Non hanno armi ma videocamere ed è con queste che un gruppo di giovani palestinesi, alle porte del deserto del Negev, diffonde ciò che vive, nella speranza di poter riavere la terra e le grotte che sono state sottratte alle loro famiglie.
«Sin da bambino, cresci vedendo tutta questa violenza, che subisce spesso anche la tua famiglia. Con questi traumi e il persistere di questa realtà, siamo spinti a continuare in questa lotta contro l’occupazione».
Sami, racconta di quando suo padre fu brutalmente arrestato, mentre manifestava pacificamente contro l’occupazione israeliana. È uno dei giovani palestinesi che la casa di produzione indipendente SMK Videofactory ha intervistato nel documentario Sarura:The future is an unknown place.
Il registra Nicola Zambelli e il team produttivo di Smk sono tornati nel villaggio di Tuwani, dove avevano girato il primo documentario Tomorrow’s Land (2010), che raccontava l’esperienza di resistenza del comitato popolare delle colline a sud di Hebron, zona remota nel sud della Cisgiordania occupata. A dieci anni di distanza con Sarura: The future is an unknown place, il regista dice: «Vogliamo raccontare la storia delle nuove generazioni che resistono all’occupazione israeliana. Immaginare insieme a loro il futuro che verrà».
I ragazzi di YOS
I bambini di allora, che come Sami comparivano nel film “Tomorrow’s Land”, sono cresciuti interiorizzando gli ideali e i valori di resistenza dei genitori. Pian piano hanno iniziato a camminare con le proprie gambe, e riunitisi nel collettivo di Youth of Sumud (YOS), sono diventati protagonisti diretti della lotta contro l’occupazione israeliana. Una lotta che rimane pacifica, perché dicono: «Violenza genera solo violenza e non potrà mai condurre alla pace».
YOS nasce a Sarura, un villaggio di qualche grotta situato alle porte del deserto del Negev. Negli anni novanta, Sarura fu abbandonata dai pastori palestinesi a causa delle violenze e dei soprusi perpetrati dai coloni israeliani insediatisi nelle zone limitrofe, così come dell’istituzione di una zona di addestramento militare, la Firing Zone 918. Nella primavera del 2017 ebbe inizio il “Sumud Freedom Camp”, che da azione temporanea divenne ben presto un’iniziativa di resistenza nonviolenta di riappropriazione della terra.
I ragazzi di YOS fin da subito si sono impegnati nel recupero del villaggio al fine di consentire il ritorno delle famiglie che furono costrette ad evacuarlo. Una volta ristrutturate le grotte, ora tornate abitabili, hanno bonificato la zona e si sono adoperati per fornire elettricità e acqua corrente. Ancora oggi presidiano notte e giorno le grotte per impedire l’appropriazione dell’area da parte dei coloni, e per incoraggiare il ritorno delle famiglie, una vi è tornata a vivere per quanto non stabilmente. In soli due anni Sarura, con i suoi giovanissimi attivisti, è diventato uno dei più importanti focolai di resistenza nella zona, un presidio contro l’espansione israeliana.
I social netwoork voce di quanto accade a At-Twani
Ma l’azione e la visione di YOS, non si limita al presidio delle grotte. Al fianco degli attivisti di Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace, presente a At-Tuwani dal 2004, fronteggiano e documentano i continui soprusi perpetrati dall’occupazione.
È una forma di attivismo diversa rispetto a quella a cui erano abituati fin da bambini. Vivere sotto occupazione è di per sé una forma di resistenza. Di fronte alle continue aggressioni dei coloni o delle stesse forze di sicurezza israeliane, il semplice pascolare o il coltivare le proprie terre significa rivendicare i propri diritti. È il sumud, in arabo significa resilienza, rimanere sulla propria terra nonostante le violenze dell’occupazione.
Ma i ragazzi di Youth of Sumud, così come altri nelle colline a sud di Hebron, si sono spinti oltre. La presenza costante dei volontari italiani di Operazione Colomba con cui sono cresciuti, anomala in un piccolo villaggio rurale palestinese, ha avuto un forte impatto su di loro e sulle modalità con cui conducono il loro attivismo. I ragazzi palestinesi si affiancano sul campo agli attivisti italiani in maniera sinergica e sono sempre in prima linea quando si presenta tristemente un’emergenza, che sia un checkpoint, un arresto o una demolizione. Accompagnano pastori e contadini che riscontrano problemi di accesso alla terra, pronti con i cellulari documentano le violenze perpetrate dai coloni e dalle forze d’occupazione e sfruttano i social network per diffondere quanto accade.
Azioni nonviolente con Operazione Colomba
I giovani attivisti si mobilitano quotidianamente, con Operazione Colomba, nell’attività di school patrol, ossia di monitoraggio del tragitto che i bambini dei villaggi di Tuba e Maghayir al-Abeed devono percorrere tutti i giorni per recarsi a scuola a At-Tuwani, unica nella zona. Questi sono accompagnati da una scorta militare israeliana che dovrebbe garantire loro incolumità, transitando su una strada stretta tra l’insediamento israeliano di Ma’on e l’avamposto di Havat Ma’on. Nonostante la presenza dei militari, sono frequenti le aggressioni dei coloni israeliani. Gli attivisti monitorano ogni giorno, nel viaggio di andata e ritorno da scuola, la presenza della scorta, che spesso arriva in ritardo di ore o non si presenta, e si assicurano che il percorso avvenga senza pericoli, accompagnando i bambini qualora ve ne sia necessità.
«Il gruppo negli anni si sta allargando, così come l’idea. Non siamo connessi solo a questo posto ma vogliamo condividere la nostra storia con altri giovani in Cisgiordania» – afferma Samiha, una delle giovani donne di YOS.
E così i ragazzi da quel piccolo villaggio, hanno iniziato ad accompagnare anche pastori nella Valle del Giordano, a promuovere e partecipare ad azioni nonviolente in altre zone della Cisgiordania con l’intento di costruire e rafforzare un network di giovani attivisti palestinesi.
I ragazzi non cedono alla violenza
Sono passati quasi tre anni dalla nascita di Youth of Sumud. La straordinarietà di questa esperienza è che è completamente condotta da giovani. Ragazzi e ragazze che in questi due anni, per il loro attivismo, hanno subito, senza cedere, aggressioni dei coloni, arresti e percosse dall’esercito.
Tra i più piccoli, c’è Amoudi. Ha solo quindici anni, ma è già stato arrestato ben tre volte, ha visto il padre e il fratello gravemente attaccati e arrestati un numero di volte che forse non è più in grado di contare e ricordare. Nonostante l’occupazione tenti di piegare il loro spirito, questa gioventù continua imperterrita a rivendicare i propri diritti pacificamente. E così alla domanda su come si immagini il proprio futuro, per Amoudi è naturale rispondere: «nella resistenza». E lo fa con il sorriso, ancora bambino, ma con un orgoglio e una fierezza che dicono tutto: non solo le difficoltà passate e che sicuramente ancora ci saranno, ma soprattutto la passione per quei valori di giustizia di cui la sua gente si fa portavoce.
Il documentario “Sarura” ci racconta l’impresa incredibile di questa gioventù, con l’intento, come spiegano i suoi registi, di «riuscire a gettare luce su cosa potrà essere il futuro di questa terra, (…) perché possa costituire un esempio concreto di speranza, una lotta pacifica condotta all’insegna della dignità umana».
I ragazzi di Youth of Sumud dimostrano ogni giorno, che nelle tenebre della violenza, c’è una luce che non si spegne mai. Sta quindi a noi tutti, informandoci e supportando queste forme di resistenza, mantenerla viva e ad ogni costo.
Crowdfunding per Sarura
Sarura, The future is an unknown place, il nuovo film di SMK Factory in Palestina, è un documentario low budget girato da una troupe leggera nell’arco di alcune settimane trascorse nei villaggi di Sarura e At-Tuwani, con il supporto logistico e scientifico di Operazione Colomba, presente sul territorio da molti anni.
Lo scopo del film è riuscire a gettare luce su cosa potrà essere il futuro di questa terra attraverso la voce dei protagonisti. Diventa coproduttore: https://www.sarurafilm.com/dona-adesso/