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25 Settembre 2024
Ultima modifica: 26 Settembre 2024 ore 11:07

Tra prostituzione e camorra, una nuova linea di aiuto per le vittime

«Siamo pronti a tagliarti la gola». Un anno fa i primi messaggi alle operatrici di Bari impegnate contro lo sfruttamento della prostituzione.
Tra prostituzione e camorra, una nuova linea di aiuto per le vittime
Due anni dopo la confisca di un bene del clan Capriati dove è nato un centro diurno per chi vuole riscattarsi, l'Associazione Micaela continua instancabile ad intercettare le vittime della prostituzione nonostante la malavita circostante. Tra prostituzione minorile, siti pornografici e racket della prostituzione su strada, a Bari c'è anche chi è impegnato al fianco delle vittime, senza paura dei clan.
Dopo il recente omicidio della giovane Antonella Lopez durante una sparatoria improvvisa in discoteca, non c’è più dubbio che la rivalità tra clan baresi nel controllo del territorio sia ormai all’ordine del giorno. L’ombra della malavita incombe anche nella vicenda che nei mesi scorsi ha lasciato sgomento in tutta la Puglia. Il caso delle cosiddette ‘squad girls’ un gruppo di donne tra i 35 e i 20 anni che insieme a due uomini del territorio – il prossimo 3 ottobre a processo davanti ai giudici del Tribunale di Bari - tra il 2021 e il 2022 avrebbero indotto alla prostituzione quattro ragazzine all’epoca 16enni, con guadagni da capogiro, fino a 500 euro a cliente.

Ma a Bari c’è anche chi è impegnato al fianco delle persone più fragili, senza paura dei clan. le operatrici impegnate contro lo sfruttamento della prostituzione continuano imperterrite le attività di primo contatto e protezione a favore delle vittime.
Due anni fa, è stato aperto infatti il centro Amaranta dell’Associazione Micaela onlus in una villa confiscata al clan Capriati, che nel passato era dedicata alla prostituzione, affidata alla cooperativa sociale CAPS. Un progetto che ha privato la criminalità organizzata di un immobile proprio sul lungomare San Giorgio. «In questi due anni – ci raccontano - siamo state minacciate solo una volta».

“I miei uomini sono pronti a tagliarli la gola”. Suonavano così gli inquietanti messaggi di minacce su whatsapp iniziati un anno fa sul cellulare di servizio dell’Associazione Micaela. Ma dopo la denuncia alle forze dell’ordine, non c’è stato nessun seguito.

Una nuova sfida: le telefonate di aiuto

Una delle operatrici, che manterremo anonima, ci racconta che l’Associazione ha avviato una nuova sfida proprio in questo ultimo anno: una help line.

«La nostra associazione, come ente coattuatore del Progetto LA PUGLIA NON TRATTA della Regione Puglia, già a febbraio 2023 ha partecipato alla ricerca e azione interregionale sullo sfruttamento sessuale al chiuso, avviando attività specifiche di studio e di assistenza. Oggi almeno 10 ore settimanali coinvolgono 2 risorse umane dell’associazione, una educatrice professionale socio – pedagogica con esperienza ventennale nell’ambito della tratta delle donne e del grave sfruttamento sessuale e una operatrice sociale. I loro compiti principali sono mappare il fenomeno prostituzione al chiuso individuando le fonti informative adeguate, creando un apposito database, e intercettare ed agganciare le persone beneficiarie tramite contatti telefonici e domiciliari per la diffusione di materiale informativo multilingue».

L’obiettivo è quello di offrire “azioni di prossimità” ovvero consulenza pedagogico-sociale, sanitaria e giuridico e l’eventuale invio a strutture di accoglienza. «Una delle principali richeste di aiuto – ci spiega G. – riguarda l’assistenza sanitaria per l’hiv o la sifilide. E anche per questa ragione ci stiamo domandando soprattutto chi sono i clienti, che profilo hanno. Vediamo camper nelle campagne, e tanti quasi in fila per prendersi il posto. Quanto queste situazioni sono fuori controllo?».

L’associazione non si occupa solo di donne nella prostituzione in strada dunque ma anche di persone transessuali. Entrambe sono tra i corpi in vetrina di centinaia di offerte e recensioni diverse sui siti pornografici accessibili a tutti ma anche su quelli del deep web che invece richiedono per accedervi di autenticarsi o fare il login. Online si incontrano persone di tutte le nazionalità che propongono prestazioni sessuali anche h 24, con listino completo, incluso la specifica offerta per disabili.

«La mappatura dei siti prevede una raccolta dati compilando un database tabellare excel con valori riferiti alla persona: età, genere, nazionalità, telefono, città, tipologia annuncio, nome o nickname. Quanto al servizio di “telefonia di aiuto” (help line), offriamo ascolto telefonico alle persone e forniamo counseling per i loro bisogni espressi ma stiamo valutando anche la possibilità di prevedere all’interno dell’unità di contatto indoor la presenza di un/a mediatore/mediatrice linguistico, soprattutto per quanto riguarda specifiche nazionalità ad esempio quella cinese.

Abbiamo sempre prediletto un contatto autentico, per presentare i servizi della nostra associazione – oltre a quelli socio-sanitari, spieghiamo anche le modalità di regolarizzazione in Italia e la possibilità di accedere a programmi di assistenza ed integrazione sociale. Tuttavia è elevatissima la complessità di questa attività di contatto indoor: l’incorporeità del contatto inibisce la fiducia interpersonale tra operatore (che chiama) e beneficiario/a dell’intervento (che riceve la chiamata)».

Come uscire da violenza e tratta

«Se veniamo contattate per la richiesta di uscita dalla situazione di grave sfruttamento sessuale procediamo immediatamente con un colloquio conoscitivo presso il nostro Sportello “Social Desk”, presso la Caritas Diocesana di Bari - Bitonto nei pressi della Stazione Centrale oppure presso il nostro “Drop House Amaranta”». In questo periodo G. ci racconta che si stanno occupando in particolare di persone provenienti dal Brasile ma anche da Colombia e Venezuela. Hanno notato infatti un intenso “passaparola digitale” da parte delle transessuali e delle donne sudamericane. Le persone transessuali sono le più disponibili al dialogo durante le chiamate rispetto alle altre.

«È difficile però progettare un supporto durevole a causa della loro itineranza perché spesso si spostano di città in città. Oggi sono a Bari, e domani si spostano a Taranto e peggio ancora a Torino». Le operatrici non hanno dubbi: l’unico input valido per uscire dalla prostituzione è il lavoro. «Oltre a tirocini ed esperienze precarie di lavoro, è importante per le persone sfruttate aumentare le proprie competenze, avere contatti coi centri per l’impiego, e cercare un lavoro stabile che realizzi le aspettative e i loro sogni. Lo dico spesso che non bisognerebbe preoccuparsi solo di accogliere con percorsi difficili da accettare e sostenere. Sarebbe necessario attivare progetti dalla strada – o dalla prostituzione indoor – direttamente all’azienda!». Anche se l’assistenza sanitaria, legale e psicologica sono importanti, l’impegno iniziato nel mare di annunci di prestazioni online fa pensare che accanto a questo per uscire dal giro bisogna avere la possibilità di un lavoro e dopo tanti anni intrappolate tra violenze e sfruttamento per molte è difficile crederci.

«In questo momento, stiamo aiutando una persona transessuale brasiliana si è avvicinata a noi per motivi di salute. Pian piano ci ha aperto il cuore. Una storia terribile fatta di violenza subìta da piccola, abusi in famiglia e poi scopri che nella sua vita ha subìto anche adescamento, sfruttamento sessuale. Una vittima di tratta, insomma ma agganciata dopo 10 o 20 anni. Per questo non dobbiamo demordere e occorre approfondire come aiutare chi non ha condizioni di libertà, ed è stata sfruttata in un periodo precedente, come possa fare oggi una richiesta di asilo dopo 10 anni di inferno…». Integrarsi in un territorio difficile come Bari e ricominciare con una attività lavorativa richiede coraggio.

A sentire certe storie vengono i brividi ma G. non sembra affatto angosciata e ci tiene a ripetermi. «Comunque noi non abbiamo paura! Certamente abbiamo preoccupazione e premura nel lavorare ed intervenire sempre in condizioni di sicurezza, con prudenza, attenzione e ponderatezza. Siamo consapevoli di muoverci in trame mafiose e scellerate. Ci troviamo quotidianamente in luoghi dove i diritti umani vengono violati e dissacrati da gente criminale. Ma non smetteremo di incontrare chi potrebbe uscirne e dare una chance per ricominciare».