L'analisi del messaggio del Papa per vivere in pienezza il "Tempo del creato" in cui tutti sono chiamati a riflettere sulle relazioni fondamentali: con Dio, con se stessi, con gli altri, con il cosmo
A seguito dell’Enciclica «
Laudato si’» emanata nel 2015, riguardante la cura della “casa comune”, ogni anno dal 1° settembre al 4 ottobre si celebra il “
Tempo del Creato” in cui siamo tutti chiamati a riflettere sulle nostre relazioni fondamentali: la relazione con Dio, la relazione con noi stessi, la relazione tra di noi, la relazione con il cosmo e con il Creato, con il supporto di una lettera curata annualmente da Papa Francesco. In vista del Giubileo del 2025, il Santo Padre ha proposto di dedicare tutto il 2024 alla Preghiera, proprio per richiamare a tutti l’importanza, la forza e la potenza misteriosa della Preghiera; inoltre, come tema per il “
Tempo del Creato” di quest’anno ha scelto «
Spera e agisci con il Creato».
La fede è dono. Dalla logica del mondo alla creatività e libertà dello Spirito Santo
Il fondamento biblico centrale da cui parte Papa Francesco per il messaggio per il “
Tempo del Creato” 2024 è un testo della
Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, al
capitolo 8, in cui San Paolo descrive la nostra fragilità di esseri umani, affiancati però sempre dallo Spirito Santo che non ci abbandona mai. Papa Francesco ci ricorda che la fede è certamente un dono ma, poiché lo Spirito Santo abita nei nostri cuori e ci ama, non crediamo in “qualcosa” di astratto: possiamo vivere il dono della Fede non attraverso ragionamenti e idee bensì con l’amore. In mezzo alle difficoltà e al mistero del dolore tanti dubbi si intrecciano con la Fede; i gemiti umani ispirano Papa Francesco a scrivere: «[…]
Il gemere manifesta inquietudine e sofferenza, insieme ad anelito e desiderio. Il gemito esprime fiducia in Dio e affidamento alla sua compagnia affettuosa ed esigente, in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito Santo».
E San Paolo scrive: «[…]
lo Spirito Santo viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio» (
Rm 8,26-27).
La speranza cristiana non delude, ma neanche illude
Il poeta francese Charles Peguy (1873 - 1914) affermava che «[…]
la Fede, la Speranza e la Carità sono tre sorelle che camminano insieme»; attraverso il sacramento del Battesimo ogni cristiano riceve nel proprio cuore queste tre virtù teologali che però devono essere curate e nutrite, così come ci si prende cura di una pianta. Nel cristianesimo la
Fede, la
Speranza e la
Carità sono incarnate nella vita concreta di ogni persona senza restare astratte, dato che «[…]
la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature» (PAPA FRANCESCO, Esortazione Apostolica «
Laudate Deum»). Siamo tutti chiamati a crescere in un cammino di responsabilità e a camminare insieme come popolo, concretizzando nella nostra vita la
Fede, la
Speranza, la
Carità. Altrettanto importante è riconoscere i nostri limiti nel Creato e di fronte a Dio: non possiamo sostituirci a Dio come tentano di fare culture moderne e post-moderne: «[
…]
un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo di sé stesso» (PAPA FRANCESCO,
Esortazione Apostolica «
Laudate Deum»).
Ad esempio, di fronte all’Intelligenza Artificiale il genetista e fisico Edoardo Bonincelli ci invita a riflettere sul fatto che «[
…]
un computer per funzionare dipende da un programma, il nostro cervello invece da una storia, anzi, vorrei dire che la
storia è la cifra stessa della mente: una
storia di vincoli fisici e biologici, ma anche di orizzonti personali e sociali. Quindi, proprio lì dove sono in gioco le caratteristiche più pregnanti del nostro
io, mi sembra giusto procedere con ancor maggiore prudenza e cautela» (EDOARDO BONINCELLI,
L’evoluzione del vivente; in: CARLO MARIA MARTINI,
Orizzonti e limiti della scienza. Decima cattedra dei non credenti, p. 63, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1999).
Dio non è un'idea astratta
«
Dio non è un’idea astratta di infinito,
ma è Padre amorevole,
Figlio,
amico e redentore di ogni uomo e Spirito Santo che guida i nostri passi sulla via della carità.
L’obbedienza allo Spirito d’amore cambia radicalmente l’atteggiamento dell’uomo da “
predatore”
a “
coltivatore”
del giardino.
La terra è affidata all’uomo,
ma resta di Dio» (PAPA FRANCESCO, cfr. Messaggio per “
Tempo del Creato” 2024, n° 7).
L’essere umano vive inserito nel grande libro della natura, lui stesso con la sua esistenza scrive la storia in cui è incluso; di fronte al mistero della vita incontriamo limiti di tipo etico perché prima di tutto dobbiamo difendere la vita stessa, coltivarla, promuoverla.
I progressi delle scienze allargano gli orizzonti e fanno emergere nuovi conseguenti limiti, evidenziando così un essere umano sempre in cammino, sempre in ricerca, senza sottomettere e ridurre alla propria volontà il Mistero di Dio, ma piuttosto restando aperto alla contemplazione di fronte a questo Mistero.
Nelle Sacre Scritture troviamo risposte sulle motivazioni del cammino umano terreno, sull’importanza dei gesti di amore e in particolare sul significato della Croce come gesto di amore per riscattare le malvagità e per ispirare sentimenti di fraternità e solidarietà.
Anche Don Oreste Benzi ci ha lasciato scritto: «Bisogna passare alla
società del gratuito. Investire se stessi e ciò che si ha per comunicare e partecipare e prendere per sé solo ciò che è necessario per continuare ad
amare e
servire. Allora tutte le creature vengono redente perché vengono restituite al loro essere primitivo, allo scopo per cui sono state create» (DON ORESTE BENZI, «
Dietro l’angolo … Gesù … un itinerario semplice per scoprire il suo volto vivo e … nascosto», Editrice Esperienze, Fossano - CN -, 1997, p. 93).
E Papa Francesco, nel suo messaggio per il “
Tempo del Creato” 2024 al punto n. 9 ci illumina: «
Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata,
che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente,
condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore.
In Gesù,
il Figlio eterno nella carne umana,
siamo realmente figli del Padre».