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19 Maggio 2024

San Yves (Ivo) Helory

Il 19 maggio si ricorda l'avvocato dei diseredati, che istituì il patrocinio gratuito
San Yves (Ivo) Helory
«Sono il più meschino dei servi di Cristo»
Nato nella Bretagna, in Francia, probabilmente nel 1253 (vengono riportate anche altre date), era figlio di un modesto cavaliere, signore di un maniero. Rimase ben presto orfano di padre. Intraprese studi universitari in diritto canonico e in teologia a Parigi. Andò a servizio dell’arcidiacono di Rennes come ufficiale di giustizia ecclesiastica. Nel 1284 il vescovo di Treguier, suo paese natale, lo volle con sé, convincendolo ad accettare l’ordinazione sacerdotale, nonostante se ne sentisse indegno. Ebbe l’incarico di curare prima la parrocchia di Tredez e poi, dal 1292, quella di Louannec, ma predicava anche in altre parrocchie.
Avvocato dei diseredati, che difendeva brillantemente e gratuitamente, istituì per primo il patrocinio gratuito; il suo castello divenne ospedale, orfanotrofio, asilo, refettorio e perfino bagno pubblico di tutti i poveri della regione. Lasciò questa terra il 19 maggio 1303. Venne dichiarato santo nel 1347. È patrono degli avvocati, dei notai e dei giudici. La Chiesa lo ricorda il 19 maggio.

Yves, apprezzato giudice ecclesiastico, rinunciò ad ogni preoccupazione di far carriera o di ottenere un successo mondano. Lasciando il tribunale, lieto di aver difeso la giustizia e protetto gratuitamente i deboli e i diseredati, tornava nella sua casa dove ospitava i poveri e gli orfani, condividendo con loro tutte le sue risorse economiche; dormiva in mezzo a loro, ma steso per terra, con la testa appoggiata sopra un grosso volume di diritto.
Durante il processo di canonizzazione una donna di Treguier disse di aver visto Yves entrare nell’ospedale maggiore di Treguier con addosso gli abiti da giudice ecclesiastico (cotta, sopravveste, delle pellicce e stivali) ed uscirne senza e a piedi nudi. Entrata anch’essa nell’ospedale, constatò che aveva donato le varie vesti a vari poveri e gli stivali ad un cieco.
Di lui la gente diceva: «San Yves era un bretone e un avvocato, ma non ladro», una cosa sorprendente agli occhi della gente.
Oltre all’eccellente ricordo da lui lasciato in quanto giudice e avvocato dei diseredati, Yves ha vivamente colpito i suoi contemporanei per la profondità della sua predicazione itinerante nelle varie parrocchie della diocesi. La sua cultura universitaria non costituì mai un ostacolo nella trasmissione del messaggio evangelico; fece in modo che gli umili e gli illetterati trassero profitto dalla scienza che lui aveva ricevuto. La lettura della Bibbia occupava un posto importante nella sua vita quotidiana, e la portava sempre con sé nei suoi spostamenti, insieme al Breviario.
Yves ha pienamente incarnato quanto auspicato dall’esortazione del profeta Isaia: «Imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova» (Is 1,17). Prendiamo stimolo dal suo esempio, cerchiamo anche noi di aver fame e sete di giustizia per non tralasciare nessuno sforzo affinché i diritti di tutti, in particolare dei più deboli, siano riconosciuti e tutelati.