«Noi adoriamo il solo vero Dio e seguiamo il nostro unico Maestro, Gesù Cristo»
I fratelli Cosma e Damiano erano figli di cristiani: il padre, convertitosi poco tempo dopo la loro nascita, morì durante una persecuzione; la madre, Teodota (o Teodora), da più tempo cristiana, si occupò della loro educazione. Nacquero nella seconda metà del III secolo in Arabia; impararono le scienze mediche in Siria, praticarono la loro professione di medici nelle città di Egea, in Cilicia, e a Ciro, città dell’Asia Minore. Assistevano gratuitamente i poveri e per questo erano detti anargiri, termine greco che significa senza argento, senza denaro. In esecuzione dell’editto del 23 febbraio 303 furono fatti arrestare dal prefetto di Cilicia, Lisia, e dopo essere stati sottoposti a vari torture, vennero decapitati nella città di Ciro, nei pressi di Antiochia. Numerosi sono stati i miracoli ottenuti dall’invocazione dei Ss. Cosma e Damiano, che la Chiesa ha designato patroni dei medici, dei chirurghi, dei farmacisti, degli ospedali. La loro memoria liturgica si celebra il 26 settembre.
Patroni dei medici e dei farmacisti
Erano gli anni in cui a Roma era imperatore Diocleziano, tempi difficilissimi per i cristiani, ai quali era proibito accedere a cariche pubbliche, i loro beni erano confiscati, venivano incarcerati e anche condannati a morte. I medici Cosma e Damiano lo sapevano bene ma non se ne curavano perché obbedivano a questo ordine di Gesù: «Predicate che il regno dei cieli è vicino; guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture» (Mt 10,7b-9).
Cosma e Damiano curavano qualunque malattia, rifiutando qualsiasi forma di retribuzione. Si distinguevano per la solerte e benefica operosità verso i malati più poveri ed abbandonati. Essi guarivano il corpo, ma soprattutto l’anima perché agivano invocando il nome vivificante di Cristo e predicavano il vangelo. Si racconta che una donna, di nome Palladia, voleva ricompensare Cosma e Damiano con tre uova per l’ottenuta guarigione. Cosma tentò di rifiutare, ma la donna manifestò tanta delusione che lui, impietosito, accettò il regalo. Damiano si adirò, accusando il fratello di essere diventato veniale. Quell’umile dono fu causa dell’unico litigio nella vita dei due santi.
Quando furono arrestati non si piegarono all’ordine del governatore della Cilicia a rinnegare Dio e a dare culto all’imperatore, perciò furono condannati a morte. La leggenda narra che passarono indenni per le prove dell’annegamento, della fornace ardente, della lapidazione, della flagellazione. Il coraggio, la serenità, la dignità che Cosma e Damiano mostrarono al processo, valse loro l’appellativo di “atleti di Dio”. Anche se la loro storia è avvolta nella leggenda, la loro esistenza e il modo con cui hanno esercitato la professione medica rimangono un meraviglioso esempio. Impariamo da loro a credere che la Parola di Dio vissuta ed annunciata è fonte di guarigione fisica e spirituale, e ad usare le nostre capacità gratuitamente, a gloria e lode di Dio che gratuitamente ce le ha donate.