Un discorso che ha il tono di un appello accorato («Lavoriamo per una cultura della vita o della morte?») e che ancora una volta rimarca come le vittime dei cambiamenti climatici siano i poveri e le giovani generazioni. Papa Francesco ha invitato a fermare il «delirio di onnipotenza» che «ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato» e produce «un clima impazzito».
Il pontefice è cosciente che il suo accorato appello si scontra con le divisioni fra i Paesi presenti a Dubai, divisioni che sempre si sono manifestate anche nei precedenti incontri internazionali sul clima. «Colpiscono, in particolare, - ha osservato Francesco - i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite. Sono tabù da sfatare con fermezza». La parte de mondo più indigente è responsabile di appena il 10 per cento delle emissioni più inquinanti. I poveri sono le prime vittime. «Pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti».
Il Papa invita a sfata anche l’altro tabù, quello secondo cui occorrerebbe fermare le nascite, perché slla terra saremmo già in troppi. «Le nascite non sono un problema, ma una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni». Francesco non ha specificato ma spesso in passato ha parlato di colonizzazione culturale a proposito dell’aborto e della cultura gender.
Cop28: il vertice globale sul clima tra controversie e grandi aspettative
Il multilateralismo è tanto più necessario per costruire la pace quando le guerre in corso disperdono energie, come in Israele e Palestina, in Ucraina e in molti paesi del mondo. Francesco ha rilanciato con forza una proposta già presente nella Fratelli tutti: «con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico».
Il Papa ha invitato a riprendere con decisione il cammino cominciato a Rio de Janeiro nel 1992 e che ha avuto una tappa importante con l’Accordo di Parigi del 2015. Adesso occorre andare avanti, non tornare indietro. «Occorre dare un segno di speranza concreto. Questa COP sia un punto di svolta: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica». Francesco ha auspicato una buona politica che sia un esempio di concretezza e di coesione. Se il vertice darà l’esempio, seguirà anche la base dove tanti, soprattutto fra i giovani, già si impegnano per la cura della casa comune.
L’appello finale è stato nel nome di Francesco, del Poverello di Assisi che ne 1224, ottocento anni fa, compose il Cantico delle Creature. «Lo fece dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco. Dopo quella notte di lotta, risollevato nell’animo da un’esperienza spirituale, volle lodare l’Altissimo per quelle creature che più non vedeva, ma che sentiva fratelli e sorelle, perché discendenti dallo stesso Padre e condivise con gli altri uomini e donne. Un ispirato senso di fraternità lo portò così a trasformare il dolore in lode e la fatica in impegno. Poco dopo aggiunse una strofa nella quale lodava Dio per coloro che perdonano, e lo fece per dirimere – con successo! – una scandalosa lite tra il Podestà del luogo e il Vescovo. Anch’io, che porto il nome di Francesco, con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze!».