Con queste parole, pronunciate all’Università di Nairobi nel corso di una Visita di Stato, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto sul tema del cambiamento climatico.
All’incontro era presente anche Simone Ceciliani, giovane missionario della Comunità Papa Giovanni XXIII in Kenya. «Sono rimasto colpito dalle parole del Presidente. Ha rimarcato il fatto che non esiste un secondo tempo a disposizione ed anche il fatto che a pagare le conseguenze dei cambiamenti climatici sono le popolazioni che non le hanno causate».
«Alcune settimane fa, di rientro dal nord del Kenya, dal villaggio di Bubisa nella diocesi di Marsabit. - racconta Simone - ho trovato cimiteri a cielo aperto disseminati di carcasse di animali morti. Erano soprattutto pecore e capre, unica forma di sostentamento per i popoli di queste zone. Le bestie muoiono perché non piove e non hanno niente da mangiare. Non avendo più animali e quindi neanche più soldi, molte famiglie hanno smesso di mandare i bambini a scuola. Qui in Africa i cambiamenti climatici stanno facendo disastri. Queste popolazioni, che hanno sempre vissuto di un'economia di sussistenza, pagano le conseguenze dei cambiamenti climatici di cui loro non sono responsabili. Qui il grido dei poveri si unisce al grido della terra ed è più forte che mai».
C’è un posto dove non piove da quasi tre anni. Neanche una goccia d’acqua. Si tratta della regione del Turkana, un grande lago collocato nella Rift Valley, nella zona nord Occidentale del Kenya, una delle aree più desertiche del Paese. In questa regione non piove da quasi tre anni. Secondo le Nazioni Unite è la siccità peggiore degli ultimi 40 anni ed oltre quattro milioni di persone sono ad alto rischio alimentare. Si stima che siano morti un milione e mezzo di capi di bestiame, l’unica fonte di reddito e sopravvivenza in queste zone aride.
«Don Oreste Benzi nel 1997 aprì la missione a Soweto, una delle tante baraccopoli della capitale a sostegno dei poveri e dei ragazzi di strada. - conclude Simone - Per rispondere al grido dei poveri e della terra abbiamo aperto un progetto nei villaggi sperduti del Turkana. Qui gestiamo una mensa scolastica per 500 bambini dei villaggi più lontani e stiamo raccogliendo fondi per la costruzione di pozzi per dare alla popolazione locale accesso all'acqua».