Durante la plenaria, si è discusso di come sia possibile costruire un futuro al di fuori del carcere, migliorando al contempo le condizioni detentive attuali. Tra i relatori, Daniela de Robert, giornalista e membro del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, e Raffaella Sette, professoressa di sociologia del diritto e della devianza presso l'Università di Bologna, hanno offerto contributi significativi basati sulle loro esperienze e ricerche.
Giuliano Stenico, presidente della Fondazione CEIS, e Giorgio Pieri, coordinatore delle Comunità Educanti con i Carcerati della Comunità Papa Giovanni XXIII, hanno sottolineato l'importanza di un approccio educativo e comunitario nella gestione delle pene. Don Salvatore Saggiomo, cappellano del carcere di Secondigliano e giornalista ha parlato della cultura dell’accoglienza, dei progetti di riscatto attivi all’interno del carcere dove opera. Ha anche portato alla luce la realtà delle donne transgender all’interno del carcere, costrette a scontare la loro pena nel carcere maschile con il manifestarsi di problemi psicologi identitari. È interventuo anche P. Giovanni Mengoli: presidente Gruppo CEIS.ha paralto dell'impoortanza di affrontare il problena della recidiva da un punto di vista pedagogico.
Le testimonianze dirette di ex detenuti, come Coscino Antonio e Giuseppe G, hanno arricchito il dibattito, evidenziando le sfide e le opportunità di reintegrazione sociale.
Don Riccardo Agresti, responsabile della Comunità "Senza Sbarre", e Carmelo Musumeci, ex ergastolano e avvocato, hanno condiviso esperienze pratiche di successo nel reinserimento sociale dei detenuti.
La giornata ha visto anche la partecipazione di Laila Simoncelli, avvocata e responsabile generale del servizio diritti umani e consulente per la rappresentanza alle Nazioni Unite della Comunità Papa Giovanni XXIII. Ha posto l'attenzione sulla situazionei dei bambini in carcere. Dell'impegno dell'associazione «nei confronti dei "detenuti innocenti", dell'infanzia violata, dei bambini reclusi, anche piccolissimi che sono nel circuito carerario» e di come da anni ci si adoperi per far uscire questi bambini da dietro le sbarre. L’avvocato Ivan Marcello Severino, penalista del foro di Torre Annunziata ha commentato il Ddl 1660, che colpevolizza il dissenso.
Giorgio Pieri, coordinatore delle CEC della Comunità Papa Giovanni XXIII, dal canto suo si è detto soddisfatto di questo appuntamento all'interno delle istituzioni, poiché ha permesso di discutere delle misure di comunità, che sono ormai riconosciute come necessarie. La costruzione di nuove carceri è sempre meno vista come una soluzione al problema del sovraffollamento e della recidiva, mentre il tema delle privatizzazioni è stato attenzionato come un pericolo, anche se Pieri non lo ritiene reale. Egli sostiene che dobbiamo agire secondo il principio della sussidiarietà, con il Governo che deve sorvegliare e vigilare, ma anche riconoscere e sostenere le realtà che emergono dal basso, come la loro, permettendo loro di farle vivere.