Compra una casa e accoglie ex prostitute: premiata
Margaret Archer, sociologa inglese, ha vinto l'edizione internazionale del premio Don Oreste Benzi, assieme a Filippo Diaco, ex presidente delle Acli di Bologna.
La premiazione il 22 luglio in diretta da Rimini. La giuria, composta dal patriarca Francesco Moraglia, dalla giornalista Lucia Bellaspiga e dalla giornalista e mediatrice culturale Irene Ciambezi, ha assegnato ex aequo il premio ai due candidati.
Quest'anno il Premio internazionale don Oreste Benzi 2020, istituito dall'omonima Fondazione e giunto alla sua seconda edizione, è stato dedicato al tema della liberazione delle donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale. Margaret Archer e Filippo Diaco sono i vincitori ex aequo. Un uomo e una donna, quasi a mostrare che questa battaglia di “genere” può essere vinta solo con una alleanza tra “generi”: uomini e donne di buona volontà.
«Le motivazioni di tale scelta - si legge nel sito della Fondazione don Oreste Benzi - risiedono nella valutazione che entrambe queste figure di laici, seppure in contesti e con ruoli diversi, sulla base della documentazione pervenuta, hanno avviato un cambiamento interno alla società in risposta all’urgenza della liberazione delle vittime di tratta».
La sociologa che accoglie le vittime di tratta
Margaret Archer è una professoressa inglese, sociologa di fama mondiale, già presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, istituita da Giovanni Paolo II al fine di promuovere lo studio e il progresso delle scienze sociali, offrendo alla Chiesa gli elementi di cui avvalersi per lo sviluppo della sua Dottrina sociale e l'applicazione nella società contemporanea.
Archer, incaricata da Papa Francesco, organizzò dal 2014 al 2019 numerosi incontri di approfondimento della tratta, specie a fini sessuali, nell'ottica neo-abolizionista coinvolgendo le più importanti autorità internazionali sul tema, rappresentanti di organizzazioni internazionali, forze di polizia, donne giudici, giovani contro la tratta e le stesse sopravvissute.
Ma il suo impegno è andato oltre. «Non mi bastava combattere la tratta con gli incontri in Vaticano, rischiava di essere un esercizio intellettuale - ci racconta al telefono -. Così ho seguito le parole del Papa quando, all'Angelus del 6 settembre 2015, invitò ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d'Europa, ad ospitare una famiglia».
Detto fatto, nel 2016 la professoressa compra una casa a Kenilworth, piccola città nella campagna inglese, e ospita donne vittime di tratta con i loro bambini. Il tutto a sue spese, non avendo un riconoscimento del governo inglese, ed in collaborazione con la sua parrocchia.
L'"aclista" che combatte i pregiudizi sul lavoro
Filippo Diaco è stato fino al mese scorso presidente delle Acli di Bologna, l'associazione dei lavoratori cristiani. Oggi è il responsabile del patronato. Durante i suoi otto anni di mandato ha realizzato numerosi progetti di accompagnamento al lavoro per donne vittime di tratta, consapevole che è proprio il lavoro ciò che riscatta e ridona dignità e autonomia. Inoltre ha anche promosso una ricerca dedicata al tema dell’occupabilità femminile che ha permesso di comprendere meglio come affrontare i pregiudizi che gravano su queste donne nel mondo del lavoro al fine di sconfiggerli.
«Sono onorato di questo riconoscimento e sono grato alle Acli di Bologna che mi hanno candidato a mia insaputa - ha commentato Diaco alla notizia della vincita -. Con la Comunità di don Benzi abbiamo condiviso diverse battaglie. Ho grande ammirazione per il lavoro dell’Associazione e del suo fondatore. Le Acli restano a disposizione per lavorare ancora, insieme, per il bene comune. A tutta la Papa Giovanni e al Presidente Giovanni Paolo Ramonda va tutta la mia più sincera gratitudine.»
La foto simbolo del Giubileo
La battaglia contro la prostituzione è stata una delle ultime combattute dal sacerdote dalla tonaca lisa. Certamente quella che lo fece conoscere al grande pubblico. Furono tantissimi gli interventi nelle parrocchie, in parlamento, in televisione. Don Oreste faceva parlare sempre qualche giovane ragazza strappata dalle mani di trafficanti e clienti. Testimonianze preziose che, per la prima volta, aprirono gli occhi delle persone. La prostituzione non era più una questione di morale pubblica, bensì una nuova schiavitù.
La fama della battaglia di don Oreste scavalcò i confini italiani il 24 maggio 2000. Quel giorno don Benzi accompagnò Anna, ex prostituta malata di Aids, al cospetto di Giovanni Paolo II. «Papà libera le bambine» disse la donna al Pontefice. L' immagine di Wojtyla con l'ex prostituta fece subito il giro del mondo e divenne una delle fotosimbolo dell'Anno Santo.