Superficialità o affronto ai diritti delle donne? L'Italia trasforma una nota dell'UE (non vincolante) in obbligo e istituisce un codice ATECO per la fornitura e organizzazione dei servizi sessuali. Un affronto per la lunga battaglia contro la prostituzione e lo sfruttamento delle donne.
CODICI ATECO UN AFFRONTO ALLE DONNE E AL DIRITTO
Il 10 aprile 2025 l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha introdotto nel sistema di classificazione delle attività economiche italiane anche un nuovo codice ATECO per la fornitura o l'organizzazione di servizi sessuali, l'organizzazione di eventi di prostituzione o la gestione di stabilimenti di prostituzione e, ad esempio, di escort.
Una sconcertante novità che offende e lede profondamente la dignità delle donne.
Con la recente nota stampa
si è giustificato e l’inserimento adducendo una sorta di obbligatorietà derivante dall’applicazione e ricezione del Regolamento Europeo NACE 2.1.
La giustificazione, nonostante l’apprezzabile elemento correttivo inserito in nota stampa, resta comunque inaccettabile, sia per chi è impegnato da anni a combattere la tolleranza sociale, giuridica, politica, dell’oggettivazione del corpo delle donne, dell’acquisto di prestazioni sessuali a pagamento e del male che l’accompagna la tratta, sia per chi voglia esaminarla sotto il profilo dello stato di diritto.
Considerazioni dal punto di vista giuridico
Affrontando qui specificatamente la questione giuridica vanno fatte alcune considerazioni preliminari:
Il Regolamento NACE 2.1. unico testo vincolante giuridicamente non contiene affatto la specificazione che Istat ha introdotto ma genericamente contiene il codice aggregato 96.99. (Si veda esattamente la tabella in pubblicazione NACE REV. 2 che contiene solo quattro livelli e solo il codice aggregato pubblicata in
gazzetta ufficiale EU)
Il codice riportato in ATECO con la infelice sottocategoria comprensiva anche del favoreggiamento, induzione e sfruttamento della prostituzione (visto che l’espressione intende esattamente questo) è stata ripresa in realtà dalle c.d. note esplicative di Eurostat che, come tabella astratta di aiuto alle autorità nazionali, declinano anche una sorta di pratico elenco indicativo di possibilità (V livello nazionale).
Ma in realtà occorre tenere bene presente che le note esplicative non sono strumenti giuridici vincolanti, non creano obblighi giuridici, ma forniscono solo informazioni pratiche su come applicare il diritto dell'Unione europea e chiaramente sono rivolte in generale a tutti gli stati membri indipendentemente da valutazioni rispetto alla compatibilità con i diversi ordinamenti giuridici.
Non esiste nessun V livello NACE obbligatorio.
Gli Stati membri e le amministrazioni fiscali nazionali ben possono redigere orientamenti che tengano conto del proprio ordinamento purché ovviamente nell’alveo delle categorie aggregate previste dal Regolamento. Tra l’altro sono proprio le stesse Linee guida introduttive (N.16) che affermano-
non potendo la classificazione NACE distinguere in astratto tra produzione formale e informale o tra produzione legale e illegale nei diversi Paesi - che i singoli Stati membri possono costruirle in modo indipendente compatibilmente con i codici aggregati.
Come hanno fatto Francia ( Che usa i codici rinominati
96.99G Services pour animaux de compagnie e 96.99H Toutes les autres activités de service aux personnes n.c.a
reperibile qui) e
Svezia, anche l’Italia nella trasposizione del NACE 2.1. ai fini nazionali per i codici d’impresa, ben avrebbe, non solo potuto ma anche dovuto, espungere la sciagurata sotto categoria di V livello dei servizi sessuali a pagamento e delle case-bordello, dall’attività d’impresa ben sapendo che ATECO è un riferimento per attività legali. Troppo si è attribuito ad un presunto obbligo impostoci dall’Europa limitandosi ad un copia incolla non fondato su una valutazione di valori.
L'attacco ai valori e alla protezione delle donne
Nel quadro giuridico di merito non solo nazionale ma internazionale, è sufficiente ricordare il tragico e recentissimo
Rapporto della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, le sue cause e conseguenze:
“La prostituzione è inseparabile dallo sfruttamento della prostituzione e dal traffico di esseri umani, viola la dignità umana e mina il diritto delle donne all'uguaglianza”. E piuttosto impegnarsi per la ancor più civile prospettiva di ritenere gli attori della prostituzione legalizzata responsabili sotto il profilo giuridico internazionale dei crimini contro l'umanità Si veda Legal Prostitution: A Crime Against Humanity? Harvard International Law Journal / Vol. 66 - Catharine A. MacKinnon e Max Waltman
consultabile qui.
Resta infine legittimo chiedersi se questo assurdo inserimento sia dovuto ad una gravissima superficialità o se piuttosto sia un intento manipolatorio, e se dimostrando una reale volontà di tutela delle donne, oltre ai comunicati stampa, ci si affretti a porre rimedio a questa offesa che resta lì scritta senza pudori, per la nostra Costituzione e per tutte le donne!