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17 Febbraio 2025

Piani climatici: solo 12 paesi su 195 hanno rispettato la data

Scadenza mancata per la presentazione dei piani di riduzione delle emissioni
Piani climatici: solo 12 paesi su 195 hanno rispettato la data
Foto di Foto di digifly840 da Pixabay
Il termine per presentare all'agenzia dell'Onu le strategie per ridurre le emissioni del 55% entro il 2035, inizialmente fissato per il 10 febbraio, è stato posticipato di 7 mesi. Anche l'Unione Europea ha deciso di prendersi più tempo.

Quasi 200 nazioni avevano tempo fino a lunedì 10 febbraio 2025 per presentare i propri piani di riduzione delle emissioni di gas serra, documenti definiti dal capo del clima delle Nazioni Unite come «tra i più importanti che i governi produrranno in questo secolo». Tuttavia, la maggior parte dei paesi non ha rispettato la scadenza. L'ONU ha chiarito che il ritardo è tollerabile, purché i governi siano effettivamente al lavoro sui piani.

Presentati i piani: 12 paesi su 195

Ad oggi, solo dodici delle 195 nazioni firmatarie dell'Accordo di Parigi del 2015 hanno presentato i loro piani nazionali per la riduzione delle emissioni entro il 2035.

Questi paesi rappresentano solo il 16,2% delle emissioni globali di anidride carbonica, il principale gas serra prodotto dall'attività umana. Tra questi c’è il piano presentato dagli Stati Uniti, per volere dell’ex-presidente Joe Biden, piano che il neo-presidente Trump ha già detto di voler ignorare in futuro.

Oltre agli Stati Uniti, solo Brasile (che ospiterà la COP30 a novembre), Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti hanno inviato i propri obiettivi per il 2035. Altri paesi che hanno presentato i loro piani includono Isole Marshall, Singapore, Ecuador, Santa Lucia, Andorra, Nuova Zelanda, Svizzera e Uruguay, che però insieme generano meno dello 0,2% delle emissioni globali di CO2.

Il Segretario dell'ONU per il Clima, Simon Stiell, ha dichiarato che oltre 170 paesi hanno assicurato di essere al lavoro sui rispettivi piani, sottolineando l'importanza della qualità rispetto alla puntualità.

«Prendersi più tempo per garantire piani di alta qualità ha senso», ha affermato Stiell in un recente discorso in Brasile (dove il prossimo novembre si terrà la trentesima edizione della COP, la Conferenza delle Parti sul clima) e definendo questi documenti come «i piani climatici più completi mai sviluppati». Tuttavia, non tutti condividono questa visione. Champa Patel, direttrice politica dell’organizzazione non-profit Climate Group, ha espresso preoccupazione per il ritardo, sottolineando l'urgenza dell'azione climatica: «Il mondo non può permettersi l'inazione».

Cosa sono i Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC)

I piani nazionali, noti ufficialmente come Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC), rappresentano il meccanismo principale dell'Accordo di Parigi. Ogni cinque anni, i paesi devono presentare nuove strategie più ambiziose per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dall'uso di carbone, petrolio e gas naturale. La versione attuale dei piani dovrebbe essere allineata all'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, il pianeta ha già raggiunto un aumento di 1,3°C e, secondo l'ONU, è sulla traiettoria di un ulteriore riscaldamento di 1,8°C.

Gli scienziati avvertono che l'aumento delle temperature sta intensificando eventi meteorologici estremi come inondazioni, siccità, uragani, ondate di calore e incendi, con conseguenze devastanti per la popolazione e l'economia globale.

I nuovi obiettivi devono riguardare tutti i gas serra, inclusi metano, protossido di azoto e idrofluorocarburi, e coprire l'intera economia, non solo il settore energetico, come stabilito in un accordo del 2023.

I piani presentati sono appena sufficienti

Il Climate Action Tracker, un'organizzazione di esperti che analizza i piani climatici nazionali, ha classificato quattro dei sei NDC esaminati come "quasi sufficienti" per contenere il riscaldamento entro 2°C. La Svizzera ha ricevuto una valutazione insufficiente, poiché il suo piano sarebbe compatibile con un aumento della temperatura di 3°C. Il Regno Unito, invece, ha ottenuto una valutazione positiva, con un piano che punta a una riduzione delle emissioni dell'81% entro il 2035 rispetto ai livelli del 1990, includendo l'eliminazione delle auto a combustione interna entro il 2030. Il Brasile ha proposto una riduzione tra il 59% e il 67% rispetto ai livelli del 2005, con un'enfasi sulla giustizia climatica e la lotta alla deforestazione.

Eppure, ancora molti piani sono stati giudicati insufficienti rispetto agli impegni dichiarati e alle risorse disponibili. Gli Stati Uniti, ad esempio, sono stati criticati per la mancata corrispondenza tra obiettivi e azioni concrete, soprattutto dopo il ritiro dall'Accordo di Parigi deciso da Trump.

Spostata a settembre scadenza presentazione Piani

Il termine ultimo ufficiale, stabilito per nove mesi prima della prossima conferenza internazionale sul clima prevista a Belém, in Brasile, è scaduto alle 23:59 in Germania, sede dell'ufficio climatico ONU. Tuttavia, Stiell ha indicato settembre come la vera scadenza, quando le Nazioni Unite valuteranno l'efficacia complessiva dei piani e il loro impatto sulla riduzione delle emissioni future.

Resta da vedere se gli impegni assunti si tradurranno in azioni concrete: un'incognita che peserà sul futuro del pianeta.