«Tu, ricco, non dai del tuo al povero quando fai la carità, ma gli rendi il suo»
Venne alla luce verso il 340 a Treviri, in quella che ora è la Francia, figlio del prefetto romano della Gallia. Rimasto orfano del padre, raggiunse assai presto Roma in compagnia della madre e dei suoi due fratelli. Studiò diritto e retorica. Divenne avvocato e poi pretore. Arrivò a Milano verso il 370 incaricato dall'imperatore di governare le antiche province di Liguria e di Emilia. Per impedire tumulti fra cattolici e ariani nell’elezione del nuovo vescovo, nel 374,venne improvvisamente acclamato lui vescovo dal popolo. Era ancora catecumeno, ma dovette accettare. Ricevette il battesimo il 30 novembre e il 7 dicembre fu ordinato sacerdote. Fu un pastore esemplare, un predicatore infaticabile, non ebbe paura di dire la verità ai re e ai potenti. Lottò contro il paganesimo, l’arianesimo, la disgregazione della società. Nel febbraio del 397 si ammalò e morì il 4 aprile. È uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa cattolica antica. La sua memoria è celebrata il 7 dicembre.
Con i suoi sermoni incantò Sant'Agostino
A 33 anni Ambrogio aveva tutto: una carriera di successo come avvocato, un posto importante come governatore di Milano, l’approvazione e l’amicizia dell’imperatore. Alla morte del vescovo ariano Aussenzio, il popolo si trovò in discordia sulla scelta del successore. Ambrogio si recò, come era dovere della sua carica, nella chiesa gremita fino all’inverosimile dove presbiteri e laici, vecchi e giovani, cattolici e ariani stavano discutendo animatamente sul nome del successore. Ambrogio incoraggiò il popolo a fare la scelta del nuovo vescovo in un clima di dialogo, di pace e di rispetto reciproco con tale capacità persuasiva che improvvisamente venne acclamato vescovo all’unanimità. Scelsero proprio lui, ancora semplice catecumeno e per di più a completo digiuno di teologia, sembrava tutto irragionevole! Ambrogio sorpreso e spaventato, proclamò la sua inadeguatezza, si professò peccatore, ma dovette accettare.
Cominciò distribuendo i suoi beni ai poveri e dedicandosi ad uno studio sistematico della Sacra Scrittura. In seguito si rivelerà un eccellente predicatore, con il dono di sminuzzare la parola di Dio in sermoni esemplari, capace di incantare perfino un intellettuale raffinato come sant’Agostino, da lui avviato alla conversione e accolto nella Chiesa.
Soccorse ogni oppresso; tutti potevano ricorrere a lui per qualunque bisogno, e giunse a vendere i vasi sacri per riscattare degli schiavi, affermando: «Se la Chiesa ha oro, non l’ha per custodirlo, ma per darlo a chi ne ha bisogno» (De officiis, II, 136). Per il suo altissimo senso della libertà della Chiesa di fronte al potere imperiale e civile si oppose più volte con forza al senato, all’imperatrice filoariana, all’imperatore Teodosio. Dispiegò un’energia indomabile nella lotta contro ogni deviazione dottrinale, in particolare l’arianesimo.
Umanamente sembrava una scelta assurda porre vescovo di Milano un giovane senza nessuna preparazione, ma i pensieri e le vie di Dio sono molto più grandi di quelli di noi uomini…