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16 Novembre 2024

Santa Gertrude di Helfta

Il 16 novembre si ricorda la teologa del Sacro Cuore
Santa Gertrude di Helfta
«Per la tua grazia, Gesù, la mia condotta sia tale che meriti di essere tempio di Dio, abitazione dello Spirito Santo»
Nacque il 6 gennaio 1256 ad Helfta (Sassonia). Rimasta orfana all’età di 5 anni, fu accolta nel monastero cistercense di Helfta. Il 27 gennaio 1281 ebbe la prima visione di Gesù e da allora lasciò lo studio profano per dedicarsi allo studio della Bibbia e degli scritti dei Padri della Chiesa ed allo studio della teologia.
Nel 1288 si ammalò gravemente e la consapevolezza che la sua vita terrena non sarebbe stata lunga la spinse a narrare per iscritto la rivoluzione che l’amore di Cristo aveva portato nella sua vita e rivelare così il grande mistero dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Ne “L’araldo del divino amore” descrisse le visioni e rivelazioni che ebbe da Gesù Cristo; negli “Esercizi spirituali” pubblicò preghiere e meditazioni che svelano il suo grandissimo abbandono e confidenza in Dio.
Gertrude non si riprese mai dalla malattia che la portò alla morte presto, il 17 novembre 1301.
È detta “la teologa del Sacro Cuore” o “la santa dell’umanità di Cristo”. La sua festa ci celebra il 16 novembre.

A 25 anni tutto il sapere acquisito nel campo sacro e profano non diceva più nulla alla mente di Gertrude, e la stessa vita religiosa con i suoi ritmi di lavoro e le sue pratiche liturgiche, erano di una monotonia esasperante. «Mi manchi tu, Signore…» piangeva Geltrude nel suo cuore, ma nessuno la confortava. Sperimentava il silenzio di Dio; si sentiva sola, vuota, triste, avvilita. Il 27 gennaio del 1281 ebbe una visione di Gesù che le disse: «Ti voglio salvare e liberare. Vieni a me, ti voglio inebriare del fiume della mia delizia divina». Il silenzio dell’anima, il vuoto che l’aveva inaridita furono colmati dal dolcissimo amore di Gesù. Mentre prima si dilettava unicamente nello studio profano e dell’arte, ora si impegnava con passione nel mantenere l’unione con Gesù. Si rese conto però che anche lo studio delle scienze sacre e la stessa preghiera senza l’amore fraterno potevano solo alimentare la sua vanità e il suo orgoglio. Si mise allora a servizio del prossimo, pronta ad abbandonare i momenti di estasi per aiutare una consorella o per andare al parlatorio a ricevere le persone esterne che venivano a chiederle consigli. Nel frattempo le esperienze mistiche proseguivano: viveva ogni momento in contatto con Gesù, il quale le parlava, le prodigava gesti di tenerezza. Rivolgendosi a Gesù scriveva: «Hai voluto concedermi l’inestimabile familiarità della tua amicizia aprendomi lo scrigno della tua divinità che è il tuo cuore divino e offrirmi in esso, in grande abbondanza, ogni tesoro di gioia».
Nei suoi scritti mistici Gertrude sembra suggerire di lasciare da parte le nostre teorie su come amare Dio, e ci invita a lasciarci amare da lui e a chiedergli come vuole essere amato, ascoltando le ragioni del cuore di Dio. Nella nostra relazione con Gesù impariamo da Gertrude a lasciare da parte i nostri miseri ragionamenti umani per lasciarci possedere dalla tenerezza dell’amore divino.