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2 Gennaio 2025

San Basilio Magno

Il 2 gennaio si ricorda il padre dei monaci d'Oriente
San Basilio Magno
«Se ciascuno si accontentasse del necessario e donasse ai poveri il superfluo, non vi sarebbero né ricchi né poveri»

Basilio nacque a Cesarea di Cappadocia, in Turchia, verso il 330 da una famiglia dalla profonda spiritualità. Ebbe la possibilità di studiare a Costantinopoli e ad Atene, dove conobbe Gregorio Nazianzeno. I due diventarono grandi amici: ambedue vescovi, dottori della Chiesa e santi.

Insieme a Gregorio realizzò una piccola comunità monastica diventando così il padre dei monaci d’Oriente. Ritornato a Cesarea il vescovo Eusebio lo ordinò presbitero nel 364. Nel 370 fu eletto vescovo, succedendo proprio ad Eusebio. La sua azione pastorale fu così molteplice e feconda da meritargli il titolo di “Magno”. Oltre a lottare contro l’eresia ariana, fu geniale nell’organizzare le attività caritatevoli, si prodigò per ristabilire la concordia tra i vescovi della regione. Morì l’1 gennaio 379. Ha lasciato alla Chiesa un ricchissimo patrimonio di tesori spirituali: oltre alle Regole per i monaci, scritti teologici pieni di sapienza, e la liturgia chiamata appunto basiliana.

Contemplativo nell’azione

Attirato da una vita di solitudine, silenzio e preghiera, Basilio visitò eremiti dell’Egitto, della Palestina, della Siria. Notò che questi monaci amavano in maniera radicale Dio con tanti sacrifici ma come potevano praticare l’amore al prossimo vivendo isolati? Basilio comprese che per amare Dio non bastava solo la contemplazione, ci voleva anche la vita comunitaria dove esercitarsi nell’amore al fratello. Inoltre per Basilio «la preghiera stessa, se è priva dell’elemento comunità, è molto meno efficace di quanto potrebbe essere; e il Signore ha promesso che sarebbe stato in mezzo a due o tre che lo avessero invocato in comunione di spirito…». Da queste intuizioni nacque il progetto del “cenobio”, dove sotto la guida dell’abate i monaci si impegnavano nell’amore fraterno e chierici e laici andavano ad imparare come incarnare il vangelo nel mondo.

Come era stato geniale nell’organizzare i cenobi, lo fu altrettanto nel sviluppare e regolare l’assistenza offerta ai poveri e ai malati. Nei dintorni di Cesarea costruì una vera cittadella, che il popolo chiamò Basiliade, ovvero “città di Basilio”, un complesso di edifici destinati all’accoglienza e alle cure, con un reparto anche per i lebbrosi. Quest’opera suscitava stupore non solo per la sua modernità e complessità, ma anche perché l’aveva organizzata così bene che non mancava mai né di personale né di risorse economiche. D’altronde in molti si lasciavano toccare da ciò che esprimeva nelle omelie: «è dell’affamato il pane che tu tieni in serbo; è dell’ignudo la veste che tu custodisci nel guardaroba; son dello scalzo le scarpe che marciscono in casa tua; è del bisognoso l’argento che conservi sotterra. Sicché quanti potresti soccorrere, a tanti fai ingiustizia».

Un concetto su cui il grande Basilio ritornava sempre era che la felicità dell’uomo è nel possesso di Dio. E con la sua vita ci ha dimostrato che lasciandosi possedere dal Signore non si può fare a meno di mettersi a servizio dei poveri, per un mondo più giusto.