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13 Novembre 2023

Sant'Omobono Tucenghi

Il 13 novembre la Chiesa ricorda il primo e unico fedele laico, non appartenente alla nobiltà o a famiglie reali o principesche, canonizzato nel Medioevo
Sant'Omobono Tucenghi
Papa Giovanni Paolo II scrisse di Sant'Omobono: «Questo Santo è tuttora un albero piantato lungo corsi d'acqua che dà frutto nel nostro tempo».
Omobono visse nella seconda metà del XII secolo ed era un abile mercante laniero (una tra le principali attività commerciali di Cremona nel Medioevo). Era sposato ma senza figli. Il denaro guadagnato col commercio lo usava per la carità. La sua generosità era così proverbiale che a Cremona – quando una richiesta è eccessiva – si usa ancora dire: «Non ho mica la borsa di sant’Omobono!». In tempi di rissa continua nelle città e fra le città (Cremona, nel conflitto tra Comuni e Impero, è schierata dalla parte imperiale) si ricorreva alla sua autorità per arginare la violenza e rendere più vivibile la città. Spirò tranquillamente in Duomo, mentre assisteva alla celebrazione della Messa, il 13 novembre 1197.
Appena 2 anni dopo, nel 1199, era proclamato santo, il primo e unico fedele laico, non appartenente alla nobiltà o a famiglie reali o principesche, canonizzato nel Medioevo. È patrono di Cremona dal 1643, sant’Omobono è venerato anche come protettore dei mercanti e dei sarti.
Lo si ricorda il 13 novembre. 

Sant'Omobono, patrono di Cremona

Nel Medioevo Cremona era un alveare di fervido lavoro, folta di botteghe artigiane, di empori di mercanti e di banchi di banchieri. In uno di questi empori lavorava anche Omobono, che dal suo lavoro guadagnava bene, ma i proventi non servivano ad aumentare la propria ricchezza. 
La sua santità fu quella di capire che il denaro da lui accumulato apparteneva di diritto ai poveri della città, fedele a quanto diceva sant’Agostino: «Elargisci il superfluo. Se tu dessi del tuo sarebbe un’elemosina, ma poiché dai del Suo, non è che una restituzione! Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?». Oltre alla sua notevole generosità aveva trasformato la sua abitazione in una casa di accoglienza e si dedicava alla sepoltura dei defunti abbandonati.
Si ricorreva a lui anche per comporre i dissidi tra i Comuni, allora in fermento e facili alle lotte fratricide. Nel 1197, durante una Messa il Signore lo chiamò a sé mentre era in ginocchio davanti all’altare e stavano cantando il “Gloria in excelsis”. Se ne andò senza un lamento, senza soffrire, la morte serena che ognuno si augura. Solo allora i cittadini di Cremona, gli artigiani indaffarati, i mercanti preoccupati si resero conto che era vissuto tra di loro un vero santo. Con decisione e rapidità presentarono al Papa la causa di canonizzazione. 
Sul finire del XII secolo non era facile che un laico sposato e immerso negli affari terreni venisse proclamato Santo (e a meno di due anni dalla morte!). Prima di lui avevano avuto diritto alla gloria degli altari solo martiri, membri del clero e principi. Omobono aveva fatto davvero onore al suo nome! La bolla di canonizzazione lo definisce: «Padre dei poveri», «consolatore degli afflitti», «uomo di pace e pacificatore», «uomo buono di nome e di fatto».
Il vangelo aveva veramente trasformato la sua vita, pur mantenendola nella totale ordinarietà. La vita e l’annuncio di Gesù infatti non ha portato nuove cose, ma dona la forza e l’amore per fare nuove tutte le cose!