«Non si deve mai venir meno alla verità, neppure a costo di scandalo»
Fernando Martins de Bulhões nacque a Lisbona da famiglia benestante nel 1195. Diventò sacerdote nei monaci regolari di Sant’Agostino e studiò teologia. Nel 1220 divenne francescano assumendo il nome di Antonio. Partì per evangelizzare il Marocco ma si ammalò di malaria e nel 1221 dovette lasciare il Paese. La nave che doveva portarlo in patria, spinta da una tempesta, lo sbarcò in Sicilia. Si recò ad Assisi dove san Francesco aveva convocato il “capitolo delle stuoie”; conobbe frate Graziano che lo portò con sé nell’eremo di Montepaolo (FC) per assicurare ai frati la celebrazione dell’Eucaristia. Nel 1222 si scoprirono per caso le sue doti di predicatore. Oltre a girare Italia e Francia a predicare, ebbe da san Francesco l’incarico di insegnare teologia ai confratelli. Nel 1228 si stabilì a Padova. Il 13 giugno 1231 lasciò questo mondo. Fu canonizzato l'anno seguente la sua morte da papa Gregorio IX. Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato dottore della Chiesa. Il 13 giugno si celebra la sua festa.
Il santo dei miracoli
Sant’Antonio è uno dei santi più universalmente noti e amati, invocati e rappresentati, per i molti e particolari miracoli di cui è stato protagonista, ma pochi lo conoscono per ciò che è veramente stato: un grande predicatore. Restò affascinato dal carisma francescano quando riportarono a Coimbra le salme di 5 frati francescani martirizzati dai mussulmani in Marocco. Arrivato in Italia, partecipò al capitolo delle stuoie nel quale era presente san Francesco, ma per tutti era uno sconosciuto. Lo misero a far da mangiare e a lavar pentole e quasi per caso gli capitò di predicare: fu l’occasione per porre all’attenzione di tutti la profonda cultura e la sua capacità oratoria e fu subito inviato a percorrere le strade dell’Italia e della Francia per annunciare il messaggio evangelico. Si rivolse principalmente alle città dove gli eretici la facevano da padroni e sfidavano apertamente la Chiesa.
Nella lotta contro gli eretici si stagliano i suoi due miracoli più famosi: a Rimini la popolazione, quasi completamente eretica, disertava le sue prediche ed allora Antonio si recò sulla spiaggia e si mise a predicare ai pesci che accorsero in massa, addensandosi sulla riva. L’altro celebre miracolo riguarda una mula tenuta digiuna per tre giorni e, che, messa alla prova dopo una sfida lanciata dal suo padrone ateo, invece di prendere il fieno s'inginocchiò davanti all'Ostensorio.
Nei suoi discorsi prendeva le difese dei più deboli, anche a rischio della propria vita; lottava contro la pratica dell’usura.Trattava con particolare rigore quelli che chiamava "cani muti": i potenti e i notabili che avrebbero avuto l'incarico di guidare e proteggere le popolazioni, ma di cui si disinteressavano per inseguire il proprio tornaconto economico.
Secondo il suo insegnamento la vita di ogni cristiano deve modellarsi sulla legge trinitaria dell’amore nelle sue due direzioni: amore verso Dio e amore verso il prossimo. Ed amava ricordare: «Due cose, l’amore di Dio e del prossimo, fanno perfetto l’essere umano».