È una Pasqua di lacrime e sangue in Ucraina. Una Pasqua ferita da quanto avvenuto a Sumy, il capoluogo che dà il nome alla regione dell’Ucraina nord orientale. La gente si stava preparando all’arrivo della Pasqua recandosi alla messa della domenica delle Palme. Genitori bambini, famiglie intere in festa colpite a tradimento da due missili balistici Iskander russi. 117 feriti, 34 morti tra cui bambini.
«È stato un errore», ha minimizzato il presidente degli Stati Uniti d’America Trump, come se si potesse in qualche modo aggiustare, rimediare alla morte provocata.
La tregua promessa tra Russia e Ucraina, che sembrava ad un passo, non è ancora arrivata, chissà se arriverà almeno per Pasqua.
Tre anni di guerra in Ucraina hanno devastato il Paese. Secondo le stime diffuse dall’Onu in tre anni oltre 16mila civili sono stati uccisi, mentre i feriti sfiorano i 30mila. Almeno 13 milioni di civili ucraini necessitano di aiuti umanitari, mentre più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
In questa Pasqua in cui si stenta ad intravedere la fine di questo assurdo conflitto, la solidarietà non si è spenta.
Dal 19 aprile fino al 26 aprile parte una nuova missione umanitaria organizzata dal Distretto Lions 108Ib4 “Milano Città Metropolitana” con il supporto degli altri Lions italiani e di moltissimi donatori e sostenitori, a cui ha aderito anche la Comunità Papa Giovanni XXIII.
L'impegno si concentra sulle zone più devastate del Paese, quelle dove i villaggi sono ridotti in macerie e le infrastrutture inagibili. Volontari e operatori umanitari si faranno strada nelle aree di Odessa, Mykolaiv, Zaporizhzhia, portando con sé non solo aiuti materiali – medicinali, beni di prima necessità e supporto logistico – ma soprattutto un messaggio di vicinanza e umanità. Partiranno da Milano e percorreranno con i loro pulmini 6.000 chilometri in 6 giorni.Abbiamo raggiunto telefonicamente, Luigi Uslenghi, coordinatore degli aiuti umanitari del distretto del Lions Milano: «Siamo alla nostra 8ª missione. Il nostro impegno come Lions è partito all’inizio del conflitto in Ucraina aderendo a Stopthewarnow, una rete di organizzazioni ideata dalla Comunità di don Benzi. Nel territorio ucraino in questi anni sono nate delle relazioni di amicizia. Partiremo con 6 pulmini carichi di generi alimentari, medicinali e altri beni essenziali alle famiglie sfollate».
Intanto, Beppe Longo, operatore umanitario della Comunità Papa Giovanni XXIII da Valdagno, alla sua 3ª carovana, ha terminato di caricare il pulmino di beni di prima necessità raccolti per la Missione in Ucraina del Lions: latte, farina, zucchero, tutto ciò che rientra tra gli alimenti non deteriorabili, e poi sapone, rasoi, assorbenti, pannolini per bambini, insomma tutto per l’igiene di adulti e bambini. Con lui andrà anche Massimiliano Grandis, altro operatore della Papa Giovanni. XXIII oltre che della Cooperativa sociale Il Calabrone di Legnago: entrambi hanno vissuto la missione di pace della Papa Giovanni durante il conflitto nei Balcani. Con loro anche Antonio Bruttomesso, scout.Beppe Longo: «Con i Lions c’è una amicizia che va al di là delle Carovane umanitarie che abbiamo fatto con Stop the war now. E quando mi è stato proposto di partecipare a questa Missione Pasqua 2025, ci siamo subito attivati. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha nel suo DNA l'attenzione agli ultimi e a chi soffre. In questi anni di conflitto in Ucraina, abbiamo visto da vicino la devastazione e il dolore di un popolo intero. Unire le nostre forze con il Lions Club in questa missione rappresenta un'opportunità preziosa per portare aiuto alla popolazione. La nostra presenza insieme sul campo è un seme di pace in una terra martoriata.»
La missione arriverà nelle zone di Mykolaïv con altri 3 furgoni di cibo «Incontreremo il nostro amico Alberto Capannini, volontario di Operazione Colomba che vive con la gente del posto e andremo a Maxim». Qui nel 2003 abbiamo donato un dissalatore».
Longo: «C'è stata una richiesta urgente da Alberto Capannini di andare a Mykolaïv perché ci sono molti sfollati che arrivano da Cherson e sono senza cibo, non hanno più scorte alimentari. Ma faremo una toccata e fuga, perché il rifugio antiaereo di Maxim è pieno di gente e non vogliamo portare via posti».
Un aiuto concreto per alleviare la sofferenza di chi ha perso tutto.
La missione si sposterà a Zaporizhzhia e verrà ospitata dal vescovo cattolico Yan Sobilo. «Qui da due anni – racconta Uslenghi – portiamo stufe a legna in acciaio realizzate in Finlandia. Le stufe a legna sono già state consegnate. Noi come Lions italiani insieme ai Lions europei abbiamo contribuito lo scorso anno e anche quest'anno . Servono per cucinare ma anche per scaldarsi. Longo: «Questa volta si sono uniti anche i donatori del Lions, i quali vedranno come il loro aiuto abbia contribuito, attraverso le stufe, a rendere la vita delle persone meno dura».
Raggiungeranno poi Vinnycja, nel centro dell’Ucraina. Uslenghi: «Padre Vitaliy che nel frattempo è stato reclutato come cappellano dell’esercito dovrà salutarci e noi faremo ritorno in Italia».
Condividere la Pasqua con chi è in un contesto di guerra ha un significato profondo di pace, un segno di speranza e di umanità. È non rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza altrui.
Longo: «Le persone non hanno scelto di essere lì, ma sono costrette a stare sotto le bombe e a vivere questa situazione. Per me, personalmente, vuol dire anche donare del tempo, anche a rischio della vita, perché sappiamo tutti che siamo a rischio lì; non è che i droni guardano i furgoni della Papa Giovanni o dei Lions: se arrivano, arrivano. Siamo consapevoli di questa situazione. Ogni volta che sento che hanno bombardato Mykolaïv penso alle persone che hanno condiviso la loro vita con me, ai loro visi. Non sono dei numeri o articoli di giornale. Mi sento anche responsabile».
Che cosa sperate di trasmettere attraverso questa missione? Uslenghi: «La vicinanza alle persone, come dice sempre Alberto Capannini. Stare insieme a loro e non lasciarle sole, far sentire l’umanità e la fratellanza nel momento del bisogno, non solo materiale. La nostra presenza, anche se piccola può fare la differenza e riaccendere la speranza».