RWM in Sardegna produce bombe destinate a paesi in guerra. Sospesa fra progetti di ampliamento e voci di delocalizzazione all'estero, l'azienda rischia di chiudere a causa della sospensione delle esportazioni richiesta dal Parlamento.
«Lo Yemen, architettonicamente, è il paese più bello del mondo. Sana’a, la capitale, una Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca»… Era l’inizio degli anni ‘70 quando Pier Paolo Pasolini decantava le bellezze del paese arabo. Oggi, dopo cinque anni di conflitto fra Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen, dell’antico splendore rimane ben poco. Tra le macerie si sta consumando la più ampia crisi umanitaria del mondo, con oltre 24 milioni di persone coinvolte (Unicef). Il filo rosso che unisce l’Italia allo Yemen non passa più per Venezia, ma per Domusnovas, comune di poco più di 6.000 anime nel sud della Sardegna: qui l'azienda Rwm Italia spaproduce le bombe che raggiungono lo Stato asiatico. E gli operai hanno paura di perdere il posto di lavoro.
Uno dei quattro tir con i simboli dell'esplosivo, scortati da sicurezza privata, trasportano 1.000 bombe destinate all'Arabia Saudita", 21 Novembre 2015.
Foto di ANSA/ MAURO PILI
La nave-cargo saudita Bahri Yambu, piena di armi per l'Arabia Saudita, viene bloccata nel porto di Genova il 20 maggio 2019
Foto di Luca Zennaro - Ansa
Il 26 giugno 2019 la Camera dei Deputati approva una mozione per impegnare il governo «A sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen». Il 12 luglio 2019 il Consiglio dei Ministri recepisce — riporta Lugi di Maio sul suo blog — l’indicazione del Parlamento. Tutto questo mentre il mercato export delle armi italiane continua ad ingrandirsi.
Fermate le esportazioni di RWM Italia
A tempo di record, il 30 luglio «nel rispetto della volontà politica del Parlamento e del Governo» Rwm Italia rende noto ai dipendenti l’intenzione di “bloccare per 18 mesi le esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita".
Fabio Sgarzi, direttore generale dell'azienda, scrive: «Il periodo non semplice richiede la collaborazione di tutti affinché l’azienda prosegua nella razionalizzazione degli investimenti strategici», leggi rischio di licenziamenti. Rwm Italia spa ci conferma via email: «Le limitazioni imposte dal Governo hanno avuto una conseguenza pesante sul numero di lavoratori, che dai circa 460 di metà 2019 si è ridotto ai circa 150 di oggi, maggior parte dei quali in cassa integrazione».
In Sardegna, fra campagne e miniere abbandonate
Domusnovas (nella foto), sede della RWM, è un comune di poco più di 6.000 anime nel sud della Sardegna. Qui, tra campagne e miniere abbandonate, trovare lavoro non è uno scherzo. Siamo nel Sulcis Iglesiente, territorio che, secondo Emanuele Madeddu, segretario della Filctem Cgil, conta 30.000 disoccupati: «Un vuoto occupazionale difficile da colmare». Ad oggi il futuro degli operai della multinazionale (Rwm fa parte del gruppo tedesco Rheinmetall Defence) rimane appeso a un filo.
Secondo Emanuele Madeddu parlare di riconversione di una fabbrica di armi in questa zona, una delle più povere d’Italia, è complicato. Anche perché la storia in quest’area sembrerebbe indicare un’altra via. «Quando nel dopoguerra la diminuzione dei prezzi dei metalli e gli alti costi di produzione causarono il declino delle miniere, l’estrazione fu sostituita dalla grande industria chimica e metallurgica, andata però a sua volta in crisi negli anni ’90 e 2000. Oggi nemmeno una di queste realtà di riconversione è ancora presente sul mercato. Sono scomparse tutte, portandosi dietro la fiducia e le speranze dei lavoratori».
Voglia di delocalizzare all'estero le produzioni
Secondo un’inchiesta di Avvenire del 7 gennaio 2018, sembra che già dal 2016 l’azienda avesse l’intenzione di delocalizzare la produzione, dall’Italia a Riyad in Arabia Saudita.
L’azienda smentisce e dichiara a Sempre: «Rwm Italia non ha mai avuto in programma alcuna delocalizzazione. Al contrario, sono in corso da anni importanti investimenti per l'ammodernamento e potenziamento degli impianti».
La direzione potrebbe essere quella di trasformare lo stabilimento sardo in un vasto campo di prove per gli armamenti: «Un poligono dove far esplodere e studiare i nuovi prodotti», come denunciato l'8 marzo 2018 dalla webtv youtg.net.
I pacifisti — riuniti nel Comitato Riconversione Rwm di Iglesias — a più riprese hanno sollevato richieste di riconversione dello stabilimento a scopi non bellici; contro l'espansione della Rwm si sono espressi anche mondo cattolico (in primis Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias) e mondo laico.
RWM Italia: «Sappiamo fare solo armi»
Già a luglio 2018 Fabio Sgarzi aveva chiuso la porta alle ipotesi di cambiare tipologia di produzione: «Non c’è alcuna possibilità di riconvertire la Rwm Italia. L'alternativa sarebbe solo la chiusura della fabbrica e il licenziamento dei dipendenti». E i lavoratori oggi gli si stringono intorno.
«Non credo — spiega Emanuele Madeddu — che i conflitti nel mondo possano terminare con il blocco delle licenze. Non possiamo pensare, come propone l’associazione Sardegna Pulita, di convertire macchinari che producono armamenti in un centro caseario, oppure di insegnare ai dipendenti come fare protesi ortopediche. L’unica riconversione cui guardare è quella di rimanere nel settore della difesa, previsto dalla costituzione».
RWM Italia chiede aiuto per evitare i licenziamenti
Dal 23 luglio la Rwm chiede aiuto al Governo per acquisire nuove commesse nel mercato interno. Conferma l'azienda: «Sono aumentati gli sforzi commerciali verso altri clienti, incluso il Ministero della Difesa».
Foto di AirUbon
Marcia della pace Perugia-Assisi nel 2018
Foto di Danilo Nardoni
È una richiesta che trova terreno fertile. Continua Rwm:«I sindacati, l'azienda, la Regione Sardegna, hanno chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico un tavolo interministeriale per trovare soluzioni di lungo periodo per dare stabilità lavorativa, nell'ipotesi che le licenze di esportazione non vengano ripristinate».