Fra i luoghi giubilari dell’Anno Santo 2025 per la diocesi di Rimini ci sarà anche il Pronto soccorso sociale di Sant’Aquilina della Comunità Papa Giovanni XXIII. Com’è noto le diocesi possono indicare luoghi nel loro territorio dove è possibile chiedere la speciale indulgenza legata al Giubileo.
Nell’elenco riminese, oltre a diversi Santuari cari alla devozione popolare, figurano sia il carcere che la cappella dell’Ospedale, probabilmente per consentire a chi vi si trova un pellegrinaggio “a chilometro zero”. C’è anche la Chiesa parrocchiale della Resurrezione, fondata da don Oreste Benzi e da lui amministrata come parroco per decenni.
La scelta di Sant’Aquilina indica chiaramente la comunità, secondo lo spirito del Giubileo, come luogo di speranza. Si definisce come Pronto soccorso sociale, nato per seguire l’aspirazione di don Oreste ad avere un luogo che potesse accogliere temporaneamente persone in difficoltà. Si distingue dalle case-famiglia perché in queste l’accoglienza può essere senza limiti di tempo, mentre a Sant’Aquilina si accolgono persone i cui problemi possono risolversi in un periodo limitato in modo da lasciare spazio ad altri. Chi chiede di essere accolto deve accettare di fare esperienza di come si vive volendosi bene e di confrontarsi sulla base di verità responsabilità e rispetto. Deve essere disponibile a collaborare alla vita della casa e seguire alcune regole, che escludono la violenza, i furti e i rapporti sessuali.
Don Nevio Faitanini, fondatore e attuale gestore della casa, è stato colto di sorpresa dalla scelta: «Ci siamo ritrovati nell’elenco, non ne sapevamo niente. Comunque ci stiamo organizzando, chi arriva sarà il benvenuto e troverà di sicuro qualcuno che lo accoglie e lo accompagna».
La struttura è ben attrezzata per la preghiera e il raccoglimento. Dispone di due cappelline. La prima, all’interno, è il cuore della casa fin dalla sua fondazione. La seconda, recente, sorge invece in una suggestiva posizione in posizione più elevata.
Naturalmente è dotata di strutture per accogliere chi si presenta alla sua porta e permettergli di fare un’esperienza che lo conduca a rivedere la propria vita e a riprendere il suo cammino. Le persone accolte sono qualche decina, ma nonostante questo si riesce a mantenere un clima di famiglia. Durante la giornata, oltre ai momenti di confronto nello stile delle comunità terapeutiche, ci sono diverse attività, alcune rivolte al funzionamento della casa, altre alla gestione dei terreni agricoli e non manca un laboratorio che lavora per una ditta esterna. «Ma non è guadagnare quello che ci interessa - ci tiene a precisare don Nevio - il lavoro è occasione per stare insieme, mettersi alla prova e prendersi delle responsabilità». Non mancano momenti di svago anche nei campi sportivi della casa.
Recentemente la struttura è stata messa alla prova da un incendio scoppiato in un capannone. Subito è partita una gara di solidarietà di cui ha fatto parte anche un concerto del coro alpino "Monte Cauriol" di Genova organizzato con l’intermediazione del vescovo di Rimini don Nicolò Anselmi.