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27 Febbraio 2024

San Gregorio di Narek

Il 27 febbraio la Chiesa ricorda il monaco nato in Armenia definito da Papa Francesco «Dottore della pace»
San Gregorio di Narek
«Non è il riposo che cerco, ma il volto di Colui che dona il riposo»
Gregorio nacque ad Andzevatsik, provincia di Vaspurakan nell’antica Armenia (ora Turchia), intorno all’anno 950, in una famiglia colta e cristiana. Essendo morta sua madre quando egli era in tenera età, il padre, Khrosrow il Grande – nominato arcivescovo, avendo egli deciso di abbracciare la vita ecclesiastica – affidò l’educazione del bambino a un parente di nome Ananias, abate del monastero di Narek, importante centro culturale di allora.
Ordinato prete, divenne abate del monastero; condusse una vita piena di umiltà e carità, divisa tra il lavoro e la preghiera, animato da un ardente amore per Cristo e la Vergine Maria.
Alla morte di Ananias, lo elessero abate del monastero, dove visse fino alla sua morte, intorno al 1005. È la figura più luminosa della letteratura cristiana armena e fu considerato santo dai suoi contemporanei ancora vivente. Papa Francesco lo ha proclamato 36° Dottore della Chiesa il 12 aprile 2015. La Chiesa latina lo ricorda il 27 febbraio; la Chiesa armena il 9 ottobre.

Una figura luminosa della letteratura armena

Monaco armeno del X secolo, Gregorio trascorse la sua intera esistenza nel raccoglimento, pregando, insegnando, contemplando la natura circostante in un monastero vicino al lago di Van, oggi appartenente alla Turchia.
L’opera più famosa di Gregorio, poeta mistico, compositore e letterato, è il Libro delle Lamentazioni, composto in forma di invocazioni, soliloqui, colloqui con Dio che evocano, raccontano, piangono il dramma del cammino spirituale, dell’essere protesi verso ciò che non è di questo mondo. Gregorio considerava che la cosa migliore da presentare a Dio sono i “gemiti del cuore” e desiderava che i suoi scritti servissero da faro e pilastro affinché gli uomini parlassero con Dio nelle più svariate circostanze.
Durante il viaggio apostolico in Armenia nel giugno 2016, Papa Francesco ha detto di lui: «È difficile trovare qualcuno pari a lui nello scandagliare le abissali miserie che si possono annidare nel cuore dell’uomo. Egli, però, ha sempre posto in dialogo le miserie umane e la misericordia di Dio, elevando un’accorata supplica fatta di lacrime e fiducia al Signore, “datore dei doni, bontà per natura, voce di consolazione, notizia di conforto, slancio di gioia, tenerezza impareggiabile, misericordia traboccante” (Libro delle lamentazioni, 3,1). Gregorio di Narek è un maestro di vita, perché ci insegna che è anzitutto importante riconoscerci bisognosi di misericordia e poi, di fronte alle miserie e alle ferite che percepiamo, non chiuderci in noi stessi, ma aprirci con sincerità e fiducia al Signore». Papa Francesco l’ha inoltre definito «Dottore della pace» perché si è identificato con i deboli e i peccatori di ogni tempo e luogo, per intercedere a favore di tutti: si è fatto «l’offri preghiera di tutto il mondo» (ibid., 28,2), si è fatto grido accorato che implora misericordia per tutti, anche per i propri nemici: «Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa condotta terrena e radica quella buona in me e in loro» (ibid. 83,1-2).