11 Aprile 2025
Ultima modifica: 11 Aprile 2025 ore 19:14
Prostituzione: un codice Istat per i papponi
La nuova classificazione di eventi di prostituzione e gestione di servizi sessuali scuote i sostenitori della Legge Merlin
Mentre in Senato continua la nuova indagine sul fenomeno della prostituzione, desta allarme l'introduzione delle attività di gestione della prostituzione tra quelle economiche. Da classificare per Istat e Agenzia delle entrate. Per l'on. Maiorino "un tentativo di presentare alle donne la prostituzione come una strada possibile di sopravvivenza e di sussistenza. Il futuro non può essere nella prostituzione".
Ha riacceso il dibattito il nuovo codice ATECO 96.99.92 nella classificazione delle attività economiche relative ai “Servizi di incontro ed eventi simili”, che comprendono tra l’altro “fornitura o organizzazione di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione”. Per spiegare la nuova classificazione “coordinata a livello nazionale da Istat, Agenzia delle Entrate e Camere di Commercio”, l’Istat corre ai ripari e in un comunicato stampa ieri stesso ha spiegato che si tratta di un adeguamento alla classificazione statistica europea delle attività economiche denominata Nace Rev. 2.1 che include attività legali e anche attività che in Italia sono illegali.
Ambiguità che si sono subito fatte notare. Il rischio è quello di normalizzare attività che nella pratica sono collegate a situazioni di manipolazione, ricatti, abuso, tratta, sfruttamento, coercizione. Le zone grigie sono infatti quelle in cui di frequente vanno ad insinuarsi agenti, intermediari, gestori che di fatto sfruttano il corpo di donne e transessuali per i propri profitti.
Che fine fa la legge Merlin?
Eppure la legge del 1958 che prende il nome dalla senatrice Lina Merlin vieta qualsiasi forma di favoreggiamento e sfruttamento e non criminalizza le persone nel mercato della prostituzione. L’introduzione di un codice fiscale per attività di organizzazione e gestione - che possono includere anche il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione - sembra proprio entrare in conflitto con questa legge e spalancare le porte ai papponi d’Italia. E non basta nemmeno il paracadute del comunicato Istat a calmare le acque: "riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali, come nel caso del codice 96.99.92 in cui rientrano, ad esempio, le seguenti attività: le agenzie matrimoniali e quelle di speed dating». Per il resto delle attività verranno fatte solo stime. Ma in che modo? Quali business illegali rientreranno in queste stime “nell’ambito dei Conti nazionali”?
Senatrice Maiorino: «Si vuole passare dal fisco per sdoganare lo sfruttamento»
Il comunicato dell’Istat non convince nemmeno l’onorevole Alessandra Maiorino che in Commissione Affari Costituzionali ha avviato lo scorso novembre una nuova indagine conoscitiva sulla prostituzione e presentato nel 2022 un disegno di legge contro i clienti della prostituzione: «Sembra in atto un tentativo a 360° di normalizzazione della prostituzione nel nostro Paese. Un tentativo di passare dalla porta del retro, passare dal fisco per dire che la prostituzione è totalmente sdoganata anche se si tratta di chi sfrutta i servizi sessuali per il proprio profitto. Il punto più critico infatti è proprio sulla organizzazione e gestione della prostituzione. È incomprensibile. Esiste ormai una narrazione quotidiana su quanto sia facile vendersi online, sulla pubblicizzazione di Only fans… nascondendo tutto quello che c’è dietro, lo sfruttamento. Proprio nel Paese in cui tante fasce di popolazione sono impoverite e non ce la fanno più, avverto un tentativo di presentare ovviamente alle donne la prostituzione come una strada possibile di sopravvivenza e di sussistenza. Il futuro non può essere nella prostituzione. È davvero intollerabile. Aspetto di avere luce da parte del Ministro per lo sviluppo economico Adolfo Urso e della Ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella».
Comunità Papa Giovanni XXIII: «Stare dalla parte delle donne e non di quanti lucrano sul loro corpo»
Anche la Comunità di don Benzi, che da anni lotta contro ogni forma di mercificazione del corpo nell’industria della prostituzione, ha espresso forte preoccupazione. «Siamo molto perplessi - dichiara Martina Taricco, referente antitratta dell'associazione -. L'introduzione di questo codice è a favore delle donne oppure ancora una volta si favorisce chi a diverso titolo vuole solo trarne profitto incurante che si tratti di attività illegali e lesive della persona? A nostro avviso tale decisione rischia di fornire un’ulteriore opportunità a chi organizza e gestisce la prostituzione attraverso la creazione di zone grigie in cui possono proliferare forme di sfruttamento “codificate”, come è successo nei Paesi in cui la prostituzione è stata legalizzata. In Italia abbiamo un quadro normativo chiaro - la legge Merlin contro sfruttamento, favoreggiamento, induzione alla prostituzione - che la Comunità Papa Giovanni XXIII sostiene fortemente insieme a tante altre associazioni impegnate a favore delle donne. Questa legge dello Stato non può e non deve essere subdolamente bypassata dalla classificazione delle attività economiche. Auspichiamo che ogni istituzione scelga sempre, dopo ponderata riflessione, di stare dalla parte delle donne e non dalla parte di quanti lucrano sul loro corpo».