che la senatrice Merlin vinse la sua battaglia dopo una lotta di dieci anni, e la vinse come unica donna in Senato su 260 senatori. Si può fare. E si deve fare!»
Ha mai incontrato donne uscite dal mercato della prostituzione? Come fa a dire che sono tutte vulnerabili o addirittura “schiave”?
«Ne ho incontrate, sì, e continuerò ad incontrarne. Ho avviato una
indagine conoscitiva sul fenomeno della prostituzione presso la commissione Affari Costituzionali del Senato, che si è da poco conclusa dopo un anno di audizioni. Abbiamo audito ogni soggetto a qualche titolo in gioco in questo fenomeno: dalle forze dell'ordine alle associazioni, a esponenti di organismi internazionali come l'unità anticrimine della commissione europea e l'ambasciatore svedese per la lotta al traffico di esseri umani, fino a vittime del mercato della prostituzione e al comitato per i diritti delle prostitute. Un'indagine davvero a tutto tondo che ci ha restituito il più completo quadro del fenomeno mai avuto a disposizione dei cittadini e dei legislatori (tutti i resoconti sono disponibili sul sito del Senato). Il 90% delle donne in prostituzione è vittima di coercizione, tratta o costrizione ottenuta con altri mezzi. Il restante 10% rientra in quella categoria illustrata dalla
sentenza della Corte Costituzionale: la scelta di prostituirsi è solo apparentemente libera, e sancisce in realtà il fallimento di uno Stato che non è riuscito ad assolvere ai compiti prefissi dalla Costituzione.»
Il Comitato per i diritti delle prostitute diverse settimane fa ha denunciato che chi si prostituisce liberamente risulta gravemente colpito dalla povertà a causa della pandemia.
«In un certo senso hanno ragione. La normativa antitratta prevede percorsi di sostegno e uscita dalla schiavitù solo per quei soggetti che siano certificabilmente vittime di tratta. Tali percorsi di uscita e sostegno vanno estesi a tutte le donne, o persone, che vogliano uscire dal mondo della prostituzione tout court. La difesa della dignità della persona non può scendere a compromessi, né fare distinguo accademici. Qui si parla della vita vera delle donne, e delle gravissime conseguenze fisiche, psicologiche e di salute che il prostituirsi comporta. I percorsi vanno rafforzati e resi disponibili per chiunque ne abbia bisogno, senza restrizione alcuna. Ne va della credibilità delle istituzioni.»
Infine: in Senato è stata depositata una proposta di modifica alla Legge Merlin dall'on Bini. Prevede la sanzione ai clienti e percorsi di riabilitazione, modello caldeggiato da anni da una rete di organizzazioni femministe, enti antitratta e sindacati, la rete abolizionista italiana. Cosa ne pensa?
«Non mi illudo. Non c'è un modo per risolvere” il problema una volta per tutte. Il cosiddetto “modello nordico” – ossia perseguire penalmente la domanda di sesso a pagamento – presenta però notevoli vantaggi. Intanto è dimostrato che i Paesi che l'hanno implementato hanno visto ridursi i crimini di tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale. Ma ciò che ritengo più valido di questo approccio è la valenza culturale: parlare di “servizi sessuali” è intrinsecamente sbagliato, peggio: è fuorviante. Il sesso non è qualcosa che possa essere distinto dal corpo e dall'essere stesso di una persona. Ciò che è in vendita nella prostituzione è la persona stessa, la sua intimità più profonda, l'io stesso di chi si prostituisce. Non parliamo quindi di “merce” o di un “servizio”, e tanto meno di un lavoro. È importante che i potenziali acquirenti prendano consapevolezza di questo, e che il pensiero soggiacente – ossia che tutto si possa acquistare con il denaro o altri mezzi, o peggio che esista un diritto di comprare piacere a danno di altri – venga rivelato per quello che è: sopraffazione del più forte nei confronti di chi in quel momento, per i più disparati motivi, è il più debole. Ci sarebbe anche un discorso di disparità tra i sessi, che sarebbe molto lungo qui affrontare, ma che rappresenta in realtà l'origine della prostituzione, che in quanto tale, va rimossa, o per meglio dire, abolita, proprio come si fece con la schiavitù
stricto sensu.»