Santa Genoveffa ha vissuto le sfide e le tribolazioni del suo tempo incoraggiando il suo popolo a confidare in Dio e nella preghiera. Di lei disse San Germano vescovo: «Presi da ammirazione per la sua vita e la sua condotta, molti si allontaneranno dal male e ritorneranno verso il Signore».
La profezia è l'immersione nell'amore di Dio, quindi il profeta parla nello Spirito Santo e ha la capacità di cogliere il cammino che l’umanità farà prima che questo avvenga: intuisce il futuro già presente ed annuncia ciò che il Signore ha già pensato. È quanto ha vissuto Geneviève, patrona della Francia e di Parigi.
Genèvieve (Genoveffa) nacque a Nanterre, nei dintorni di Parigi, nel 422, e a 15 anni si consacrò a Dio, entrando a far parte di un gruppo di vergini votate a Dio che vestivano un abito proprio ma non vivevano in convento: abitavano nelle loro case dedicandosi a opere di carità e penitenze.
Diede in tal modo seguito alla grande profezia del vescovo san Germano di Auxerre (378 - 448), che passando per Nanterre nel 429, vide Geneviève, che aveva 7 anni, la baciò sul capo ed affermò: «Lei sarà grande agli occhi del Signore. Presi da ammirazione per la sua vita e la sua condotta, molti si allontaneranno dal male e ritorneranno verso il Signore».
Geneviève si dedicò all'ascesi, alle preghiere e alle penitenze, mangiando solo due volte la settimana, il giovedì e la domenica.
Patrona della Francia e di Parigi
Nel 451 si diffuse la notizia che il re degli Unni, Attila, aveva saccheggiato Treviri, Metz, Reims, e avanzava verso Parigi. La popolazione ne fu atterrita e molti si apprestarono a fuggire, ma Geneviève esortò i parigini a non allontanarsi. Convinse le donne a restare a Parigi e a confidare nell’aiuto di Dio. Gli uomini invece non credettero a questa strana profetessa, giudicandola falsa e tentarono di lapidarla. Ma uno degli arcidiaconi del vescovo Germano, di passaggio a Parigi, si rivolse in questo modo ai parigini: «Cittadini, non acconsentite a un tale delitto! Abbiamo inteso il nostro vescovo Germano dire che colei, della quale voi tramate la morte, è stata eletta da Dio nel grembo della madre».
I Parigini non fuggirono e gli Unni non entrarono nella città.
Cinque anni più tardi Meroveo, terzo re dei Franchi, mise sotto assedio Parigi. Dopo la sua morte, dal 457 l’assedio proseguì con il figlio Childerico I, che dopo 5 anni la conquistò. L’assedio e le conseguenti distruzioni nei dintorni avevano portato una grande carestia e gli abitanti non avevano più pane. Geneviève guidò sulla Senna 11 battelli fino a Troyes e, passando di città in città, ottenne in dono dai mercanti un gran carico di grano, che riportò a Parigi, salvando così gli abitanti dalla fame.
Vide con favore l’avvento sul trono di Childerico I – futuro fondatore della dinastia dei merovingi – presagendo che quella dinastia avrebbe contribuito a diffondere la fede cristiana tra i barbari.
Dalla sua morte in poi – avvenuta in tarda età intorno al 500 – i parigini la invocheranno contro grandi calamità quali pestilenze e carestie, fino a che verrà proclamata loro patrona, e festeggiata il 3 gennaio.
Geneviève ha vissuto il suo tempo e le sfide inerenti non avendo paura di affidarsi a Dio. In questi tempi pieni di violenza, guerre, soprusi sui più deboli, l’esempio di questa santa aiuti anche noi ad affidarci, a leggere i segni dei tempi, a credere fermamente a quando ci ha detto Papa Francesco nell’Angelus del 15 ottobre scorso: «La preghiera è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra».