Scriveva San Bruno: «Nella certosa si conquista quell'occhio per mezzo della cui trasparenza e purezza si vede Dio»
Nacque a Colonia (Germania) intorno al 1035 dalla nobile famiglia degli Hartenfaust. Fu mandato a studiare nella migliore università della regione, a Reims (Francia), per poi passare a quella di Tours, dove divenne maestro di filosofia. Tornato in patria studiò teologia e fu ordinato sacerdote. Tornò a Reims perché il vescovo Gervasio lo volle come professore nella sua scuola, dove insegnò per vent’anni. Dopo aver avuto problemi col successore di Gervasio, Manasse, vescovo simoniaco, Bruno scelse di andare a vivere da eremita dapprima a Sèche-Fontaine, e poi con 6 compagni, in una vallata nel massiccio della Chartreuse (Francia), dove costruì un monastero. Nel 1090 fu chiamato in aiuto da Papa Urbano II e i monaci accolsero l’invito di Bruno a perseverare nella loro vita monastica sotto la guida di un monaco da lui scelto. La vita presso la corte pontificia non era per lui e si stabilì a Torre, presso Catanzaro, dove fondò la sua seconda Certosa. Lasciò questa terra nel 1101, il 6 ottobre, giorno nel quale la liturgia lo ricorda.
Fondò la Certosa e i certosini
Intorno ai 50 anni Bruno interrompe piuttosto bruscamente l'insegnamento universitario e sceglie di vivere totalmente una vita di preghiera e di intimità con Dio. Tale scelta giunge alla fine di una crisi che scosse la Chiesa di Reims, e oppose violentemente Bruno all'arcivescovo simoniaco Manasse, che lo spogliò delle sue cariche e lo esiliò dalla diocesi. In seguito al concilio di Autun che depose Manasse, il popolo remese reclama Bruno sul seggio arcivescovile. Ed invece Bruno abbandona tutti i suoi beni e con due compagni, Pietro e Lamberto, si stabilisce a Sèche-Fontaine, a qualche chilometro dall’abbazia fondata da Roberto di Molesme, il quale segue una forma di vita monastica caratterizzata dalla vita in comune, con la condivisione del tempo del lavoro, della preghiera e della liturgia, e solitamente anche dei pasti. Bruno invece intende organizzare il monastero con gruppi di eremi dove i monaci vivano da soli per la maggior parte della giornata, raccogliendosi insieme solo per i tempi della preghiera comunitaria e solo occasionalmente per i pasti.
Bruno e i suoi compagni si spostano nella vallata incavata nel massiccio della Chartreuse e costruiscono un piccolo eremo formato da celle riunite attorno a un chiostro, una struttura architettonica in parte comparabile alle laure della Palestina. Ma l’amore alla Chiesa e alla sua riforma gli chiesero di lasciare la pace e il silenzio della Chartreuse per diventare consigliere di Papa Urbano II, il quale lo voleva nominare vescovo di Reggio Calabria ma Bruno oppone il suo secondo rifiuto. Si sentiva chiamato a servire la Chiesa e prodigarsi per la sua riforma in senso evangelico con la vita eremitica, fatta di preghiera, silenzio, ricerca interiore e contemplazione. Grazie alla fedeltà a questa sua vocazione è nato l’ordine dei certosini. Per poter intuire qualcosa della vita eremitica, del silenzio abitato che permea i gesti quotidiani, si consiglia la visione del film “Il grande silenzio”, girato proprio alla Grande Chartreuse.