A dicembre il pontefice aveva affidato la Chiesa a San Giuseppe, e nel 2021 ricorrono anche i 5 anni dell'Amoris Laetitia
Sorprende sempre - positivamente - constatare quanto papa Francesco sia vicino alla famiglia, nelle sue dimensioni della ferialità e delle relazioni più strette.
Aveva colpito nel segno nel 2016 con l'
esortazione apostolica Amoris Laetitia firmata - guarda caso - proprio il 19 marzo.
E lo fa ancora con la
lettera apostolica Patris Corde, "Con cuore di padre", attraverso la quale indice il 2021 come l'anno dedicato a San Giueppe, a 150 anni da quando Pio IX l'aveva proclamato patrono della Chiesa.
Una provvidenziale coincidenza
A dicembre scorso quindi - curiosa coincidenza - il pontefice ha portato l'attenzione alla famiglia, proclamando quasi contemporaneamente
l'anno dell'Amoris Laetitia dal 19 marzo del 2021,
e l'anno di San Giuseppe dall'8 dicembre 2020.
Avvicinandosi - domani - la festa del papà, vale la pena ricordare la sovrapposizione di queste importanti dedicazioni e dare uno sguardo ai documenti che le acompagnano.
Amoris Laetitia, la gioia dell'amore
Il 19 marzo 2021 - dicevamo - si celebrano i 5 anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” dedicata alla bellezza e alla gioia dell’amore familiare. Papa Francesco inaugurerà domani quindi
l’Anno “Famiglia Amoris Laetitia”, che si concluderà il 26 giugno 2022 in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie a Roma. «L’esperienza della pandemia ha messo maggiormente in luce il ruolo centrale della famiglia come Chiesa domestica – si legge nel comunicato – e ha evidenziato l’importanza dei legami tra famiglie, che rendono la Chiesa una "famiglia di famiglie" (AL 87)».
Quando è stata scritta la lettera apostolica, l'attenzione dei media e del mondo cattolico è stata calamitata dai
temi caldi del gender e della comunione ai divorziati risposati, due temi sui quali si attendevano risposte che facessero chiarezza rispetto a differenti sensibilità presenti nel mondo cattolico.
In realtà la lettera è soprattutto una lettera d'amore scritta alle famiglie, alle coppie. E soprattutto il
capitolo quarto, nel quale si trova una interessantissima
sinossi tra l'inno alla carità di San Paolo (1 Cor 13,4-7) e la vita familiare, rivela una sensibilità pastorale estremamente fine, frutto di una grande esperienza a fianco delle famiglie.
Patris Corde, con cuore di padre
«Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli "il figlio di Giuseppe"». Inizia così l'esortazione apostolica che tratteggia la figura di San Giuseppe incastonandola
nella storia contemporantea.
Si fa cenno alla
pandemia in corso, laddove «possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate», un po' come Giusppe di Nazareth,
patrono dei lavoratori. «Imploriamo San Giuseppe lavoratore - continua quindi il Pontefice - perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!».
E uno sguardo all'attualità emerge anche quando papa Francesco ricorda che Giuseppe e la Sacra famiglia hanno vissuto esperienze «
come molti nostri fratelli migranti che ancora oggi rischiano la vita costretti dalle sventure e dalla fame. In questo senso, credo che San Giuseppe sia davvero uno speciale patrono per tutti coloro che devono lasciare la loro terra a causa delle guerre, dell’odio, della persecuzione e della miseria».
«Sappiamo che egli era un
umile falegname (cfr Mt 13,55),
promesso sposo di Maria (cfr Mt 1,18; Lc 1,27); un "
uomo giusto" (Mt 1,19), sempre pronto a eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge (cfr Lc 2,22.27.39) e mediante ben quattro
sogni (cfr Mt 1,20; 2,13.19.22). Dopo un lungo e faticoso viaggio da Nazaret a Betlemme,
vide nascere il Messia in una stalla, perché altrove "non c’era posto per loro" (Lc 2,7). Fu
testimone dell’adorazione dei pastori (cfr Lc 2,8-20) e dei Magi (cfr Mt 2,1-12), che rappresentavano rispettivamente il popolo d’Israele e i popoli pagani. Ebbe il coraggio di assumere la
paternità legale di Gesù». Rispetto a quest'ultima considerazione, don Oreste Benzi era solito dire che San Giuseppe è stato il
primo padre affidatario.
Spunti per il padre di oggi
Soffermarsi sulla figura di questo santo offre importanti spunti per far uscire dalla nebbia un'immagine identitaria del padre che è ormai smarrita da diversi decenni.
Dopo i fasti del
pater familias e gli eccessi del padre-padrone, a seguito dei mutamenti sociali innescati dai movimenti femministi del secolo scorso, la letteratura è concorde nell'affermare che la figura paterna è impalllidita e non ha ancora trovato delle coordinate chiare.
«Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà».
Basta seguire il documento alla lettera per tratteggiare una figura di padre che è al tempo stesso moderno e tradizionale, che esprime forza ma sa stare nella debolezza, deciso ma non nevrotico. Ecco la sequenza delle "qualità" di San Giuseppe, da
Patris Corde:
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Padre amato dal popolo cristiano, in quanto «si pose al servizio dell’intero disegno salvifico», e ha «usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro».
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Padre nella tenerezza e della fragilità: «Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza»
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Padre nell'obbedienza, che come Maria non ha esitato a dire sempre il suo fiat
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Padre nell'accoglienza ∫«Giuseppe accoglie Maria senza mettere condizioni preventive», con una fiducia che non è mai rassegnazione: «La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie»
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Padre dal coraggio creativo perché «davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere»
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Padre lavoratore «San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro»
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Padre nell'ombra che oggi purtroppo significa "assente" ma che - alla scuola di San Giuseppe - può diventare la qualità di «introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze»
Linee guida che possono diventare una traccia per approfondire la figura di questo santo paterno, ma anche per dare ad ogni padre degli spunti per vivere in pienezza la propria paternità.