San Daniele Comboni diceva spesso: «L'Africa e i poveri si sono impadroniti del mio cuore, che vive solo per loro!»
Daniele nasce a Limone sul Garda il 15 marzo 1831. Figlio di braccianti e unico sopravvissuto di 8 fratelli, il 20 febbraio 1843 si trasferisce a Verona in un istituto per ragazzi con poche possibilità finanziarie. Nel 1854 viene ordinato sacerdote e 3 anni dopo parte per l’Africa assieme ad altri 5 missionari. Tre di essi muoiono e solo lui torna a Verona. Nel 1864 Daniele ha una folgorante illuminazione che lo porta ad elaborare il “Piano per la rigenerazione dell’Africa”. Rispettivamente nel 1867 e nel 1872 fonda l’Istituto maschile e l’Istituto femminile dei suoi missionari, meglio conosciuti come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane. Diede voce all’Africa, la mise al centro dell’interesse della Chiesa e denunciò all’Europa lo schiavismo, proibito ufficialmente ma in pratica trionfante. Il 2 luglio 1877 viene nominato Vicario Apostolico dell’Africa centrale e consacrato vescovo un mese dopo.
Il 10 ottobre 1982, a soli 50 anni, muore a Khartoum, ed in tale data viene ricordato e festeggiato.
Una voce profetica per l’Africa
La prima esperienza africana di Daniele Comboni durò meno di 2 anni, costò la vita a 3 missionari su cinque e si concluse con l’abbandono della missione stessa. Inutile girarci attorno: fu un fallimento. Un insuccesso così bruciante avrebbe scoraggiato chiunque, ma Daniele si abbandonò fiducioso nel Signore e mentre un giorno si trovava in preghiera, la passione d’amore che aveva spinto Gesù ad affrontare la morte per amore dell’uomo, prese possesso del cuore di Daniele. Le esperienze sue e degli altri si composero come in un mosaico e acquistarono la forma di un disegno nuovo, globale e coerente. Nelle 60 ore seguenti Daniele elaborò il “Piano per la rigenerazione dell’Africa”, prefiggendosi la fondazione di scuole in cui formare medici, insegnanti, preti e suore africani, pienamente fiducioso nelle capacità umane e religiose di quei popoli. Daniele divenne voce profetica ed annunciò alla Chiesa tutta che la missione esigeva un radicale cambiamento di metodi e che la salvezza dell’Africa andava realizzata per mezzo dell’Africa stessa.
L’insopprimibile passione d’amore per i fratelli africani occupò tutto il suo cuore, lo liberò da se stesso e gli fece affrontare qualsiasi tipo di difficoltà: la malattia, la siccità, la carestia, la pestilenza, ma soprattutto la calunnia e l’incomprensione dei fratelli. Quando Comboni morì, i suoi missionari erano solo 35 e le suore 41. Oggi circa 4mila uomini e donne provenienti da più di 30 nazioni del mondo, incarnano il carisma e la passione di Daniele Comboni per i più poveri ed abbandonati, in più di 40 Paesi. Ecco l’esempio dei frutti che può portare la vita di chi si lascia possedere dallo stesso amore di Gesù. Io che scrivo e tu che leggi probabilmente non siamo chiamati a fondare una congregazione o ad annunciare il vangelo in Africa, ma come Daniele abbiamo il compito inderogabile di incarnare la passione d’amore di Gesù nel nostro quotidiano affinché anche la nostra vita possa essere feconda come il chicco di grano che cade in un solco di terra.