In un video postato ieri su Facebook
don Alessio Alasia, parroco di Riccione, rivela una confidenza che una persona gli ha fatto pochi giorni fa: l’anno scorso, proprio mentre don Alessio stava lottando tra la vita e la morte, lei avrebbe avuto
una visione di Sandra Sabattini che la rassicurava a proposito delle condizioni di salute del sacerdote riccionese.
La donna, che per il momento vuole rimanere anonima, ha deciso di raccontare il fatto a don Alessio dopo aver visto un altro video che il sacerdote aveva postato su FaceBook la settimana prima, dove raccontava l’episodio di una dottoressa che lo aveva curato in quei giorni drammatici.
Ecco come don Alessio racconta il fatto nel suo video su Facebook: «Alle 5,40 di mattina, di quel 29 marzo 2020, lei si sveglia e si siede sul letto e
in un angolo della stanza vede comparire il volto di una ragazza. Non fa fatica a riconoscerla, è la stessa della brochure che tiene dentro un libro sul suo comodino:
è Sandra Sabattini». È già alcune sere che, insieme ad altre migliaia di persone,
sta pregando per la guarigione di don Alessio, che in quei giorni era in condizioni critiche a causa del coronavirus. Prega recitando la preghiera che c’è su quella brochure e anche se non conosce personalmente don Alessio, sta pregando per lui, perché il suo parroco ha invitato tutti a chiedere l’intercessione per la guarigione del sacerdote.
«
Sandra Sabattini - continua il racconto di don Alessio -
dopo qualche istante le parla e dice: “Non preoccuparti, andrà tutto bene”». Eppure le condizioni di salute di don Alessio sembrano disperate: all’infezione virale se ne aggiunge una batterica, tanto che il venerdì santo (10 aprile)
serpeggia la notizia che ormai non ci sia più nulla da fare.
«Il lunedì dell’Angelo (13 aprile) - continua il racconto - Sandra le si manifesta di nuovo nello stesso modo, le sorride e nell’immagine che le appare sta entrando nella rianimazione e le dice: “Adesso ci penso io”. Due giorni più tardi le arriva la notizia che
le condizioni di salute del sacerdote sono in miglioramento».
Il sacerdote spiega che non è stato facile per questa persona confidare gli eventi descritti sopra, non capisce perché proprio a lei sia toccato in sorte di essere testimone di questo fatto. Ha serbato per più di un anno dentro di sé queste cose, finché
il racconto della dottoressa che aveva in cura don Alessio, narrato in un altro video su Facebook, l’ha convinta a uscire allo scoperto.
Don Alessio racconta così l’episodio di quella dottoressa: «Era il 29 marzo 2020, quinta domenica di Quaresima, e il Vangelo del giorno era il brano di Lazzaro, resuscitato da Gesù. Una dottoressa di Rimini assiste alla messa in TV presieduta da Papa Francesco, poi esce per andare a lavorare, all’ospedale di Rimini. Una volta entrata nel reparto di terapia intensiva,
entra nel box dove giace malato don Alessio Alasia, parroco di Riccione. La situazione è drammatica e lei, avvicinandosi al letto, un po’ arrabbiata, pensa: “Signore, ma se hai fatto resuscitare il tuo amico Lazzaro, non potresti fare un piccolo sforzo per questo tuo figlio? Ne abbiamo già così pochi di sacerdoti… Non potresti darci una mano a preservarne uno?”. Da quel momento, inspiegabilmente, la dottoressa sente in sé la convinzione che quel sacerdote ce l’avrebbe fatta: “Le parole di Gesù che avevo ascoltato quella mattina non erano un caso, ho capito che il Signore era lì a combattere con noi”. Ecco quelle parole del Vangelo: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Quindi quel 29 marzo, mentre la dottoressa si scontrava con una situazione che sembrava impossibile, Sandra Sabattini, secondo la testimonianza raccolta dal sacerdote di Riccione, appariva a un’altra persona e la rassicurava sulle sue condizioni di salute.
Chi è don Alessio Alasia
Don Alessio Alasia è parroco di San Martino a Riccione, nella diocesi di Rimini, e l’anno scorso è stato ricoverato a marzo a causa del coronavirus. Il suo corpo sembrava non reagire alle terapie e le sue condizioni di salute erano talmente gravi che è stato tenuto in coma farmacologico per 5 settimane, poi la guarigione.