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26 Marzo 2025

Regista premio Oscar arrestato e poi rilasciato

I registi di No Other Land pagano la popolarità sulla loro pelle
Regista premio Oscar arrestato e poi rilasciato
Continua la documentazione delle ingiustizie ricevute dal popolo palestinese, ma a qualcuno da fastidio, soprattutto dopo il successo raggiunto da "No Other Land" e i suoi registi. A Tuwani, in Palestina, le violenze aumentano e si fa sentire lo sconforto dei registi, che non vedono cambiamenti nonostante la premiazione.

Arrestato e rilasciato Hamdam Ballal uno dei quattro registi di “No Other Land”, il film documentario vincitore del Premio Oscar. Nella notte del 24 marzo il piccolo villaggio palestinese di Susya, nell'area di Massafer Yatta, è stato attaccato da coloni israeliani. Mentre Ballal documentava l'attacco, simili a quelli raccontati nel film, è stato picchiato da un colono per poi essere arrestato dai soldati israeliani. E' stato infine rilasciato nel pomeriggio del 25 marzo.
La notte degli Oscar Ballal era a Los Angeles per ritirare la famosa statuetta insieme agli tre altri registi. Una popolarità che i quattro stanno pagando sulla loro pelle

Hamdam Ballal, co-regista di "No Other Land" in cura dopo il rilascio per le ferite subite durante l'attacco e l'arresto.
 A molti palestinesi non è piaciuto il riferimento all'attacco del 7 ottobre citato da Yuval Abraham nel discorso della premiazione, mentre da parte israeliana il ministro della Cultura Miki Zohar parlò di “un triste momento per il mondo del cinema” alla notizia della vittoria agli Oscar. Ad oggi negli Stati Uniti non c’è ancora un distributore disponibile a diffondere il film premio Oscar nelle sale americane. Le violenze nell'area sono aumentate dopo la vittoria agli Oscar, come ha denunciato Basel Adra, uno dei registi che vive nel villaggio di Tuwani.

No Other Land, il documentario che parla di oppressione e resistenza nonviolenta

No Other Land ha vinto il premio Oscar come miglior documentario. Basel Adra, 28 anni, palestinese, è il regista insieme ad altri giovani registi israeliani e palestinesi.
La vista del villaggio, No Other Land, Palestina
Basel vive a Tuwani, il piccolo villaggio palestinese, nell'estremo sud della Cisgiordania, nell'area di Massafer Yatta. Tuwani è il villaggio dove persino i bambini che vanno a scuola devono essere “scortati” perché non siano oggetto di violenze da parte dei coloni. Qui da 21 anni sono presenti ininterrottamente i volontari di Operazione Colomba, il corpo civile di pace della Comunità Giovanni XXIII. Una presenza documentata anche da un documentario realizzato dieci anni fa da Kristian Gianfreda.
Basel combatte fin dall’infanzia contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte dell’occupazione israeliana. Nel film documenta la graduale cancellazione di Masafer Yatta, mentre i soldati dell'IDF – l'esercito israeliano – distruggono le case delle famiglie: il più grande atto di trasferimento forzato mai effettuato nella Cisgiordania occupata. Nel dramma, Basel incrocia il suo cammino con Yuval Abraham, un giornalista israeliano che si unisce alla sua lotta. Un legame segnato dalla profonda disuguaglianza tra loro: Basel vive sotto una brutale occupazione militare, mentre Yuval vive libero e senza restrizioni.
Alcune decorazioni, tra cui immagini e la bandiera palestinese sul muro di un'abitazione in Palestina
Un cancello sulle colline palestinesi
Un pastore scambia delle parole con Basel

No Other Land è il racconto per immagini della vita a Masafer Yatta attraverso un dialogo tra i due registi, Basel e Yuval, entrambi alla loro prima esperienza cinematografica. Hanno iniziato a lavorarci nel 2019, scandagliando tutti gli archivi video di Operazione Colomba e di altre organizzazioni pacifiste come B'tselem e Youth of Sumud, per scovare immagini di demolizioni e attacchi dei coloni. Ne è uscito un concentrato di rabbia, frustrazione e la scelta di resistenza nonviolenta.
Da decenni la gente del piccolo villaggio di Tuwani e dei villaggi limitrofi hanno scelto di non rispondere alla violenza con la violenza. Per questo Operazione Colomba ha scelto di mettersi al fianco di questi palestinesi che vivono in una terra desolata, al limite del deserto, in condizioni di estrema fragilità.

La reazione del regista Basel alla nomination: sentimenti contrastanti

Quando è uscita la notizia della nomination alcuni volontari di Operazione Colomba sono andati a complimentarsi con Basel, che Operazione Colomba conosce da quando era piccolo, da quando andava a scuola. «L'abbiamo trovato contento di tutta la notorietà, – hanno raccontato i volontari – ma anche affranto: nonostante l'indignazione generale e la solidarietà manifestatagli ad ogni proiezione in Europa, nulla è cambiato a Masafer Yatta. Ogni giorno i coloni attaccano qualche villaggio, ogni giorno qualche casa viene demolita, ogni giorno qualche palestinese viene arrestato senza motivo».
Una donna all'interno della sua abitazione, Palestina
Tenendo per mano un bambino, Basel gira per le strade del paese in Palestina
Basel fa un videochiamata con Salem

Basel, ricevendo la statuetta,  ha detto: «Quando sono diventato padre, due mesi fa, ho promesso a mia figlia che non avrebbe vissuto la mia stessa vita, sempre con la paura della violenza, della distruzione di case, quello che io e la mia comunità viviamo ora sotto l'occupazione israeliana. È difficile mostrare la durissima realtà che abbiamo dovuto sopportare per decenni, chiediamo un intervento per fermare la pulizia etnica dei palestinesi».
I volontari della Colomba, una realtà nata in seno al carisma di don Oreste Benzi, insieme a tante realtà pacifiste internazionali e israeliane, curano, sostengono e proteggono questa scelta nonviolenta. L'unica possibile per fermare un conflitto che sembra non avere fine.