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Come si trova il tempo per mangiare, per dormire, per lavorare, così non ci può essere la scusa di non aver tempo per pregare
Ti capita di dire: «Io non ho il tempo di pregare»? Sai, è la forma più stupida che puoi usare. Perché non dici: «Non ho il tempo di mangiare»? E se ti capita a volte di dirlo, mangi lo stesso, eccome se mangi! Così non dici: «Non ho il tempo di dormire»; è vero, lo dici tante volte, però senti che se non dormi, muori, e quindi trovi il tempo per dormire. Così è la preghiera.
La preghiera non è un di più nella vita umana, è veramente il nutrimento della capacità di contemplazione che c’è in tutti noi. E uno che non prega più, si riconosce bene: gradatamente si seppellisce dentro di sé.
Fratellini miei, se non pregate un domani sarete anche dei professionisti eccellenti, vi potranno battere le mani ma, senza lo Spirito di Dio, sarete un niente, molte volte anche umanamente.
Questo vale anche per noi preti: se non preghiamo diventiamo dei professionisti; ma il prete non può essere mai un professionista! Così chi sta in mezzo ai poveri, in mezzo ai tossicodipendenti, in mezzo agli ultimi, non può essere un professionista, nel senso riduttivo della parola. La sua capacità di professione profonda e piena deve essere messa a disposizione secondo il senso di Dio.
Misurati allora in questo istante: l'altezza, lo sviluppo della tua personalità e della tua relazione con Dio la vedi dalla tua preghiera. Non preghi mai? Sei niente! Svegliati, ti supplico.
Come tu vai a lavorare e sei puntuale perché devi timbrare il cartellino, così trova il tempo per andare puntuale alla preghiera del Signore; e non mi dite che il lavoro è preghiera! Gesù non ha mai chiamato il lavoro preghiera, mai e poi mai. Dio ha chiamato preghiera il tempo riservato a lui.
Il lavoro è lo spazio dove tu manifesti l'amore a Dio, quindi è unione con Dio; ma non mi dire che il lavoro è preghiera per cui se io lavoro non ho bisogno di pregare. È una stupidità. Se tu non preghi la dimensione contemplativa in te rimane zero e il dramma è che chi non prega non capisce neanche di non capire. Non capisce di ragionare alla moda degli uomini e non secondo Dio.
Vi supplico nel Signore: non fate della preghiera una cosa aggiunta. Fratellini miei, se trovaste difficoltà a pregare, non vi scoraggiate. E se tu dovesti dire: io sono all'inizio, anzi, prima ancora dell'inizio, non ti scoraggiare, perché il cammino della preghiera non lo si può lasciare.
Se tu lo lasci, muori.
(dall’omelia del 23/07/1983)