«Quel che tu possiedi, tuo non è; è di Dio che ha dato tutto a tutti, per venire incontro ai bisogni di tutti»
Nacque a Massa Marittima nel 1380. Rimasto orfano dei genitori in giovane età fu allevato a Siena da due zie. A 22 anni vestì l’abito francescano; a 24 divenne sacerdote e andò ad abitare sul colle Capriola, presso Siena, dove per 12 anni si diede allo studio dei grandi dottori teologi.
Nel 1417 fu nominato vicario della provincia toscana e si trasferì a Fiesole, dando un forte impulso alla riforma in atto nel suo Ordine. Nello stesso anno iniziò la sua straordinaria predicazione per le città italiane. Nel 1430 fu nominato vicario generale dei Francescani Osservanti. Rifiutò a più riprese la carica vescovile. Nel 1442 lasciò l’incarico di vicario per riprendere la sua attività di evangelizzatore popolare. È proprio in una di queste missioni che il Signore lo chiamò a sé, nella città de L’Aquila, il 20 maggio 1444. Dopo appena 6 anni, il papa Niccolò V lo proclamava santo, facendo eco alla voce del popolo che tale lo aveva acclamato quando era ancora in vita. La memoria liturgica ricorre il 20 maggio.
Dove Bernardino si recava, l’intera cittadina con le autorità si riuniva per ascoltarlo e, non essendoci chiesa che potesse contenere la gente che veniva anche dai paesi vicini, ci si radunava in piazza. La sua predicazione s’incentrava sull’amore di Dio, manifestatosi a noi nella persona di Gesù salvatore, e sulla conseguente corrispondenza ad esso: l’amore fraterno, il togliere ogni ingiustizia, far regnare ovunque la pace. Con semplicità, con parabole, aneddoti, racconti, metafore, Bernardino attaccava le ingiustizie commesse da chi, detenendo il potere, ne approfittava per sfruttare il popolo indifeso; condannava chi invece di investire la ricchezza in nuove attività preferiva prestare a usura e strangolava la società anziché farla crescere; si scagliava contro la corruzione ed il gioco d’azzardo. Insomma Bernardino scosse il suo tempo essendo un grande riformatore non solo nel campo religioso, ma anche in quello sociale e politico. Spesso le leggi che reggevano un comune, una signoria, una repubblica, erano ingiuste e Bernardino invitava le città a darsi nuove leggi ispirate al vangelo. Le autorità cittadine, preoccupate di assicurare un pacifico equilibrio sociale, lo ascoltavano e ne accettavano le direttive.
In una società lacerata da lotte fratricide tra guelfi e ghibellini e tra i vari casati della nobiltà del tempo, Bernardino suggerì di abolire gli stemmi delle singole fazioni per sostituirlo con uno solo, quello di Cristo, re della pace e dell’amore. È il celebre trigramma formato da un sole raggiante, simbolo dell’amore di Dio, sormontato dalla sigla JHS (Jesus Hominum Salvator), Gesù salvatore dell’umanità. Lasciava in ogni città questo stemma infisso nelle facciate dei palazzi e delle chiese per sollecitare la costruzione di quel regno di Dio che Cristo aveva annunciato.
Anche se Bernardino è vissuto molti anni fa, possiamo far nostra un po’ della creatività e dell’intelligenza d’amore di questo santo che pur di evangelizzare le inventava e scovava tutte, innamorato profondamente di Gesù e del suo Regno.