Nato in una famiglia nobile polacca, a 20 anni entrò a far parte dei Gesuiti. In una società dilaniata dal conflitto religioso e politico, si spese per comporre le discordie e sanare i dissidi
Nacque a Sandomir (Polonia) nel 1591, da una nobile famiglia polacca.
A 20 anni entrò nella Compagnia di Gesù (Gesuiti). Per lo studio della teologia, Andrea si recò a Vilna (oggi Vilnius, in Lituania) dove ricevette l'ordinazione sacerdotale lo stesso giorno in cui a Roma il papa canonizzò S. Ignazio di Loyola (12 marzo 1622). Durante la terribile epidemia di colera che infierì in Lituania in quegli anni,
si dedicò in prima persona all’assistenza dei malati e dei moribondi.
Visse ed esercitò il suo ministero in una zona ed in un periodo sconvolto dalle
lotte tra cattolici, ortodossi, uniati. E proprio da questi ultimi fu catturato presso Janow. Subì torture fino alla morte che avvenne il 16 maggio 1657, nella festa dell'Ascensione di Gesù Cristo.
Sepolto a Pinsk, dopo 45 anni, il corpo esaminato è stato trovato ancora intatto. Attorno a quelle reliquie fiorirono i miracoli. Fu canonizzato da Pio XI il 17 aprile 1938. È venerato come apostolo della Lituania.
La Chiesa loi ricorda il 16 maggio.
Santi gesuiti: Andrea Bobola fu l’apostolo della Lituania
Andrea viveva la sua missione di predicatore in un territorio devastato dalla conflittualità permanente tra polacchi, lituani, russi, cosacchi. E
al conflitto politico si aggiungeva quello religioso con le lotte tra cattolici, ortodossi, uniati.
Andrea era un predicatore eccellente: l'incanto della sua parola, l'espressione dolce e nobile del suo tratto, la bontà del suo animo, lo resero caro alla popolazione. Non si risparmiava per diffondere ovunque una fede cattolica ricca di opere, spronando a comporre le discordie, a sanare i dissidi.
Una rivolta di cosacchi al servizio dell’Impero Russo (nemico della Polonia) sulla cui bandiera era scritto: «Perché a Kiev e in tutta la Russia Bianca non vi siano più né papisti, né Chiesa, né uniati, né unione»,
scatenò una terribile persecuzione. I conventi erano dati alle fiamme, i sacerdoti e i loro fedeli per ogni dove trucidati; ogni cosa era devastata; dappertutto era lo scempio delle cose sacre.
Andrea rimase a predicare in mezzo a queste tragedie. Subito dopo aver celebrato la Santa Messa una banda cosacca lo catturò a Janow: dopo averlo seviziato con terribili torture gli chiesero di rinnegare la sua fede. Andrea disse loro: «Voi, piuttosto, convertitevi. Cari figli miei, che cosa fate? Dio sia con voi e vi faccia tornare in voi stessi». La fede intrepida di Andrea l’ha portato ad offrire in martirio la sua vita e a riconoscere nei suoi aguzzini dei figli di Dio ancora lontani dal suo amore.
Cari figli miei, che cosa fate? Dio sia con voi e vi faccia tornare in voi stessi
Sant'Andrea Bobola
La fede determinata di Andrea ci sia di stimolo per cercare con risolutezza il dialogo con i nostri fratelli ortodossi, sottolineando quanto ci unisce e arricchendoci nelle nostre diversità, affinché, come afferma Papa Francesco «si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione». In occasione dei 300 anni dal suo martirio, nel 1957 Pio XII gli dedicò l'enciclica “Invicti Athletae Christi”.