«Ignoro quello che mi sarà riservato, ma non temo nulla: la grazia dellAltissimo è con me»
Jean-Teophane nacque il 21 febbraio 1829 a Saint-Loup-sur-Thouet, diocesi di Poitiers in Francia, da una famiglia profondamente cristiana. All’età di 18 anni iniziò gli studi in seminario. Nel 1852 venne ordinato sacerdote della Società per le Missioni Estere a Parigi e pochi mesi dopo partì per Hong Kong. Nel 1854 fu inviato in Vietnam dove imperversava una dura persecuzione contro i cristiani. Dopo essere riuscito a fuggire varie volte e a peregrinare sui monti, fu arrestato il 30 novembre 1860 e venne condannato a morte perché si rifiutò di calpestare la croce. Il 2 febbraio 1861 venne decapitato. Appena i soldati se ne andarono, la folla si precipitò sul corpo del martire per raccoglierne il sangue. Nel 1865 le sue spoglie furono traslate a Parigi. L’11 aprile 1909 papa Pio X beatificò Jean-Theophane e Giovanni Paolo II lo canonizzò il 16 giugno 1988 con altri 116 martiri in terra vietnamita. La Chiesa lo celebra il 2 febbraio.
«Dio mio, liberami da chi fa il male, salvami da chi sparge sangue. Ecco, insidiano la mia vita, contro di me si avventano i potenti». Questo versetto del salmo 58 sarà stato probabilmente sulla bocca di Jean-Theophane quando doveva fuggire sui monti per scampare alla persecuzione voluta, fin dal 1851, dal re Tu-Duc contro i missionari cristiani. I pericoli per lui erano all’ordine del giorno, circondato quasi ovunque da persone ostili, da spioni e traditori. Trovò rifugio in un seminario e presso un appartamento messogli a disposizione da delle religiose. Infine trovò ospitalità presso l’indulgente sindaco pagano di Tan, riprendendo così a visitare le varie comunità cristiane, esortandole a ritornare alla fede. Ma poi fu arrestato e rinchiuso in una gabbia di bambù per essere portato dal prefetto. Jean-Theophane ci ha lasciato questa descrizione del suo ingresso nella capitale vietnamita: «Voi mi vedete che sto tranquillamente seduto nella mia gabbia, portata da otto soldati, in mezzo ad una folla sterminata che fa ressa al mio passaggio. Sento dire attorno a me: "Com’è bello questo europeo! Egli è sereno e lieto come uno che va ad una festa! Non denota paura! Costui non ha commesso alcun peccato. È venuto qui per fare del bene, tuttavia sarà messo a morte"».
La vocazione di Jean-Theophane è stata ispirata dal martirio in Vietnam del suo connazionale san Giancarlo Cornay e con la sua fede genuina, schietta, non si vergognava di voler rendere testimonianza a Gesù fino all’estremo sacrificio. Il suo amore a Gesù era grande e da giovane scriveva: «Dio che è pieno di bontà e di misericordia, vuole possedermi interamente, corpo e anima, unirsi a me con legami indissolubili. Mi chiede il cuore e io, confuso per tanto amore e bontà, che altro posso dire se non che glielo voglio dare?». Lui gliel’ha dato totalmente, fino al dono totale di sé. E noi, in una società incatenata al contingente e all’edonismo, siamo disposti ad essere disprezzati o addirittura perseguitati per rendere testimonianza a Gesù?