La sua memoria liturgica ricorre il 5 settembre, data della sua morte, avvenuta a Calcutta nel 1997. Madre Teresa diceva: «Dona a Gesù un gran sorriso ogni volta che la tua nullità ti spaventa. Tu ed io dobbiamo lasciarlo vivere in noi e, attraverso noi, nel mondo».
Nata nel 1910 a Skopje (attuale Macedonia), la «piccola matita di Dio», come amava definirsi, non si limitò a gesti caritatevoli ma più volte intervenne pubblicamente e con forza di fronte a uomini politici e di Stato per lottare per la giustizia e per la difesa della vita. Nel memorabile discorso che tenne alla consegna del Premio Nobel per la Pace del 17 ottobre 1979 ad Oslo disse: «Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa (…). Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me».
La conversione di Madre Teresa di Calcutta
Cos’ha spinto questa piccola e minuta donna a mettersi a servizio dei poveri più poveri? Un amore intenso, profondo, appassionato per Gesù! Lei, toccando i corpi dei moribondi, dei deperiti, dei deprivati dei diritti e quindi dell’amore, toccava il corpo di Cristo, compiva la sua missione di dissetare Cristo. Infatti il grido di Gesù sulla croce: «Ho sete» (Gv 19, 28) sono state le parole che maggiormente hanno risuonato in lei il 10 settembre 1946 mentre era in treno, diretta a Darjeeling per gli esercizi spirituali.
Da una ventina d’anni era suora della congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto ed insegnava storia e geografia alle ragazze di buona famiglia a Entally, zona orientale di Calcutta. Quel viaggio in treno, che lei definì «la chiamata nella chiamata», le diede la forza di ascoltare quel fuoco che ardeva in lei ogni volta che il suo sguardo finiva oltre il muro di cinta del convento, in uno degli slum più miserabili della megalopoli indiana. Non poteva più restarsene in un mondo a parte quando da quei luoghi di miseria Gesù le gridava: «Ho sete di amore, di attenzioni!».
Il 16 agosto 1948 Teresa lasciò il convento di Entally con cinque rupie in tasca e il sari orlato di azzurro delle indiane più povere, per recarsi nelle periferie degradate di Calcutta, vicino ai più poveri. Alcuni mesi dopo si unirono a lei, una dopo l’altra, alcune sue ex allieve, dando poi vita alla Congregazione delle Missionarie della Carità. Tutti sappiamo quale sviluppo ha avuto poi l’ascolto attento della nuova chiamata che il Signore fece a madre Teresa.
Anche Madre Teresa sperimentò la «notte oscura»
Questa donna sempre gioiosa e infaticabile nel servizio ai poveri, all’insaputa di tutti sperimentò la «notte oscura»: la sua anima pur amando Dio al di sopra di tutto e cercando di non rifiutargli nulla, provava una condizione di aridità estrema per cui era incapace di riconoscere l’amore di Dio per lei. Era lacerata fra la sensazione di aver perso Dio e l’inestinguibile desiderio di vivere in comunione piena con lui.
Accettava questo martirio interiore in silenzio, nascondendolo perfino a chi le era più vicino e dando a vedere solo la gioia di seguire Cristo! Scrisse lei stessa a tal proposito: «Pensano che la mia fede, la fiducia e l’amore riempiano tutto il mio essere e che l’intimità con Dio e l’unione con la sua volontà assorbano il mio cuore. Se solo sapessero… e come la mia gioia è il mantello con cui nascondo il vuoto e la miseria».
Nell’esproprio da se stessa per appartenere totalmente a Cristo è stata buona novella, vangelo, per tutti quelli che incontrava e serviva.
Il giorno della sua memoria liturgica è il 5 settembre, giorno in cui, nel 1997, si addormentò nel Signore