In occasione della Giornata contro la violenza alle donne, che ricorre il 25 novembre, parte il tour dello spettacolo teatrale "Nemmeno con un fiore", per sensibilizzare il pubblico sul tema della prostituzione: la violenza di genere più diffusa in Europa.
Cos’hanno in comune una poliziotta, un’affittuaria, una moglie, un cliente, una prostituta?
Personaggi ordinari apparentemente distanti ma irrimediabilmente coinvolti, chiamati a confidarsi e porsi domande sul significato dell’amore, soprattutto quello violato.
«Bordelli a cielo aperto: porti senza mare che l’onda azzurra dei nostri lampeggianti fa sparire, in fretta, quando arriva». È una frase del personaggio/poliziotta dello spettacolo
Nemmeno con un fiore. Il prezzo dell’amore, per la regia di
Emanuela Frisoni con la collaborazione di
Rosa Morelli e Giampiero Pizzol. In scena le attrici
Barbara Abbondanza,
Giorgia Guerra,
Patrizia Bollini.
La violenza che si consuma nelle tante sfaccettature del mercato del sesso - che non si è fermato nemmeno con il Covid - è il tema al centro dello
spettacolo basato sulla storia vera di una giovane donna sfruttata sui marciapiedi della Via Emilia e che andrà in scena, dopo un anno e mezzo di attesa, in 3 teatri italiani in occasione della
Giornata internazionale per eliminazione della violenza contro le donne.
Dove vedere lo spettacolo sullo sfruttamento sessuale “Nemmeno con un fiore”
Il tour partirà il
24 novembre alle ore 21 al Teatro degli Atti a Rimini dove interverranno operatrici antitratta della Comunità di don Benzi e di Differenza Donna - ente gestore del
numero antiviolenza e stalking 1522 e partner del
progetto europeo MIRIAM. Donne libere dalla violenza di genere - per riflettere su come prevenirla e come contrastarla nell’industria della prostituzione, e in particolare come prevenire i femminicidi.
Il
26 novembre alle ore 21 sarà in scena al Teatro San Giuseppe di Faenza e il
28 novembre alle ore 16.30 al Teatro Toselli di a
Cuneo.
Uno spettacolo per parlare di prostituzione e sfruttamento sessuale
Ma cosa ha spinto a mettere in scena i volti di uomini e donne che si celano dietro la vicenda della giovane vittima protagonista della pièce teatrale?
«Abbiamo voluto andare oltre al fatto di cronaca e indagare la quotidianità dei personaggi, direttamente e indirettamente coinvolti nella prostituzione - spiega
Emanuela Frisoni, autrice e regista dello spettacolo -. Dietro all’immagine di corpi svelati, trasgressioni e violenze ci sono spesso storie di solitudini e domande di significato che riguardano tutti noi, nessuno escluso».
Bordelli a cielo aperto: porti senza mare che l'onda azzurra dei nostri lampeggianti fa sparire, in fretta, quando arriva
la poliziotta
Ma com’è stata raccolta
la storia ispirata ad una giovane prostituita sulle strade emiliano-romagnole? Quant’è impegnativo calarsi in personaggi che in realtà potrebbero essere i nostri vicini di casa?
«Il nostro percorso è iniziato nel 2019 – racconta la regista – quando, grazie ad un finanziamento del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei ministri, abbiamo scelto di realizzare strumenti in grado di comunicare anche attraverso l’arte per una significativa azione di sensibilizzazione nelle scuole, il pensiero della Comunità Papa Giovanni XXIII sul tema dello sfruttamento sessuale, partendo proprio dall’esperienza maturata in più di 25 anni di Unità di Strada e di accoglienza di donne vittime di violenza. Il testo scritto tenta di fare sintesi su quanto raccolto, visto e vissuto nel confronto coi volontari e con tutte quelle figure professionali - avvocati, forze dell’ordine, psicologi - che quotidianamente tentano di ricomporre i pezzi di storie spezzate».
Un’azione importante avviata dal fondatore della Papa Giovanni XXIII e che oggi la Comunità continua a portare avanti in ogni forma partendo dal presupposto che non potrà esserci come era solito dire don Benzi: «Nessuna donna nasca prostituta»
Per sapere di più sullo
spettacolo teatrale: teatro@apg23.org
Lo sfruttamento sessuale online cresce vertiginosamente
Già dal lockdown del 2020 era emersa la crescita vertiginosa dello sfruttamento online, attraverso
l’adescamento e anche il cybercrime: le reti criminali sono state rapidissime nel riadattare i propri modelli di sfruttamento attraverso l’uso intensivo della comunicazione online e anche l’uso dello
sfruttamento indoor, nelle case, pur di mantenere le proprie entrate. E in particolare il cybercrime connesso alla tratta è cresciuto sempre più per la
richiesta di servizi online o in videochat. Non a caso Europol aveva segnalato che nel corso del 2020 anche l’aumento di materiale pedopornografico era aumentato del 30%. Sfruttamento sessuale e prostituzione non hanno fatto che aumentare quella cultura della mercificazione del corpo della donna che è alla base delle sempre più diffuse violenze sessuali su donne, ragazze e bambine.
Secondo le Nazioni Unite infatti
una su 3 donne e ragazze sperimentano violenza fisica o sessuale nella loro vita, più frequentemente da un partner intimo. I dati preoccupanti mostrano un aumento delle chiamate alle linee telefoniche di violenza domestica in molti paesi dall'inizio dell’epidemia di Covid-19.
Il 71% delle vittime di tratta di esseri umani nel mondo sono donne e ragazze, e 3 su 4 sono sfruttate sessualmente.
Femminicidi in aumento durante la pandemia
In Italia, la situazione si è aggravata soprattutto dietro le mura domestiche nei molteplici casi di assassinio di donne in quanto donne, che ne han causato la morte di ben 116 e la triste conseguenza in molti casi di tutela e affido dei figli orfani di femminicidi. Basti pensare che nel 2021, considerando il periodo
1 gennaio - 19 settembre 2021 – secondo i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza – sono stati registrati
206 omicidi, con 86 vittime donne (+1 rispetto allo stesso periodo del 2020, secondo i dati elaborati dalla Comunità Papa Giovanni XXIII), di cui 73 uccise in ambito familiare/affettivo e di queste, 52 per mano del partner o ex partner.
Solo il 12% delle donne uccise aveva denunciato.
Il legame tra femminicidio e prostituzione
Cosa succede quando il femminicidio avviene nell’industria della prostituzione? Tra il 2000 e il 2016 furono uccise 184 prostitute in strada e anche nella prostituzione indoor.
Tra i 18 e i 34 anni l’età media delle vittime. Nazionalità prevalenti: nigeriane, romene, albanesi. Nel 70% dei casi gli omicidi erano uomini italiani. Nel 44% si tratta di casi irrisolti.
In una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino
pubblicata di recente (Violence against prostitutes and non-prostitutes: an analysis of frequency, variety and severity)
la prima ricerca italiana che ha esaminato 330 casi di femminicidio avvenuti a Torino e nei Comuni della città metropolitana di Torino, tra il
1970 e il 2020, commessi da
303 uomini autori di reato, emerge che la maggior parte delle vittime dello studio
sono state uccise da un uomo che conoscevano (
90,8%). Secondo la ricerca
il tipo e l’intensità della relazione hanno influenzato il modo in cui la violenza è avvenuta. In particolare l'
overkill, cioè l’uso eccessivo di violenza che supera quello necessario per causare la morte, sembrava più presente nei casi in cui la relazione tra vittima e autore era disfunzionale ed emotivamente tesa (nel
53,9% dei casi). E in particolare per le vittime prostitute, il rischio di
overkill era quasi quadruplo per coloro che conoscevano i loro assassini (49,5%), rispetto a quante invece non lo conoscevano. Inoltre, confrontando le prostitute con qualsiasi vittima sconosciuta,
il rischio di essere uccise in overkilling era quasi cinque volte più alto per le donne nella prostituzione, segno evidente che «le prostitute sono comunque sempre più a rischio di essere uccise con eccessiva violenza ed efferatezza: una combinazione di rabbia esternalizzata e distruttività mirata».
Questo sembra anche essere suggerito dal fatto che le prostitute avevano più probabilità di essere vittime di omicidi sessuali, mutilazioni
post mortem e di essere uccise da uomini coinvolti già in altri crimini.
«È guardando non solo al tipo della relazione, ma soprattutto all’intensità (intima-affettiva
versus professionale
versus superficiale) e alla qualità della stessa (disfunzionale o patologica) – conclude lo studio - che un’accurata valutazione del rischio differenziale può essere pianificata, e misure di intervento informative e preventive possono essere realizzate».
25 novembre, giornata contro la violenza alle donne
In occasione del 25 novembre, la Comunità di don Benzi farà memoria anche di giovani donne incontrate dalle Unità di Strada in 10 città italiane e, nella gran parte dei casi,
uccise per mano dei loro clienti o sfruttatori. Verranno ricordate anche tutte quelle che restano nell'anonimato perché sconosciute o dimenticate dalle istituzioni. Sono questi i nomi, i volti ricordati ogni anno da operatori e volontari sulle strade italiane dal sud al nord Italia: Jennifer, Christina, Angela, Andreea Cristina, Evelin, Sofia, Loveth, Arietta, Benedetta, Nicoleta, Venetita, Lioara, Maria.
Per questo motivo l’impegno della Comunità di don Benzi non è venuto meno e continua a promuovere la campagna di sensibilizzazione denominata
Questo è il mio corpo con lo scopo di accrescere, a partire dalle istituzioni ma anche tra le organizzazioni del terzo settore, nel mondo giovanile, nelle scuole e nelle università, nelle associazioni di categoria e in tutta la società, la consapevolezza che
la prostituzione costituisce una violazione dei diritti della donna e una minaccia alla sua promozione sociale e che pertanto urge anche in Italia che i clienti della prostituzione siano sanzionati da una legge in linea con quella di Francia, Norvegia, Svezia, Islanda, Irlanda e Irlanda del nord.
Inoltre la Comunità Papa Giovanni XXIII continua a partecipare alle iniziative della
rete abolizionista italiana di cui fa parte e interverrà all'evento pubblico intitolato
La prostituzione è violenza? promosso su Facebook dalla senatrice
Alessandra Maiorino e dall'ex ministro
Lucia Azzolina, il 22 novembre alle ore 18.30. La rete abolizionista sostiene infatti che «il pagamento delle prestazioni sessuali è una forma di proprietà temporanea inammissibile e soprattutto una forma di violenza maschile contro le donne e i minori criminogena e insieme complice di crimini contro la persona perpetrati da reti criminali organizzate».