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25 Novembre 2020
Ultima modifica: 22 Gennaio 2024 ore 09:52

Prostituzione cinese in Italia e in Europa, dove e perchè

Donne cinesi: a volte sono escort già da ragazze
Prostituzione cinese in Italia e in Europa, dove e perchè
Si prostituiscono con un grido silenzioso: sono donne cinesi e la loro vicenda è fotografata dal dal Report europeo pubblicato da Caroline Sander, consulente e ricercatrice dell'organizzazione Herzwerk.
A Roma, nel luglio di questo stesso anno, la polizia individua in un centro massaggi un vero e proprio bordello che ospita ragazze gestite da una maitresse cinese. Le prestazioni concordate direttamente con la boss ai clienti tra i 30 e i 60 anni costavano in media dai 60 ai 100 euro.

A Catania in ottobre viene alla luce un’organizzazione criminale il cui capo, un quarantenne cinese noto come il Boss, sfrutta giovani donne cinesi nei centri massaggi del capoluogo e offre anche prestazioni a domicilio via Web, denominate tantra.

Due settimane fa, in Trentino viene arrestata un’altra maitresse che, insieme ai suoi complici, tra cui non manca un italiano, da Milano gestisce prenotazioni e appuntamenti con i clienti di alcune connazionali, che esercitano la prostituzione in due appartamenti in Trentino. Le indagini sono partite a marzo – in pieno lockdown – a seguito degli annunci apparsi sul web di incontri intimi in Trentino.

Sono fatti di cronaca frequenti che però non raccontano mai chi sono le vittime in quelle stanze segrete, non solo a Roma o a Prato, invisibili come invisibili sono le violenze psicologiche, fisiche ed economiche che subiscono nel silenzio. Sono le donne più discriminate d’Europa non tanto per il colore della pelle ma perché considerate dai clienti le escort più sottomesse. E quindi sono ancor più violate.

Secondo i dati della Commissione europeamì, tra il 2010 e il 2016 le donne e le ragazze cinesi hanno costituito il terzo più grande gruppo di vittime d’Europa nonostante ne siano state identificate in un anno (tra il 2015 e il 2016) solo 739.

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Dal Report sull’integrazione delle sopravvissute alla tratta cinesi, realizzato da Caroline Sander a conclusione del progetto europeo INTAP, risulta che in Austria ci sono circa 50 bordelli cinesi e sale massaggi e che sono sempre numerose le donne cinesi tra le richiedenti asilo (nonostante il vero picco sia stato nel 2016). In Spagna, dove le donne cinesi si prostituiscono soprattutto negli appartamenti, gli esperti intervistati dalla ricercatrice in questo anno riferiscono, nonostante la pandemia, un continuo aumento di appartamenti per la prostituzione cinese che è legale. 

Donne trafficate sulla rotta russa, dalla Cina all'Europa

La maggior parte delle vittime prostitute cinesi in Europa provengono dalle regioni nord-orientali della Cina più impoverite. Vengono spostate nel sud-est e poi trafficate attraverso l'ex Unione Sovietica prima di raggiungere l'Europa. Sichuan, nel sud della Cina, è uno dei centri più noti ma non mancano prostitute partite da Shangai. Secondo il resoconto di agenti di polizia intervistati arrivare da Mosca in Europa è il modo più economico. Il costo del viaggio è enorme. È la famiglia che garantisce il pagamento. Se anche l’immigrato non è in grado di pagare, l’organizzazione può rifarsi nei confronti dei parenti. Addirittura, riporta il report: «Alcune hanno dichiarato di non poter nemmeno ricorrere al suicidio perché la condizione debitoria della famiglia non cambierebbe di una virgola. È per questo che non riescono ad uscire dalla tratta».

Tavolino con una guardia e raccolta documenti
Pechino: per spostarsi fra i quartieri durante l'emergenza Covid-19 bisogna dare le proprie generalità.


C'è anche un percorso via terra, il più traumatico. La vittima infatti conosce solo il cinese, non ha in mano il suo passaporto, percorre luoghi che non conosce e non sa nemmeno quale sarà la sua destinazione. Anche se viaggiano in gruppo in alcuni tratti devono aspettare il camion successivo. Non sanno nemmeno chi darà loro il passaggio, sanno solo che sarà un autista cinese.

I trafficanti organizzano il viaggio in ogni minimo dettaglio

Una volta arrivate in Europa le vittime rivedono incredibilmente il loro passaporto. Un agente di polizia intervistato denuncia i visti che facilitano l’accesso da Macau. Un altro aggiunge un’altra rotta, quella maltese: «Per un periodo di tempo, c'è stato un gran numero di donne che sono arrivate in Europa attraverso Malta. Così apparentemente l'ambasciata maltese a Pechino concedeva visti turistici ‘a caso’». Le donne cinesi, a differenza di altre vittime, devono pagare il viaggio in anticipo. Costa più di 10.000 euro: una vera fortuna per loro se si pensa che un salario mensile nel loro paese vale tra i 60 e i 300 euro al massimo. Quindi sono costrette a chiedere prestiti ad amici, familiari o più spesso a strozzini organizzati dalla mafia. Non guadagnano nulla, tutto viene detratto dal debito in Cina: già è tanto se hanno un materasso per dormire e qualcosa da mangiare se non si rifiutano di prostituirsi e di lavorare tutto il giorno.


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Donne cinesi costrette al silenzio

La maggior parte delle donne cinesi nell’industria della prostituzione sono adulte. In Francia sono per lo più donne quarantenni, sono per lo più divorziate o vedove e hanno figli adolescenti o giovani adulti che vivono in Cina. Gli esperti di tratta intervistati nel Report dicono lo stesso delle donne cinesi in Austria, Spagna e Svizzera. Un esperto spagnolo osserva: «In realtà, hanno tra i trentacinque anni e i cinquanta anni ma agli occhi dei clienti europei sembrano comunque sempre giovani». Ecco quindi che le loro maitresse hanno anche il compito di trovare loro un marito europeo.

Locale a luci rosse in Ungheria
Foto di Irene Ciambezi


D’altra parte molte donne cinesi non hanno avuto la possibilità di studiare e già a dieci anni in Cina andavano a lavorare in campagna o a vendere prodotti al mercato. Le loro madame si occupano di tutto, le portano dal dottore, comprano loro i vestiti, fanno richieste di asilo per loro. A causa della lingua riescono facilmente a renderle dipendenti in tutto e così a incatenarle alla vita di prostituzione. «Siccome siamo straniere, anche se il capo ci maltratta — spiega una sopravvissuta — è la persona con cui siamo state di più, l’unica che conosciamo e finiamo così per ascoltarla». D’altra parte: «Siccome devi dei soldi alla gente, il boss ti dirà sempre: devi stare zitta, non puoi mai dire la verità. Ci accompagna sempre questo senso di minaccia e di pericolo».

Vedi il filmato di denuncia realizzato dalla trasmissione Le Iene

Ci sono anche ragazze che provengono dalle regioni montuose dello Yunnan, Guizhou, Guangxi, ingannate dall’idea di venire in Europa per trovare un lavoro più vantaggioso e non sanno della vita che le aspetta. Spesso sono donne che hanno già subìto violenza dal loro partner in Cina e questo accade anche per le donne che vengono dalle città o d famiglie benestanti. Credono di potersi ricostruire un futuro in Europa ma poi si trovano tra le mani della mafia cinese.

Escort senza via di fuga

Sono i loro connazionali infatti che organizzano tutto: il viaggio, i documenti, l’alloggio. Capita che il luogo in cui lavorano coincida con quello in cui vivono. Gli annunci stessi con le loro foto sui giornali sono gestiti da agenzie. Mai da loro.

Alcuni investigatori credono che le bande cinesi siano le prime a controllare il traffico sessuale mondiale. Si tratta di reti criminali organizzate come società segrete mafiose. Spesso sono triadi di gruppi affiliati.

Le donne cinesi arrivano in Europa pensando di lavorare in una famiglia come colf o baby sitter. E iniziano davvero così: senza un giorno libero, guadagnano 400, o 600, euro al mese. Sfruttate fin dall’inizio, come alternativa gli viene prospettato per un periodo di lavorare ancora più duramente in un ristorante. Anche in quel caso dove lavorano hanno un posto letto.

Dormire e lavorare nello stesso posto è una forma per tenerle sotto controllo. E quando sono sfinite, se si ribellano, gli viene prospettata la prostituzione.  A quel punto non hanno più la forza di reagire. In alcuni casi, avvengono più forme di sfruttamento insieme: lavoro domestico, nella ristorazione e sfruttamento sessuale. A turni.

Nell’industria della prostituzione, donne lavorano nude e nei centri massaggio o nelle saune e nei centri benessere. Oppure nei club. Se si trova scritto “new room massage” è chiaro che si tratta di una prestazione sessuale in camera. Si tratta di un business celato ma ormai conosciuto dai clienti stessi: i centri massaggio sono aperti tutto il giorno dalle 9 alle 19, mentre i night e i bordelli soprattutto alla sera.

Molto spesso i clienti ne approfittano in pausa pranzo o fingono di andare ad una riunione, o a fine lavoro. «Una forma di prostituzione intensificata e segreta — specifica Caroline Sander nel suo Report — e anche per questo è difficilissimo che le prostitute chiedano aiuto e che possano fidarsi delle organizzazioni e della polizia».

Molte donne sono ricattate dalla madame o dalla persona che le controlla, perché è orribile per loro se la famiglia sapesse che cosa stanno facendo qui. Il tema della vergogna è un elemento specifico nella cultura cinese e diventa il primo ostacolo alla uscita dalla tratta. Nessuno dovrà mai sapere che sono prostitute. Continua: «Quando una donna cinese è qui non direbbe mai: “Sono stata sfruttata. Sono una prostituta. Devo fare questo e quello. Non vogliono essere una vergogna per la famiglia».

Uomo spala la neve
Neve a febbraio 2020 in un quartiere di 5000 abitanti a Pechino.


Anche i media sono spesso usati dal governo cinese per incolpare e gettare onta sulle donne cinesi che si prostituiscono, nonostante siano vittime della tratta di esseri umani: sono raffigurate come donne avide, che non vogliono lavorare per il loro paese e che lasciano i loro villaggi rurali per vivere la vita facile nelle città ricche. Lo sfruttamento della prostituzione resta dunque un problema individuale, che non deve sapere nessuno. Per questo le donne rimangono nel silenzio e non chiedono mai aiuto.

Ma il tema della vergogna non è solo qualcosa che impedisce alle donne di denunciare ciò che sta accadendo a loro, «significa anche che gli assistenti sociali e le operatrici delle ONG devono imparare a leggere "tra le righe" e capire come trattarle e parlare con loro, se vogliono conquistare la loro fiducia». Questa è la sfida più grande secondo l’organizzazione austriaca Herzwerk, specie quando sono accompagnate dalle loro stesse maitresse a chiedere consulenza per l’asilo politico. Alla vergogna si aggiunge anche il terrore di essere espulse. Rischiano infatti di rimanere clandestine. Oppure fanno richiesta di asilo politico o gli viene richiesto un permesso di soggiorno con falsi contratti di lavoro.

E il terrore di essere subito ritrovate dagli sfruttatori, se decidessero di scappare, le accompagna ogni giorno. Per questo continuano a chiudersi nel silenzio e nell’invisibilità.


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